Scrivo quanto segue ispirata da una mia visita alla mostra Il Demone della Modernità “Pittori Visionari all’alba del secolo”:

Donne in cammino verso Progresso e Modernità

Donne e progresso

Donne deformi
con smorfie di dolore
quando l’età avanza.
Donne peccatrici
cieche di fronte
al loro avvenire
che dimentiche del divino
si lasciano andare
al peccato della carne
lontane e incuranti
del paradiso perduto.

Donne lumache che
sgusciano bucoliche
da conchiglie marine
guardate da occhi come
bocche spalancate
ebbre dei piaceri del vino.
(dall’opera pittorica di Leo Putz)

Leo_Putz_-_Baccanale,_1905_-_Collezione_Siegfried_Unterberger


Progresso come gioco evolutivo, con le sue molte variabili, ciascuna delle quali apre e chiude sistemi di possibilità.

Modernità

In questo mondo dove
le macchine stanno per
fare il loro ingresso
insieme alla grande
macchina a vapore
Il treno
che buca lo schermo
tra i fumi mefistofelici
di questa nuova era
in una nuova consapevolezza
dell’identità umana
in cui è normale
pensare al mondo
di sotto tra il nero
del carbone e l’acciaio
dei futuri grattacieli
dall’alto dei quali
l’umanità ritroverà il paradiso
perduto.
(dall’opera pittorica di Gennaro Favai)

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Pausa Estiva

Mi sono presa dei giorni e sono andata a Venezia, io sono di Padova, quindi per me questa meravigliosa meta è relativamente vicina e facile da raggiungere.
Cosa sono andata a fare, vi chiederete.
Era una splendida giornata di sole e mi sono goduta ogni angolo di Venezia, Rialto, P.zza S. Marco, insomma le principali mete turistiche; ma mentre mi avviavo a raggiungere il luogo che era il reale scopo della mia visita mi ritornava in mente il motivo per cui mi trovavo li. Ed in effetti tutto nasce da questa domanda: “come nasce una poesia?” e mi sono risposta che nasce in mille modi, nasce per un’intuizione, viene generata da una forte emozione, oppure per amore di un autore di cui si apprezzano a tal punto le opere da volerlo un giorno ringraziare di quelle emozioni e di quella connessione “www” che ci spinge a volte ad abbracciare il mondo.
In effetti questo potrebbe essere uno dei significati della Mostra con la M maiuscola che sono andata a vedere a Venezia.
Mostra, Exhibitions o meglio ancora 56ma Biennale Arte di Venezia, il cui titolo credo sia un omaggio alla Popolazione Mondiale “All The World’s Futures” scritto in caratteri cubitali che ricordano vagamente il titolo di una famosa canzone dei Pink Floyd “Another Brick in the World”; perché ritengo sia sempre importante avere uno sguardo sul mondo, non solo su noi stessi.
Non sono un’intenditrice d’arte quindi non ve ne parlerò, penso che ci scriverò sopra una poesia, perché se quello che non si comunica con le parole attraverso la poesia si può a volte cogliere attraverso immagini, suoni, forme, bisogna anche ricordare che ritorna spesso ad essere spiegato in forma scritta.


 

Essere umano

Il mondo lo sento così lontano stasera.
Persa nei miei pensieri mi scordo del tempo e
scordo cosa sono, come se non esistesse questo
mio corpo terreno.
Come se non avesse senso il mio vivere quotidiano.
Mi abbandono a questo momento,
è un abbandonarsi a se stessi , mentre cerco
l’energia per rialzarmi, pensando di poter ignorare
quello che succede fuori nel mondo ogni giorno,
pensando di potere identificare la causa della mia
debolezza fisica, del mio fiacco avanzare ed indugiare,
del mio precario equilibrio mentale, di questa malattia
che è ” l’essere umano” che ha ormai intaccato il mio corpo.


 

Ogni giorno

Siamo nati ogni giorno ed
ogni giorno ci siamo chiesti perché.
Per un’alba, con un dolore,
per un’amore, per cantare,
per una gioia, per urlare,
per ascoltare.
Ogni giorno siamo liberi di
scegliere il motivo che ci
spinge a vivere ogni giorno
della nostra vita.


 

Specchio

Umile mia visione.
Umiliazione del corpo
sulla mente.
Io superbo per intelletto,
che donne e uomini,
apostrofai e resi miei schiavi,
da maestro quale sono,
da dover temere l’ingiustizia
della mia mano.
Io solo, ora davanti a questo specchio,
privato di ogni vanità,
nel giorno della mia fine.