IL MONDO SOTTOSOPRA

C’è un momento in cui il mondo si capovolge. Sottosopra.
Come quando si capovolge il paesello sigillato nella sua scatolina: si forma una bolla gigante
sulla base (che era il cielo trasparente) e tutta la neve ritorna in cielo (che ora è la base).
Poi all’improvviso tutto torna al proprio posto. La base è la base. Il cielo è il cielo.
Dal cielo però ora cade la neve. La neve che era sul fondo ora imbianca il paesello.
E si poserà ancora. E cadrà ancora. Nel momento magico in cui verrà capovolto di nuovo.
Il momento in cui il mio mondo si capovolse avvenne in ospedale quella sera. Il marziano mi
accompagnava dandomi il braccio. Seguiva i miei passi che oramai né volavano né dondolavano più
ancheggiando. Solo accarezzavano il pavimento chiaro che rifletteva la luce bianca del neon. Mio
figlio ci stava aspettando. Era seduto con le braccia incrociate, la schiena appoggiata e rilassata, le
gambe distese e incrociate alle caviglie. Ci riconoscemmo e ci scambiammo un sorriso. Tenero. Più
con gli occhi che con le labbra. Si alzò solo quando arrivammo alla vicinanza giusta perché il
mondo si capovolgesse. Fu allora che la bolla gigante ci invase e ci paralizzò. Il soffitto fu allagato
dall’acqua.
Fu allora che il mondo fu sottosopra per un istante, infinitesimale o infinito, in cui io e mio
figlio ci scambiammo le parti.
Così quando tutto tornò come prima, il pavimento era la base ed il soffitto il cielo.
Lui aveva negli occhi dolci la preoccupazione ed il rimprovero ed io abbassai la testa
sollevando le pupille e le sopracciglia verso di lui per farmi perdonare.
Quando uscimmo dall’ospedale fuori nevicava. Come quando lui era nato ed io lo avevo
portato a casa avvolto in un plaid rosso scozzese.
Ora era lui che portava a casa me.

Breve estratto dal Romanzo “ Il mondo sottosopra” di Barbara Di Rosa