Ieri.

Mentre ci percorrevamo come autostrade.

Chilometri infiniti.

Destinazione estasi.

I nostri sudati corpi.

Come aree di pausa e di ristoro.

Di quattro labbra una.

Ieri.

Ho visto ascendere le nostre anime.

Ci hanno guardato.

Hanno sorriso.

Le loro mani unite.

E prima di rientrare in noi.

Han rallentato.

E si sono anch’esse baciate.


 

La foto

Guardo la foto.

La tua di foto.

Quella che mi hai regalato.

La porto sempre con me.

Perché nell’immagine c’è tutto di te.

La tua bellezza e la tua grazia.

Quel tuo sorriso soave.

Quel tuo sguardo ammaliatore.

C’è quel quid che ti rende unica.

E mi piace pensare che guardassi già me.

A breve riporrò la foto.

Perché ora quello scatto si materializzerà.

Ora l’effige è concetto.

E come da un sogno.

Io verrò da te.


 

Vagabondo

Per alcuni anni son stato vagabondo.

Errando nelle terre dell’Amore.

Non nego di averlo incontrato.

L’ho anche guardato negli occhi.

Era però Amore con aggiunte.

Ti Amo, ma.

Ti Amo, se.

Ti Amo, forse.

Poi tu.

Hai coniugato il verbo.

Mi hai istruito a declinarlo.

In breve hai riavvolto la tua vita.

Come con un tappeto l’hai battuta.

Hai preso solo i tuoi sogni.

Con tutti i colori con cui li avevi tratteggiati.

E sei corsa fino a me