Poesie
QUEL DONO
Ero sicura, e convinta
ripetevo: «sempre si fa da parte
il mondo per lasciare il passo
a chi rivela il suo valore».
Ma non è così: tutt’altro
ha dimostrato la vita.
Sono diversi gli elementi
propulsori: amicizie convenienti,
conoscenze illustri, e soprattutto
speranze d’un vantaggio
anche prossimo venturo.
Ma se incauto riveli
modeste parentele,
onestà d’intenti, esclusione
da maneggi e imbrogli,
ti lasciano indietro,
ti chiudono il passo
e ti ritrovi in trappola
lontana dalla meta
e fuori dal corteo.
Desolato continui ad aspettare
il dono che nei giorni
dalla mano tesa s’allontana.
TENERA SPALLA
Mi si fermava il cuore
quando all’improvviso
nella banalità dei giorni
mi colpiva la tua fragile
bellezza – la pelle ambrata
di velluto e il naso delicato –
e l’inconsapevole eleganza
d’ogni gesto, la snella
perfezione del tuo corpo
adolescente che quasi
d’ora in ora assorto
scolpiva un artista
d’eccezione nel morbido
marmo che non cambia
E mi pareva che per sempre
un potente generoso t’avesse
lasciata quasi per capriccio
tra i miei sogni più arditi,
tenera spalla alle mie pene
Poi di colpo ha ripreso
a correre il tempo
a pezzo a pezzo sottraendomi
il miracolo che credevo eterno
M’accorgo che nel sonno
m’ha scavalcata la vita
che pure ancora mi regala
altri preziosi beni
Ora mi guardo intorno
nella casa vuota
e ti parlo talora per telefono
ma da lontano, quasi
da altro tempo, mi giunge
la tua voce
Vedo porte e finestre
spalancate nell’estate
che infuria in attesa della fine
e mi sento un’isola
in balia di venti
senza remissione.
E TU, DOVE SEI?
Non credevo.
Anche quando inerte s’era
il tuo corpo consegnato
alla pianta carnivora che in te
vigorosa gemmava semi
tralci fiori, pensavo
che avresti alla morte
opposto la forza del volere
È passato veloce il treno
e senza freni
È passato sulle nostre vite
spietato schiantando
affetti pensieri e devozioni
Pure ci siamo rialzati
increduli feriti e ribelli
Ora diffidenti affondiamo
le mani nelle piaghe,
guardiamo con nausea
di rifiuto i moncherini
che nulla possono toccare,
sfioriamo le orecchie
che non colgono la voce
e il riso e le parole di conforto
Finiti i viaggi, le vacanze
trascinate nei racconti
delle lunghe notti dell’estate
tra le carezze dei ricordi
dell’infanzia insieme rivissuta,
già tolgono il respiro le avvisaglie
della nona primavera
Resta fermo ogni progetto
in attesa di un miracolo…
che non avviene
Ma tu dove sei?
IL CUORE BATTE MENO
Mi toglie il respiro
il tuo sorriso fermo/
e vedo arruffati
come cespuglio che soggiace al vento
i tuoi capelli scuri
/
Niente si muove nell’aria
mentre penso a te
e invano mi volgo
al cielo striato di colori
nel tramonto che rosso appare
all’orizzonte estremo//
Il mare grigio con larghe creste
fa immaginare il fondo
ricoperto da un tappeto
di corpi neri che, stranamente,
mi ricordano il tuo viso pallido
e triste nell’ultimo istante
Nessuno rompe “quel” silenzio
e il mio cuore batte sempre meno.
FERITE
Sutura il nuovo giorno
le ferite della notte
ma quelle incancrenite
si riaprono nei sogni
E gli eventi orribili
che sembrano abitare il buio
sono come le memorie malate
dentro un corpo sano.
Paiono piovre
che guardano con occhio spento;
e allungano i tentacoli
per richiamare l’attenzione
dei cosiddetti benpensanti
Capisco allora che la morte
sopravanza ogni potere,
e insegna che vivere/
è difficile per tutti//
Novembre
Lo splendore della fioritura
dura poco; poi i sentieri
malinconici si vestono
di petali caduti
E sotto quei tappeti
scompaiono anche
i ricordi del passato
che pure brillanti
ridevano al pensiero
Per metropolitane e altro
si sventra oggi Milano
un tempo struggente di bellezza
e molto amata
Risulta ormai brutta la città
e, come vecchia megera,
rauca borbotta giorno e notte.