ALBA

Ho scritto, con il nero della notte,

tra ardenti lacrime, lettere distorte,

chiazze d’inchiostro su facce candide,

segni indelebili come rughe profonde.

Ho mutato forma, ho disegnato,

dei tuoi capelli colorato il vento,

dei tuoi occhi il cielo dipinto,

del tuo sorriso lo zenit cinto.

E’ ancora buio,

ma l’alba è più vicina.


CIELO D’ORIENTE

Sei sorta da Oriente

come il giorno imminente,

venuta alla luce come ad un astro si addice,

sbalzata dal grembo celato dal velo,

che nude e socchiuse

le tue labbra pretese.

Mite restò il viso tuo,

impari a ciò che in seno batteva,

bianchi puledri scagliati al galoppo,

insieme agli occhi tuoi che avevan visto troppo.

Paura, stupore o meraviglia,

ormai non spostavano le tue ciglia,

rivolte verso quel firmamento,

ricolme di umido tormento.

Ma quando l’or del vespro sembrava giunta,

genitrice di madre e non defunta,

apparsa fu colei che, colma d’amore,

con lame che premevano sul suo cuore,

donò brezza ai polmoni

e nuovi orizzonti agli occhi tuoi,

spogliati or per sempre di quel velo,

rimasto a sventolar in un altro cielo.

 

A Margareth


RITRATTO

Oggi è iniziato storto,

contro mi si è ritorto;

ah!, l’avessi messo di sbieco,

a quest’ora sarebbe cieco,

e il rispetto avrebbe mantenuto

restandosene sospeso e muto.

Abbasso la luce e sembra andar meglio,

ma poi son costretto a chiedergli consiglio,

pur non volendo essere giudicato

dinanzi a lui mi son prostrato.

Mi guarda, e riflette,

lo scruto, e non rimando,

dall’umido velo striato,

ne esco cambiato.

Ora ho capito,

ripete quello che non ho ascoltato

e mostra quello che non ho veduto;

voltandogli le spalle lo saluto,

<<anche oggi mi hai messo a nudo,

addio mio caro specchio, me ne vado>>.