Pre-mort (R)em

Una nave, una lunga nave,

sbatteva qua e là tra le acque del molo.

Temevo il suo stato, temevo il suo viaggio,

l’incertezza del viaggio e di quel lungo percorso.

Le lacrime agli occhi, la bruma nel viso,

vedevo sfocato ma ricordo quel giorno, ricordo il mare era grigio.

Ancor non sapevo perché costretto a salpare,

in mente niente e nessuno di cui rammentare.

Assenza di vita, un nodo alla gola, forzato a partire

da solo in quel viaggio tra presente e avvenire.

Calata la notte, il sole è svanito e il vento mi è ostile,

tornare è ormai tardi, non si può più disdire.

Lontano era il porto, la città e i suoi colori

e l’Oceano danzava fra le piogge e i monsoni.

Io mi chiesi: Perché mai questo viaggio? Perché mai la tempesta?

pensando ai miei cari e a mia figlia che aspetta.

Ed ecco il richiamo, era lei che cercavo,

avrei perso la vita per la figlia che amavo.

Invocai il mio Dio: ti prego fammi salvare,

a casa ho una bimba e una donna da amare!

Ma il mio Dio non rispose ed io abbandonato alla sorte,

sospeso in quel viaggio tra la vita e la morte.

Anima in pena, sognai il riparo ma non potei più scappare,

tra i listelli del ponte vidi l’acqua sgorgare.

Chino il capo, avvolsi le braccia sul mio corpo gelato,

in balia delle onde di quell’oceano agitato.

Alzai lo sguardo, scorsi una stella, bianca in cielo brillava,

ancora ricordo i suoi raggi e il mio cuor che scaldava.

Allora strinsi il mio cuore, esso piangeva, io sorridevo già tramortito,

capii quella stella era mia figlia quando il mar m’ha inghiottito.

E mentre affondavo da solo nel vuoto nel triste profondo di quell’abisso infernale,

in cielo una stella bianca si spense senza mai più brillare.


 80 d.C.

Sole,

illumina di Fuoco,

Segno indelebile

marchiato sulle Membra.

Rumen,

cantata dagli Dei

affidano lo scettro ai Pensatori del Tempo.

Flavius,

il Sacro Giullare,

apre i cancelli ai Signori della Guerra.

Ô Trace,

tingi di Rosso

la Spada di Ultor;

affonda la Lama:

tu possa placare l’ira di Pluto!

Ô Trace,

Ode alla Lupa,

Lode alla Folla:

possa plaudire la tua Libertà!


 Siccità

Musica priva di suono.

Immagine priva di forma.

Vita priva di senso.

Cuore privo d’amore.

Un sogno, fin da bambino.

Un istante fugace che perdura in eterno.

Errante, contavo i miei passi

tra i meandri della breve esistenza.

Arido, ambivo alla fonte,

colmo della mia siccità.

Il sole baciava la steppa

tra l’arso dei bordi di un fiume.

Il vento cantava la morte

dall’inno strozzato per mano dell’Est.

Errante, contavo i miei passi

lungo le sponde rocciose del Juan.

Arido, ambivo alla fonte,

colmo della mia siccità.