Da chiari fiori poi

Avrei voluto avere altre parole

chiederle al vento che gentilisce l’erba

avrei voluto nei tramonti a sera

rapirne di colori agli orizzonti

 

procedere in arpeggi avrei voluto

dare più corde a tenui melodie

più a lungo avrei voluto che le ore

parlassero di gelsomini e viole

 

e tanti e vaghi incanti dispiegare

da aggrovigliati giorni ammutoliti

per affidarli a slanci d’aquiloni

tra glicini cercare amor luce

 

trovare nei meandri amor pazienza

a indossare tutte le stagioni

nell’aspettare a guisa di sambuco

da chiari fiori poi nerastre bacche.


 

Notturno

Brividire di acuti calpestii

galoppanti non cedono le brume

nel tremulo suo canto anche il vento

scurito passa insonne questa notte

 

sgomitolare immagini e parole

anemico appassire delle ore

e nel silenzio oscillano le ombre

degli anni tra frammenti di memoria

 

Si affacciarono ieri le lucciole

le ingoia oggi la palude

scolorata.


 

Forte d’armatura

Tra grappoli di scialbe e mute ore

sbiadire di illusioni disfiorate

in rantolanti sforzi già sfibrati

per storie ormai più volte dirupate

 

Questo torpore ancora mi somiglia

se non strattono briglie alla memoria

perché ne scrolli coaguli di tempo

 

Così d’antica arte vascolare

del Dipylon tra fitte geometrie

schizzo d’auriga forte d’armatura.