Poesie
Fiore di mandorlo
“[…]
5L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che
cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come
aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto.
7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed
ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho
detto».
[…]”
La Sacra Bibbia, Matteo 28, 5-10, 16-20
“[…]
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.”
La Sacra Bibbia, Isaia 62,1-5
“[…]
1 Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta
la terra. 2 Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate
di giorno in giorno la sua salvezza.
[…]
11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto
racchiude; 12 esultino i campi e quanto contengono, si
rallegrino gli alberi della foresta 13 davanti al Signore che
viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo
con giustizia e con verità tutte le genti.”
La Sacra Bibbia, Salmo 95
“[…]
6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in
tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello
Spirito per il bene comune: […]”
La Sacra Bibbia, Prima Lettera ai Corinzi 12,4-11
“1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e
c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con
i suoi discepoli. […]
9 E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di
tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi
che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse:
«Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’
brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora
il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in
Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli
credettero in lui. […]”.
La Sacra Bibbia, Giovanni 2,1-12
Come il fiore di mandorlo compare
per primo innanzi a tutti e il suo fiorire
la primavera già fa immaginare,
i colori e i profumi atti a sentire,
così il Signore sempre ci precede
e, facendosi strada fra le brume,
mostra chiaro il cammino della Fede
col valore dell’unico barlume
che trasforma la notte in una festa.
La Sua parola è gioia e la promessa
del conforto del Padre al nostro fianco
per superare ogni mare in tempesta.
La fedeltà è la sola premessa
per la certezza di un rapporto franco.
15 aprile 2020
Riferimenti:
- Veglia pasquale presieduta da Papa Francesco la sera dell’11 aprile 2020, nella Basilica di San Pietro. 2. S. Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro il 12 aprile 2020, nel giorno della Pasqua di Resurrezione.
- S. Messa presieduta da Papa Francesco da Casa Santa Marta il 15 aprile 2020.
Bice Previtera
Tagli laterali
Amara sfugge la realtà in frammenti
nell’atroce silenzio della sera,
l’anima demolita – peso greve
lì tutti i giorni ancora da portare –
da subcontinui tagli laterali
che indietro solo lasciano rovine,
avanzi di una vita erosa e spenta,
mentre lontano il giorno scorre a caso.
28 aprile 2019
Nota: La poesia è ispirata al libro Un soffio di vita, di Clarice Lispector.
Bice Previtera
Tangibile è la lontananza
“[…]
Noi non abbiamo mai, neppure per un giorno
lo spazio puro innanzi, nel quale in infinito
si dischiudono i fiori. È sempre mondo
e mai non-luogo senza non: il puro,
incustodito, che si respira,
si sa infinitamente e non si brama. Da bimbo
in questo si perde uno in segreto e
viene scosso. O un altro lo è morendo.
Poiché vicino a morte più non si vede morte,
si guarda fisso fuori, forse con sguardo grande d’animale.
Gli amanti, se non ci fosse l’altro che
la vista preclude, sono prossimi a questo e hanno stupore…
Quasi per una svista, per loro dietro l’altro
l’aperto si dischiude… Di là da lui però
nessuno libero avanza ed è di nuovo mondo.
[…]”
Rainer Maria Rilke
Elegie duinesi, Ottava elegia
“[…]
Gli alberi ovunque che ammirai e questa
lontananza tangibile, questi toccati prati
e ogni stupore che mi colse.
[…]”
Rainer Maria Rilke
I sonetti a Orfeo, I parte, II
“[…]
Il canto che tu insegni non è brama,
non cerca meta che s’attinga al termine.
Canto è esistenza. Al Dio facile cosa.
Ma noi, quando siamo?
[…]
Vero canto è un altro alito, un alito che tende
a nulla. Uno spirare nel Dio. Un vento.
[…]”
Rainer Maria Rilke
I sonetti a Orfeo, I parte, III
“[…]
O voi, aperti così come l’occhio
d’un pastore che gaio si risveglia
- colmi dentro di ortiche e di silenzio –
da cui farfalle estasiate sciamavano;
[…]”
Rainer Maria Rilke
I sonetti a Orfeo, I parte, X
“[…]
Guarda il cielo. […]
La via svolta. Una stretta di redini li accorda.
Vastità nuove. E i due sono uno solo.
Ma lo sono? O dà ognuno un altro senso
al cammino che percorrono uniti?
Già molto li distinguono il pascolo e la mensa.
Anche la congiunzione astrale inganna.
Pure, per qualche istante ci rallegri
credere alla figura. Questo basta.”
Rainer Maria Rilke
I sonetti a Orfeo, I parte, XI
“Che io un giorno, sortendo dall’atroce conoscenza,
un canto di giubilo e lode levi al consenso degli angeli. […]
Che effuso in pianto il mio viso
mi dia più rilucenza: che il pianto invisibile
fiorisca. O notti, quanto allora a me care sarete,
afflitte.
[…]
[…] sperperatori noi dei dolori.
Come li prevediamo, scrutando nella triste durata
se mai non finiscano, forse. Sono, invece, sempreverdi fronde, nostra scura e perenne pervinca,
uno dei tempi dell’anno segreto -, non solo
tempo -, luogo, sede, giaciglio, suolo, dimora.
[…]
[…] una giovane
lamentazione… […]
[…] Delle fanciulle
si cura e se le amica. Mostra sommessa
ciò che l’adorna. Del dolore le perle e i fini
veli della sopportazione. – Coi giovanetti procede
in silenzio.
Ma là dove abitano, giù nella valle, una più anziana, delle lamentazioni si prende cura del giovane […]
E lieve lo guida per il vasto paese delle lamentazioni,
le colonne dei templi gli mostra, e le rovine
[…] . Gli alberi alti di lacrime
e i campi gli mostra della mestizia in fiore
[…]
E più in alto le stelle. Nuove. Le stelle della dolente contrada. […] e tacendo lo guida l’anziana
[…] fino in fondo alla valle, alla gola
dove nell’albore lunare riluce:
la fonte della gioia. Lei con rispetto
la nomina, dice: – Tra gli uomini
è una corrente, portante. –
Si fermano ai piedi della montagna.
E là lei lo abbraccia, piangendo.
Solo ascende lassù, sui monti dell’originario dolore.
E della sorte muta neppure il suo passo risuona.
[…]”
Rainer Maria Rilke
Elegie duinesi, Decima elegia
Tangibile è la lontananza,
colma di ortiche e di silenzio.
Come per osmosi, mescolandosi,
là dove il fiume tocca il mare,
sembrava fossimo uno solo.
Era un canto che guardava il cielo.
Un vento, l’esistenza.
Un breve istante.
Ognuno ha dato un altro senso
al sentiero che ci vedeva uniti.
Svolta la via.
A testa alta,
con indosso le perle del dolore,
all’ombra di alberi alti di lacrime,
mi dirigo al fondo della valle,
ove risplende la fonte della gioia:
che il pianto invisibile fiorisca
e nuovo stupore sia.
23 febbraio 2019
Bice Previtera
Ogni giorno è un frammento
Ogni giorno è un frammento
di noi stessi, un’ombra
che sembra attendere il ritorno
dell’insieme, un filo che porta
in cerca della vita, la vita
vera, che lascia l’intima
essenza ancor più esposta.
Costa caro.
Lento il dolore scende sopra
il viaggio, sull’orlo del crinale,
senza vantaggio alcuno,
solo colore scuro
sulla linea di confine.
Un giorno come un altro.
Niente è dovuto.
Sgombra la mente
nel vuoto più assoluto
con la coscienza
di quanto differente
sia la forma
dall’esistere reale.
Le mezze luci sui piazzali
Sono dolci le mezze luci
sui piazzali, assorte
nel creare l’atmosfera.
Guarda, non è ancor detto
che la casa del pensiero
indugi su un periodo ipotetico.
Può darsi che nuovi argomenti
per paragoni e analogie
incidano tante volte
un segno sulla pagina.
Raffinato è il lavorante
di bottega che decifra
nello scritto il tempo
fra vuoto e pieno,
silenzio e voci.
Solo così le fantasie
divengono lenti discorsi
di un cammino poetico
sottile, sospeso
alla ricerca dell’essenza.
Finché resisto
Finché resisto io scrivo
servo ancora capace
di essere vivo, naufrago
nel baratro del caos
rapace alla vita
eppur mi costringo
a un controllo assoluto
mentre stringo parole
nel gelo, disarmonia
tormentata, pretesa
amplificazione del reale
in forma destrutturata
indossata la maschera
del disimpegno sulla via
con una marca da bollo
e una presa di sale.
In filigrana
Busso piangente alla porta
nell’estate cadente
la carità è la chiave
bisogna farsi veggente
per avere la parola del ritorno
dal castigo e avventura nell’ignoto
lievissima e salda
per innestare l’incrocio
scartate le forme più inerti
rivestendo il vissuto di senso
privata unica voce
da salvare in filigrana
se anche sbanda
fra sponde silenti
naufragando
lungo terre di nessuno.
Al riparo da ogni certezza
Solo illusioni
al riparo da ogni certezza
eventi privi d’ombra
e di riflesso
comparse, interludi
nubi di segno incerto
sospensioni improvvise
trattenuta forma di stupore
solo un soffio brevissimo
concesso all’incanto
sottofondo dirompente
di mistero
l’anima lacerata
il dubbio antico
se questa vita non sia
evento del caso
e la realtà
quella che si vede
tremolante impalcatura
il tempo che ci sfiora
sotto l’ombra dei salici
a dissetarsi di vento.
Ci sono sere
Ci sono sere
in cui guardare
a mente fredda
da tutte le finestre
delle strade.
Ci sono sere
in cui aspettare
tra le rade ombre
questo niente
che ci separa.
Ecco, sì, ci sono
sere in cui di qua
dal cupo sonno
la novità delle gemme
torna clandestina.
Ci sono sere
da rimirare
potendo scegliere
l’ora che scolora
alla fioca fiamma
di tenui sfumature.
Reduci dal niente
ci sono sere in cui
l’erranza per luoghi
solitari è il motivo
del viaggio alla luce
velata della luna.
Ci sono sere
– è la vita che matura –
che il chiaro parlare
fino al limite
fa diventare
dimensione assoluta
nel tempo differente.
Nomade
Di servo rifiuti lo stato
nomade intento a disegnare
l’utopia dei vuoti da colmare
nel tempo che ci è dato
con sprazzi di luce
guarita almeno per un’ora
la ferita antica
ragazza costretta a esser fiera
aspettando la sera
nel folto dei giardini
tra i fasti dell’ortica.
Oltre la finestra
Oltre la finestra
il sogno. Di più
non chiedi, muta
nell’ampio vento
che torna. Il mondo
confuso dorme.
Nel giardino dei silenzi
Entri sommessa
nel giardino dei silenzi
dove l’alba separa
l’ombra dalla luce.
Assapori il momento di confine
e t’immergi nell’estasi
di pace che accompagna
il nascere del giorno.
Sgombra la mente
dall’inquietudine amara
ch’è stata degli anni il contrassegno,
truce il destino negli affanni,
riemergi finalmente
fra i fiori di vitalba,
nella promessa
del ritorno ai colori
portata dal vento.
Il tempo è un’emozione
Era per ricordare
che il tempo è un’emozione
da dilatare in senso orizzontale
per dire di aver vissuto
dell’esistenza
la vera dimensione.
Sale senza fretta
dentro quel calore
che ti spinge a stare
attenta al particolare
nel denso tessuto dell’insieme.
Unico vince chi tenta
e tenta solo chi è pronto
a subire la sconfitta.
Non importa quante ore
trascorrano in avanti.
Lo metti in conto.
Vai piano per assaporare
ogni singolo minuto
fra nascere e morire.