Questo non è un inganno

Mi è apparsa come in un sogno. Stava di fronte a me e pareva un muro, ma morbido; uno contro il

quale avrei potuto schiantarmi senza farmi gran che male. Mi ricordo che era stata la nebbia stessa ad

invitarmi a stendermi sopra di lei, immaginando, mi diceva, di abbandonarmi addormentata sul cuscino

più soffice del mondo. Avevo la sensazione che se mi fossi lasciata andare, sarei caduta. Chi sarebbe

venuto a rialzarmi?

L’asfalto era piatto ed umido. -Se cadessi, mi romperei le ossa e rimarrei a fissare il silenzio del vuoto

che pende sopra di me – pensavo, prima che mi fossi buttata. L’aria vuota che si era sempre limitata a

sfiorarmi le ciocche ribelli, ora, era l’unico palcoscenico offerto al mio sguardo.

Quando smetterò di cercare spiegazioni? – pensavo. Rotta, a terra, era insensato comunque. In fondo,

non era stato poi tanto riprovevole cadere. Era stato un atto volontario, senza alcun inciampo nel

mezzo. E preferivo la grigia freddezza della strada, piuttosto che fare il tentativo di erigermi su piedi

saldi.

Forse, una posizione differente del corpo avrebbe potuto cambiarmi la vita. Avrei potuto essere

un’artista.

Dalle rovine avrei saputo creare un essere eccezionale. Un essere che funziona al contrario. Prendete la

schiena, per esempio. Seppur provando, tutta la forza di volontà – o quel poco che di essa ne era

rimasto- non sarebbe stata sufficiente a contenere lo sforzo di far muovere di nuovo la spina dorsale

frantumata. Smidollata, per di più. Va da sé, che il risultato sarebbe stata l’immobilità assoluta. Il dolore,

tuttavia, avrebbe tenuto la schiena dritta e il tempo avrebbe potuto anche risarcirmi, rendendola più

resistente. Giorno dopo giorno. Dopo di che, non ci sarebbe stato più motivo di vergogna. Avrei avuto

una schiena fiera, forte di sé. Niente più spalle cadenti o curve da nascondiglio.

Purtroppo, questa non è la verità. Questo è l’inganno della nebbia. Farci vedere ciò che non c’è.

La nebbia è l’anima che apre le porte su se stessa. Non è detto che da lì, dall’anima, vi si faccia ritorno.