Plagio e sottomissione…

potrebbe esserci tutto un mondo dietro al talento sprecato.

Io so che c’è.

Ma ogni mattina, ogni sacrosanto giorno che Dio mette in terra fai sfoggio delle maschere confezionate ad arte o rispolverate per l’occasione;

del resto c’è n’è sempre una e di certo non te la lasci sfuggire.

L’ipocrisia, la presunzione e la superbia sono fedelissimi compagni ed alleati nel gioco delle parti,

nella fiera delle vanità.

A volte la cosa più triste è soffermarsi a pensare a tutte le menzogne schiave del narcisismo che ti consuma.

Puoi decidere di farla finita e c’è sempre una via di uscita, ma è un po’ come smettere di fumare…

ricomincerai sempre?


Respirazione circolare

transitoria e a metà tra un inizio incerto e una fine devastante.

Un po’ come dire che l’aspettativa disattesa, oggi come ieri, assomiglia a quel sussurro che ti sottrae,

rammentandoti che, in fin dei conti, non è giusto rimanerci male.

Fastidiosa e tuttavia spiazzante, ancora,

questa idea di equilibrio dinamico conteso tra la memoria del realismo soggettivo che qualche volta da’, ma molto più spesso toglie e la percezione futurista della proiezione emotiva onirica.

Perché è proprio così che rimango,

spiazzato,

non appena volere e non potere si incontrano con l’incertezza della possibilità negata dall’esitazione,

proprio nel momento in cui era possibile ma non si è voluto!

In fondo l’indugio è costituzionale,

perché in termini di giustizia assoluta,

incondizionatamente assoggettata alla ragione,

non ci si possono aspettare parole persuasive da leggere tra le righe.

Si può solo sussurrare, nutrendo la speranza di una fiducia serena e perenne.

Questione di sintonia, anche questa.

E di fede.

Ancora una volta, però,

nel momento in cui esiste uno spiraglio,

la possibilità di intravedere oltre è anche condizionata dalla volontà di continuare a guardare socchiudendo un poco gli occhi, al limite, quando si è stanchi e sopraffatti dalla fatica della penombra.

Ma è importante continuare a respirare, ritmicamente, piano e a fondo,

magari chiudendo gli occhi solo di tanto in tanto, per poi riaprirli proprio nel momento giusto.

Per incontrare ancora una volta quello spiraglio,

in fondo a un altro sguardo.


Percezioni sensoriali

si, ma anche una metafora !

Come musica,

non serve per il raggiungimento di un preciso scopo,

e però ne hai un estremo bisogno.

Domanda malposta !

Un po’ come quando componi o mentre stai suonando,

e ancora di più nell’improvvisazione,

non ti chiedi perché, lo fai e basta.

Meraviglioso !

Quasi sempre è una goduria,

altre volte, comunque, hai bisogno di fermarti perché non era come te lo aspettavi e non ti libera

…non ti assolve.

Nel bene e nel male la distrazione non è contemplabile,

perché la meditazione, l’astrazione e la sublimazione sono il presente.

Ed è importante restare consapevole di quello che stai facendo,

perché vuoi o non vuoi è così,

altrimenti smetti!

Una cosa molto probabile è che il concerto andrà avanti, che tu ci sia o no,

perché altri continueranno a suonare…