I CAMPI DEL SANGUE

Immense distese purpuree,

canali irrorati di sangue,

ed il perenne grido del pianto degli infanti.

I campi del sangue sono il luogo ove regna il dolore e la sofferenza

della gioventù.

Infiniti capi che spuntano dal terreno come zucche urlanti,

le quali lacrime inondano di rosso i tracciati solcati dall’aratro della morte.

Neri e grotteschi spaventapasseri sorvegliano il campo dagli angeli e dal

perdono,

mentre i corvi sbranano gli occhi dei frutti marciti che hanno smesso di

piangere.

Nei campi del sangue, troviamo la parte della nostra anima che non ci

verrà mai più restituita.

Quella parte alla quale dovremo rinunciare, perché ancora il tempo non ci

concede di guardare indietro.

Questo luogo si trova all’interno del nostro cuore,

irraggiungibile,

intoccabile,

ma sempre vivido dentro ad ognuno di noi.

I campi del sangue sono il luogo ove regnano perenni il pianto e i perché,

ogni qualvolta si pianga, si irrora il campo di dolore, e questo dolore ne fa

da concime.

Cresce sempre più, dentro ognuno di noi.

L’unico modo per venire a sentirlo meno,

è accettare il passato, smettere di piangere,

e far si che il campo di sangue si secchi e smetta di produrre i suoi malevoli

frutti.


IL MORTAL CANTO SEDUTTORE

Brezza fresca carezza il mio viso,

inspiro profondamente,

lascio che lo iodio penetri fin dentro la mia anima.

L’oscurità’ della notte crea un’atmosfera che mi rilassa,

mi concedo a tale sensazione,

mi adagio pacatamente sulla morbida e dorata sabbia.

Osservo l’infinita’ del nero mare che mi sta di fronte,

e’ bellissimo,

in questa notte ho proprio voglia di andarmene.

Sento uno strano suono in lontananza,

quasi come un canto,

un canto sublime.

Non e’ possibile.

Non ci può essere nessuno qui,

eppure, questo e’ proprio un muliebre ed unico canto.

Cerco di capire da dove proviene,

quella scogliera laggiù canta,

mi attira.

Mi precipito su quella nera e attraente falesia,

il canto e’ sempre più forte,

sempre più leggiadro.

Dove sei?

Dove sei oh dolce musa della notte?

Ti prego mostrami le labbra capaci di tanta cordialità!

Intravidi una nera figura,

capelli lunghi e scuri come la pece,

le curve di una nuda donna,

un corpo meraviglioso,

e quelle labbra,

che cantavano e mi chiamavano a se.

Mi avvicinai pian piano,

quasi come se una forza,

mi trascinasse verso quel corpo così sensuale.

Le ero davanti,

le mie mani toccarono in ogni parte quel mieloso corpo da dea,

ella continuava il suo canto.

Mi venne voglia di baciarla,

non volevo interrompere il suo meraviglioso suono,

i suoi occhi pregavano che consumassi con un gesto d’amore quelle

purpuree labbra.

Cedetti.

Presi il suo viso tra le mani,

e la baciai. Un bacio lunghissimo, passionale.

Dolcemente le nostre labbra si separarono,

assaporai il suo dolce gusto salato,

lentamente riaprii gli occhi.

Una fitta al cuore mi trafisse,

l’orrore mi fece raggelare il sangue nelle vene,

cominciai a lacrimare per il terrore.

L’armoniosa figura non c’era più,

ciò che vidi era un corpo con alghe tra i capelli,

due occhi neri come la pece e denti aguzzi come aghi e affilati come

coltelli.

La sua parte inferiore era ricoperta di squame,

quasi come la coda d’un pesce,

allora li capii.

Capii che era giunta la mia ora di morire,

capii d’esser stato ingannato da quel dannato canto,

capii che la mia vista fu offuscata dal cieco amore d’una divina bellezza.

Chiusi gli occhi per elidere quel ribrezzo.

I denti affondarono frenetici nella mia carne,

brandelli di me schizzavano ovunque.

Come in quell’attimo dissipammo l’amore con un gesto,

l’attimo dopo consumasti il mio innocente corpo ingannandolo.

Perdonami per essermi innamorato di te,

maledetta donna fatale.


L’ABBRACCIO DELL’ANGELO NERO

Pelle chiara come l’avorio,

morbida seta che avvolge le femminili curve,

i piedi nudi che danzano sull’umido terriccio d’una foresta incantata.

È la perfetta sagoma di un angelo,

che si muove sinuosamente tra le gocce d’un temporale estivo.

I suoi occhi sono socchiusi e rilassati,

le labbra sorridono giocose,

mentre le orecchie ascoltano il lieve canto della pioggia.

In lontananza un’oscura sagoma si avvicina fluttuando a mezz’aria,

la raggiunge e la invita a danzare porgendole la nera mano.

Ella accetta.

Le due sagome danzano all’unisono,

Roteando come un uragano impazzito.

All’improvviso tutto si ferma.

Il tempo sembra non esistere piu’,

tutto ciò che li circondava era come bloccato.

“Sei venuto a salvarmi dolce principe nero?”

Seguì solo il silenzio,

Il sorriso che prima risplendeva sul viso della fanciulla si fece scuro.

L’oscura figura racchiuse l’angelo tra le braccia, ricoprendola col suo

mantello.

Le carezzò dolcemente i capelli e le disse :

“Vorrei poterti dire che sono il tuo principe,

Vorrei poterti dire che sono qui per salvarti, credimi incantevole creatura,

Ma non è così.”

Il tristo mietitore spiegò le gigantesche ali corvine e portò via l’angelo.

In un posto migliore.

Ove prima o poi tutti quanti troveranno la pace.