QUEL DONO

Ero sicura, e convinta
ripetevo: «sempre si fa da parte
il mondo per lasciare il passo
a chi rivela il suo valore».
Ma non è così: tutt’altro
ha dimostrato la vita.
Sono diversi gli elementi
propulsori: amicizie convenienti,
conoscenze illustri, e soprattutto
speranze d’un vantaggio
anche prossimo venturo.

Ma se incauto riveli
modeste parentele,
onestà d’intenti, esclusione
da maneggi e imbrogli,
ti lasciano indietro,
ti chiudono il passo
e ti ritrovi in trappola
lontana dalla meta
e fuori dal corteo.

Desolato continui ad aspettare
il dono che nei giorni
dalla mano tesa s’allontana.


 

TENERA SPALLA

Mi si fermava il cuore
quando all’improvviso
nella banalità dei giorni
mi colpiva la tua fragile
bellezza – la pelle ambrata
di velluto e il naso delicato –
e l’inconsapevole eleganza
d’ogni gesto, la snella
perfezione del tuo corpo
adolescente che quasi
d’ora in ora assorto
scolpiva un artista
d’eccezione nel morbido
marmo che non cambia

E mi pareva che per sempre
un potente generoso t’avesse
lasciata quasi per capriccio
tra i miei sogni più arditi,
tenera spalla alle mie pene

Poi di colpo ha ripreso
a correre il tempo
a pezzo a pezzo sottraendomi
il miracolo che credevo eterno

M’accorgo che nel sonno
m’ha scavalcata la vita
che pure ancora mi regala
altri preziosi beni

Ora mi guardo intorno
nella casa vuota
e ti parlo talora per telefono
ma da lontano, quasi
da altro tempo, mi giunge
la tua voce

Vedo porte e finestre
spalancate nell’estate
che infuria in attesa della fine
e mi sento un’isola
in balia di venti
senza remissione.


 

E TU, DOVE SEI?

Non credevo.
Anche quando inerte s’era
il tuo corpo consegnato
alla pianta carnivora che in te
vigorosa gemmava semi
tralci fiori, pensavo
che avresti alla morte
opposto la forza del volere

È passato veloce il treno
e senza freni

È passato sulle nostre vite
spietato schiantando
affetti pensieri e devozioni

Pure ci siamo rialzati
increduli feriti e ribelli

Ora diffidenti affondiamo
le mani nelle piaghe,
guardiamo con nausea
di rifiuto i moncherini
che nulla possono toccare,
sfioriamo le orecchie
che non colgono la voce
e il riso e le parole di conforto

Finiti i viaggi, le vacanze
trascinate nei racconti
delle lunghe notti dell’estate
tra le carezze dei ricordi
dell’infanzia insieme rivissuta,
già tolgono il respiro le avvisaglie
della nona primavera

Resta fermo ogni progetto
in attesa di un miracolo…
che non avviene

Ma tu dove sei?


 

 IL CUORE BATTE MENO

 

Mi toglie il respiro

il tuo sorriso fermo/

e vedo arruffati

come cespuglio che soggiace al vento

i tuoi capelli scuri

/

Niente si muove nell’aria

mentre penso a te

e invano mi volgo

al cielo striato di colori

nel tramonto che rosso appare

all’orizzonte estremo//

 

Il mare grigio con larghe creste

fa immaginare il fondo

ricoperto da un tappeto

di corpi neri che, stranamente,

mi ricordano il tuo viso pallido

e triste nell’ultimo istante

 

Nessuno rompe “quel” silenzio

e il mio cuore batte sempre meno.

 


 

FERITE

 

Sutura il nuovo giorno

le ferite della notte

ma quelle incancrenite

si riaprono nei sogni

E gli eventi orribili

che sembrano abitare il buio

sono come le memorie malate

dentro un corpo sano.

 

Paiono piovre

che guardano con occhio spento;

e allungano i tentacoli

per richiamare l’attenzione

dei cosiddetti benpensanti

 

Capisco allora che la morte

sopravanza ogni potere,

e insegna che vivere/

è difficile per tutti//

 


 

Novembre

 

Lo splendore della fioritura

dura poco; poi i sentieri

malinconici si vestono

di petali caduti

 

E sotto quei tappeti

scompaiono anche

i ricordi del passato

che pure brillanti

ridevano al pensiero

 

Per metropolitane e altro

si sventra oggi Milano

un tempo struggente di bellezza

e molto amata

 

Risulta ormai brutta la città

e, come vecchia megera,

rauca borbotta giorno e notte.