Parole rotte

Parole rotte,
silenzi senza fine.
Intrecci di mani
Passaggi di dita tra i capelli.
Una dolcezza senza confini.
Parole rotte, parole dette.
Parole che solcano l’anima e la trafiggono,
la rompono con una lama appuntita.
Silenzi senza fine.
Il cuore ti sente. Tu vivi nel suo interno.
In mezzo al sangue che fluisce e rifluisce.
Tu sei l’anima. Il pensiero ti dà forma.
Tu, nel tuo pezzo di pianeta tra terra ed acqua,
osserva, medita, leggi, riposa.
Parla con i pescatori, viaggia sospinto dal vento.
Senti le gocce dell’acqua salata, guarda la notte
e prendi le stelle.
Lasciati sferzare dalla gelida pioggia,
lasciati raffreddare dal vento del Nord.
Soffri, piangi, senti, ama.
Perchè io con le lacrime agli occhi ti aspetto.
Con il vento che sferza il mio viso,
con la pioggia che raggela il corpo,
con la lama che mi taglia la pelle,
posso solo morire al tuo silenzio.
Posso solo vivere alle tue parole.


Il coniglietto bianco
che voleva scoprire il mondo

La partenza
C’era una volta una coniglietto bianco, morbido e soffice che viveva, con la sua mamma coniglia,
il suo papà coniglio, i suoi fratellini e sorelline, in una casetta, vicino ad un albero di un bosco.

I suoi fratellini e le sue sorelline non erano tutti bianchi come lui. Erano: uno marrone, uno nero, uno bianco e marrone, uno nero e marrone… insomma: avevano colori diversi.
Ma lui era proprio tutto bianco.
Era un coniglietto curioso. Non si accontentava mai di ciò che vedeva, voleva anche sapere ogni perché.
Voleva capire come funzionasse ogni cosa e chiedeva spiegazioni ai conigli adulti.
Certe volte le spiegazioni erano soddisfacenti, altre volte lo lasciavano ancora un po’ perplesso.
Per questo motivo Puffy, questo era il suo nome, ad un tratto, ha preso una decisione:” Voglio andare a conoscere il mondo! Voglio vedere che cosa c’è al di là di questa siepe e di questo giardino”.
-Ho molte domande che mi frullano nella testa e non sempre riesco ad avere la risposta.-
– Penso che andando a cercare, di qua e di là, le risposte si troveranno.-
Così ha preso il suo fagottino con dentro la mantellina per la pioggia, un maglioncino, il cappello per ripararsi dal sole, li ha avvolti in un grande foglio di stoffa legato ad un bastone, ha messo un po’ di carote, ha salutato la sua famiglia ed è partito.
-Ciao mamma, ciao papà, ciao fratellini. Io vado. Ma, un giorno ritornerò in questa casa che, comunque, mi piace tanto!-
-Io, non smetterò di pensarvi!-
-Ciao Puffy, buona fortuna! Tu sarai sempre con noi, nei nostri pensieri.-

Non voleva andare lontanissimo, voleva solo vedere cosa ci fosse nel bosco. Voleva conoscere un po’ di più.
Così, saltellando, se n’è andato verso la strada principale, il sentiero più largo che aveva ai lati tanti alberi e cespugli.
Ha saltellato e camminato per un po’ guardando di qua e di là, guardando l’azzurro del cielo e il colore dei fiori ai margini della strada.
Ha annusato il profumo delle erbe aromatiche ed ha giocato con i sassi che trovava sul sentiero sterrato.

Non si accorgeva, ma stava si stava spostando sempre più verso l’interno del bosco. Non era preoccupato, né spaventato. D’altra parte aveva preso egli stesso la decisione di partire.
E, comunque, i suoi genitori ed i suoi fratellini sarebbero sempre stati pronti a riaccoglierlo in casa, ben felici di averlo ancora con loro.

Il viaggio

Il Coniglietto bianco Puffy si era avviato per la stradina che dalla sua casa conduceva verso il centro del bosco. Continuava a saltellare, a giocare con i sassi e ad annusare le erbe selvatiche.

Ogni tanto gli veniva un po’ di nostalgia pensando ai suoi genitori, ai suoi fratellini, alla sua casa. Ma era un coniglietto coraggioso e, appunto, il coraggio ha avuto la meglio. Puffy non aveva più dubbi. Sentiva di dover portare avanti il suo progetto. Così ha continuato a camminare lungo la strada, con il suo fagottino sulle spalle, felice di essere coraggioso.

Puffy saltellava qua e là per la stradina: andava da un lato all’altro per non perdere nemmeno un particolare che incontrasse sul suo cammino.

Doveva stare attento a ciò che vedeva e, nello stesso tempo, poteva anche godere della bellezza di quel tratto di bosco.

Saltellava, si fermava, annusava, guardava fiori, foglie, cespugli, animaletti che, in parte, già conosceva. Erano anche nei pressi della casa dei suoi genitori. Quando giocava con i suoi fratelli nel giardino trovavano: margherite, primule, viole, cespugli di noccioli, leprotti, ricci, talpe.

La casa dei folletti
Sotto alle foglie c’erano radici grandi per sostenere questo albero.
E poi, poi… il coniglietto si è avvicinato ancora alla radice. Lì c’era qualcosa di strano. Di particolare. Puffy ha smosso le foglie con la zampetta. Ha visto una specie di tetto appuntito. Ha continuato a spostare le foglie: è apparsa una casetta. Piccola, a forma di fungo, con le finestrelle e la porticina.
Era una casa con tre piani e la soffitta; aveva un bel giardino intorno.
C’erano le finestrelle anche nel tetto, così si illuminava anche il soffitto.

Il coniglio Puffy era estasiato da questa meraviglia.
Ma un occhio di Puffy era grande come una finestra della casa… come avrebbe potuto vederci dentro? O, addirittura entrarci?
Il suo desiderio di conoscere gli abitanti della casetta era così grande che, ad un tratto….. Pouf !!! E’ diventato piccolo. Piccolo come un topolino.
Ma era un coniglio, bianco, con il pelo morbido. Un coniglietto curioso!
Diventato piccolo poteva, ora, pensare di entrare nella casetta.
Ha bussato alla porta. –Toc, toc!-
-Chi è?- Si è sentito da dentro.
– Sono il coniglio Puffy, posso entrare?-
A quel punto si è vista la porta aprirsi. Chi l’aveva aperta?
Un piccolo folletto. Un bambino folletto. Con il cappello verde a punta, la tutina verde, gli stivaletti di panno marrone il gilet blu; ma la faccia?

La faccia era rosa, come quella degli altri umani che Puffy aveva visto una volta in città, quando era andato con il nonno a comprare le carote.

– Entra pure coniglio, questa è la mia casa. Sei il benvenuto!-
– Grazie, sei gentile, è molto bello questo posto.-
Puffy si è subito accorto che il folletto non era solo: altri folletti bambini animavano, con la loro presenza, quella grande sala dove stavano facendo i loro giochi.
Ma quali giochi? I folletti stavano costruendo giochi di ogni tipo utilizzando il legno riciclato dal taglio dei tronchi. I tronchi li tagliavano i papà folletti, nel bosco. Ne tagliavano a sufficienza per accendere la stufa e tenere sempre la casa ben calda durante l’inverno.
Puffy non vedeva l’ora di poter fare quel gioco.
I folletti lo hanno capito e gli hanno detto: – Vieni, ti insegniamo come si fa ad usare gli attrezzi.-
I nostri nomi sono Lollo, Lillo, Lello, Lullo, Lallo. Le follette bambine si chiamano Lalla, Lilla, Lella, Lulla, Lolla. Ma tu come ti chiami?
Io mi chiamo Puffy.
– Piacere Puffy, adesso ci conosciamo e possiamo iniziare a giocare.-

Che gioia per Puffy! Poteva imparare giochi nuovi e interessanti.
I folletti bambini, non sprecavano mai il loro tempo. Anche durante i giochi facevano sempre qualcosa di utile. I giochi se li costruivano da soli, con la pazienza, la fatica, l’impegno. Ma poi erano felici per il lavoro svolto e per avere altri giocattoli nuovi.
-Vieni Puffy, ora ti mostro gli attrezzi: ecco, vedi, qui c’è un seghetto, poi puoi vedere una lima, un martello, i chiodini, la colla le forbici, le stoffe ed i colori.-
– Con questi attrezzi costruiamo molti oggetti.-
-Ora stiamo costruendo un trenino, formato dalla locomotiva a due fumaioli e dai vagoni che trasportano le merci. Possiamo costruire anche il treno che trasporta i passeggeri.-
-Tutto questo è molto bello!- disse Puffy.
-Allora posso unirmi a voi nel gioco?-
-Certo, vieni!-
E fu così che coniglietto e folletti bambini cominciarono a lavorare con gli attrezzi. Col seghetto tagliavano i pezzi di legno che servivano per un vagone o per la locomotiva. Lo tagliavano seguendo la forma precisa. Quando era finito lo coloravano di rosso o di giallo. Puffy sceglieva i colori che preferiva. I folletti erano molto gentili. Gli lasciavano usare tutto quello che voleva.
Hanno costruito un treno intero: la locomotiva e dieci vagoni merci.
– Ma ora dove lo mettiamo il treno?- disse Puffy.
– Non ti preoccupare, ora facciamo anche i binari!-
Era Lollo che parlava di più. Era il più grande dei fratelli folletti. Ma era gentile con tutti e non diceva mai nessuna parolaccia.
Spiegava con pazienza a tutti i suoi fratellini ed ora anche a Puffy.
Si può ben dire che Lollo era proprio un brao ragazzo folletto.
Si misero al lavoro del taglio dei pezzi, li levigarono con la carta vetrata, fecero i solchi dei binari e costruirono un intero circuito ferroviario, colorato di nero e marrone.
Ecco! Il treno, ora, aveva un posto dove poter “viaggiare”!
Che bello aver costruito tutti quei pezzi con il legno riciclato, senza aver rovinato nemmeno un albero1
-Sono davvero felice! – Disse Puffy.
-Anche noi lo siamo, ci piace tanto il treno.-
-Anche a me piace tanto!-
Allora adesso giochiamo…. Evvia! Cominciarono a far correre il treno sulle rotaie.
Intanto le bambine follette stavano costruendo le bamboline con la stoffa.
Tagliavano i pezzi per fare la testa, per il corpo, per le gambe e per le braccia.
Cucivano la stoffa e la riempivano di gommapiuma, così le bambole prendevano una forma. Poi tagliavano stoffe colorate, con i fiorellini, con i cuoricini, con le stelle, per fare i vestiti delle bambole. Facevano anche i capelli con la lana. Alcune erano bionde se la lana era gialla, altre erano castane se la lana era marrone.
Ogni folletta bambina era riuscita a cucire una bambola, così alla fine poterono giocare tutte assieme. Misero le bambole in una casetta di legno e fecero finta di formare una sezione di una scuola materna dove le bambine bambole giocavano in cucina.

Alla sera
Ad un certo punto tutti si accorsero che avevano giocato per molte ore
e fuori si era fatto buio. E’ molto bello il bosco di sera, tutto illuminato.
Puffy guardava, incantato, il paesaggio.
I folletti, ormai, lo conoscevano bene, ma il coniglietto non lo aveva mai visto da quella casa tra le radici della quercia.
Guardava il tramonto del sole e tutte le lucette che si accendevano nella casette del villaggio.

Lollo disse a Puffy:- Ti fermerai a dormire da noi!-
Così potrai ripartire domattina riposato; inoltre potrai vedere come trascorre il resto della nostra giornata.
Ceneremo insieme. Vedrai i nostri papà tornare dal bosco con i pezzi di tronchi trasportati sulle spalle. Li metteranno al coperto, sotto il portico. Entreranno in casa e li potrai conoscere. Poi vedrai le nostre mamme al lavoro in cucina, indaffarate a preparare il minestrone, a bollire la carne ed a cuocere le patate

Ecco la bellissima cucina dove le mamme erano solite far da mangiare e dove tutti si sedevano a tavola a mangiare.

Alla sera tutti i folletti bambini, mamme, papà e Puffy erano seduti a tavola.
Per Puffy furono preparate le carote tritate. Cibo da lui preferito e il nonno folletto portò dal fienile un po’ di erbetta fresca. Per cui Puffy fece una cenetta prelibata.
Dopo la cena tutti si misero a cantare e a danzare. I folletti erano sempre allegri e a loro piaceva molto la musica.

Il nonno folletto

La festa

Ai folletti piace suonare il violino.
Sono di origine irlandese…. Il violino è lo strumento più suonato in Irlanda.
Tutti ricordano le musiche che suonavano i loro antenati. Tanti altri ballano le danze irlandesi, molto allegre.

Alle ore 22:00 il nonno ha dato lo STOP!
-Basta danze, si va a nanna; domani bisogna alzarsi presto. Ciascuno avrà il proprio compito da svolgere, come ogni giorno.
Lollo e i suoi fratelli prepararono per Puffy un bel lettino di paglia nell’angolo del salotto e le bambine follette presero una calda copertina.
ANDARONO TUTTI A LAVARSI I DENTI E POI: A LETTO!!
– Buonanotte Puffy, da parte di tutti noi.- Riposa bene, così domani ti sentirai pronto per continuare il tuo viaggio.-
– Grazie ragazzi folletti! Siete stati proprio gentili con me. Sono molto felice di essere stato accolto nella vostra casa.-
– Buonanotte.-
– Buonanotte…..-

La mattina seguente
All’ora del risveglio, Puffy si sentiva molto riposato, aveva dormito proprio bene. Si guardò intorno e vide che in cucina le mamme erano già tutte indaffarate. Avevano già preparato la colazione. I folletti papà erano già pronti per partire per il bosco e i folletti bambini fecero colazione insieme a Puffy.
Puffy ringraziò le mamme follette per i pasti che gli avevano preparato.
Uscì di casa con il suo fagottino. Intanto Lollo, Lallo, Lillo, Lello e Lullo lo accompagnarono a vedere il villaggio. Videro folletti di tutti i tipi che facevano vari lavori oppure…… si riposavano.

Ecco il bosco che aspettava Puffy per continuare la sua avventura.
Gli amici si salutarono e Puffy si avviò per la strada principale.