EPITAFFIO

 

Mi rivolgo a voi,

figlie e nipoti

a voi che ancora venite

a portare un vostro pensiero

a depositare un piccolo fiore,

a recitare ,forse, una preghiera

qui

nella mia casa di pietra

dove riposo ormai da molti anni.

Pierin Butega” mi chiamavano in paese

per via della mia attività  da commerciante

racchiusa in una piccola bottega

o portata nelle piazze dei mercati.

Fatica di una vita,rallegrata da voi figlie e da voi nipoti

Con il tempo fatica , tristezza e malattia

mi avevano abbandonato….

Ero vestito di gioia quella mattina che con la nonna

ho preso il treno per il mare….

Ci aspettava un vacanza  invernale sulle rive

di quella bella distesa blu.

Il viaggio…

Quell’emozione cosi’ dolce, cosi’ attesa

Il cuore…….tachicardico di felicita’ …

Ma il mio treno si e’ fermato li

sul marciapiede di una stazione,

tra l’impotenza della nonna

e l’indifferenza della vita altrui

che continuava la sua corsa.

E’ stato un attimo….

e ho capito…

Che si può morire …anche di felicità.!


 

 

MAMMA

 

Passeggiando tra i miei pensieri

ritrovo lontani ricordi materni .

 

Le tue certezze di donna

le mie fragilita’ di bambina

 

abbracci di un sentimento a volte stanco

per la fatica della quotidianita’

 

carezze di una vita  autentica

in cui si viveva con realta’

 

bulimico bisogno di tenerezza

appagato da sincera presenza e attenzione

 

Ascolto . Comprensione .Sgridate.

 

Gioco

infanzia che si allontana

 

Il tempo cammina

se ne vede il trascorrere sulla pelle.

Indomabile. Ramingo.

 

Ma si prende cura di noi

tu madre

io figlia

 

inestimabile valore di un passato che ci appartiene

nel giardino del presente

coltiviamo il  nostro futuro

 

fatto ancora di attenzioni

sostegni che si ribaltano

 

sempre tu

piu’ ricca di vissuto

che trasmetti a me

la tua voglia di essermi accanto

con delicata presenza

 

La tua energia di mamma

che ha dato  a noi figli

la forza di andare

mantenendo il desiderio di tornare

 

i tuoi occhi

espressione di sentimenti realizzati

le tue braccia

ancora oggi caldo rifugio

 

incommensurabile affetto

custodito dentro me




  OCCHI COLORE DELLA PELLE

                                                                                                                                              9

 

Occhi

 

specchi di un’ anima

impaurita

rassegnata

umiliata

tradita

 

immagini, ricordi

di crudeli fotografie

 

ferite aperte su un cuore

bradicardico di affetti.

 

Mi avvicino al tuo sguardo

inganno di spacciatori di sogni

 

occhi di un colore indefinito

occhi colore della pelle

si perdono nei miei

 

Parole di un lingua lontana

che giocano nel vento

 

intensità,gesti che ti esprimono

 

tu donna vestita della tua fragilità

forte

sei andata oltre, in nome della libertà

 

disagi,violenze.privazioni

 

perdente fuggi dalla tua terra

vincente approdi all’arena che ti accoglie

 

sorrisi, strette di mano

che stabiliscono intese

 

occhi colore della pelle

profondi piu’ del mare

che hai attraversato

 

viaggio di speranza

con la morte accanto

 

Profumi di dolci attese

 

Possa  il groviglio dei colori che ti porti

diventare

un disteso arcobaleno di pace

nel tuo cielo.

                                               Bertoldo Claudia Maria Celeste


SALLY

 

Oggi voglio raccontare una storia un po speciale.

 

Tanti anni fa, in un tempo indefinito, sull’albero più grande

 

del bosco di Magilandia, in primavera fecero la loro

 

comparsa numerose foglioline. Man mano i giorni

 

passavano, il sole inondava di luce il cielo, la pioggia

 

innaffiava di acqua il terreno: l’albero sempre più orgoglioso

 

faceva esplodere le sue foglie, rigogliose e  colorate. La

 

brezza cullava le foglie ed esse giocavano tra loro, ridenti e

 

verdeggianti.

 

Dopo la primavera arrivò l’estate , con il caldo torrido e

 

qualche temporale. E poi fece capolino l’autunno. Alcune

 

foglie iniziarono a patire il cambio di stagione e lasciarono

 

l’albero , loro malgrado , per atterrare ai piedi delle sue

 

radici e diventare nutrimento per l’albero stesso. Sally invece

 

era una foglia speciale. Sally era più triste delle altre foglie

 

perchè consapevole che la sua vita sarebbe durata solo due

 

stagioni .E poi?, si chiedeva… Era una foglia molto pensante

 

e desiderava davvero poter durare di più’, desiderava

 

esplorare il mondo. Voleva conoscere. Sally era una foglia

 

curiosa, così nei suoi pensieri esprimeva sempre il desiderio

 

di avere più tempo.   Quando tutte le foglie dell’albero erano

 

ormai cadute, lei ancora si teneva ben stretta al ramo e

 

determinata e coraggiosa disse al Grande Albero :” Non

 

voglio cadere!”

 

Il Grande Albero la conforto’ dicendole “Mia cara , tutte le

 

foglie hanno il loro tempo di vita che finisce. Non puoi

 

andare contro alla natura delle cose. Però visto che sei così

 

cocciuta e io sono un albero speciale,ti faro’ dono di una

 

grande magia:quando ti staccherai da questo albero, sarai

 

posseduta dal grande potere di viaggiare”

 

Confortata e stuzzicata dalle parole del Grande Albero, Sally

 

attese impaziente il grande momento che arrivò puntuale una

 

mattina di fine autunno. Lentamente, Sally lascio’ il Grande

 

Albero , cullata dalla brezza del mattino e anzichè cadere

 

alle radici del Grande Albero, accarezzata dal vento inizio’ il

 

suo viaggio. Non credeva ai suoi occhi. Il mondo era

 

qualcosa di più del pezzo di terra e di cielo che era abituata a

 

vedere dal suo ramo. Esistevano le strade, le case, le

 

montagne, i laghi , i fiumi, i mari, le persone e gli animali

 

Viaggiando viaggiando arrivo’ su una grande terrazza dove

 

un piccolo cagnolino inizio’ ad abbaiare. Un’ elegante quanto

 

antipatica  signora arrivò fornita di scopa e la caccio’ dalla

 

terrazza dicendole che lei ci teneva alla sua terrazza pulita e

 

in ordine. Sally fu contenta di essere ributtata nel vento.

Ormai aveva imparato a seguire il decorso dell’aria senza

 

paura. Si riaffidò  al suo alito e prosegui’ il suo viaggio

 

Questa volta fini’ vicino a un cucciolo di uomo la cui

 

mamma accolse Sally con stupore e meraviglia, indicando al

 

bambino la foglia come se fosse magica. Sally si sentì

 

magica davvero. Il bambino che fino a quel momento

 

piangeva e strillava disperato,nel vedere Sally si cheto’

 

improvvisamente , per la pace della mamma.

 

Sally fu felice del suo potere ma non poteva restare li. Il suo

 

viaggio doveva proseguire: aveva ancora troppe cose da

 

vedere e troppi incontri da fare. Ripartì, lasciandosi dietro la

 

mamma e il bambino che la osservavano volteggiare

 

divertiti.

 

Questa volta decollò verso una grande piazza dove si stava

 

svolgendo una grande fiera. Voci, suoni, profumi…Sally

 

ascoltava divertita le chiacchiere e le risate e cercava di

 

cogliere tutto il bello possibile di tanta festa e di tanti colori.

 

Ma si sentiva in pericolo : se solo fosse caduta a terra

 

qualcuno l’avrebbe calpestata , facendole interrompere quel

 

suo viaggio tanto affascinante.

 

Allora prosegui’ nel vento. Ondeggiando e volteggiando,

 

osservando il mondo dall’alto. Vide anche le guerre e le

 

cattiverie dell’uomo e si rammarico’ di non essere cosi’ magica come avrebbe desiderato. Si senti’ impotente e carica di

 

tristezza proseguì.

 

Gira e rigira arrivo’ su una spiaggia deserta. Silenziosa.  Il

 

momento in cui il sole a poco a poco si incontra con il mare.

 

Fantastici colori che si mescolano .L’orizzonte che si

 

infiamma e il sole che va a nanna .Il suono tranquillo e

 

rassicurante di lievi onde di mare  accompagna sempre

 

questo dolce  momento.

 

Ad un tratto Sally avvertì un pianto. Singhiozzi. Piano piano

 

si spinse in quella direzione e trovo’ un piccolo di uomo ,

 

solo, che si disperava. Il bambino era rannicchiato su se

 

stesso. Tremava. Sally gli si avvicino’ e provo’ a sussurrargli

 

qualcosa. Il bambino la sentì….magia !!!!….una foglia e un

 

bambino che si possono parlare….

 

La meraviglia del bambino era uno spettacolo da vedere…

 

Cosi’ il bambino raccontò a Sally la sua disperazione: stava

 

giocando nel bosco con i suoi fratelli quando senza

 

accorgersene si era allontanato e si era ritrovato solo sulla

 

spiaggia. Sicuramente lo stavano cercando ma ormai sarebbe

 

arrivata la notte e con il buio ritrovare la via di casa per lui

 

era impensabile. Sally lo rassicuro’. Sarebbe sato il suo

 

compagno di viaggio e insieme sarebbero tornati alla sua

 

dimora. La sua promessa di aiuto sarebbe stata mantenuta! Parola di foglia!

 

Il giorno era ormai scivolato nella notte.Il  buio era appena

 

riscaldato dalla luce della luna e delle stelle Sally ricordo’ di

 

essere una foglia magica così fece ricorso ai suoi poteri per

 

diventare una foglia luminosa che con la sua luce riuscì a

 

rischiarare tutta la zona. Sally e il bambino iniziarono il loro

 

viaggio insieme , fatto di passi e di soste. Di racconti, di

 

paure , di sostegni .Di scoperte. Di incontri  .Un viaggio non

 

e’ mai ciò che ti sei programmato, ma e’ ciò che ti capita

 

mentre lo fai.

 

La luce di Sally piano piano condusse a un sentiero di

 

montagna dove gli alberi e gli animali della notte accolsero

 

con gentilezza e curiosita’ i due inusuali viaggiatori: un

 

bambino e una  foglia luminosa….La paura del buio della

 

notte grazie a Sally venne superata senza troppi traumi. La

 

notte e’ lunga ma se trascorsa in buona compagnia e con il

 

progetto di un luogo in cui arrivare, si fa meno pesante. Il

 

bambino si lascio’ condurre tranquillo da Sally, con

 

fantastica naturalezza e fiducia.

 

Cominciava ad albeggiare e tutto intorno si delineava lo

 

scenario di una  abitazione molto bella. Sally si lancio’ nel

 

vuoto del vento e dall’alto descrisse al bambino ciò che

 

vedeva: un grande parco e un meraviglioso castello. Il

 

bambino rincuorato e gioioso disse a Sally che erano

 

arrivati: quella era la sua casa. Così Sally scoprì che il

 

bambino  altri non era che il figlio del Re di Magilandia e

 

 quando giunsero al castello con gran fiato i trombettieri

 

avvisarono il Re dell’arrivo del Principe Shony, dato per

 

disperso dal giorno prima.

 

Il Re felice abbracciò il figlio e ascolto’ con attenzione la

 

storia che Shony raccontava di Sally. Il Re di Magilandia

 

non può non credere alle magie…….!!!Cosi’ dopo avere

 

ascoltato Shony diede ordine di organizzare una Grande

 

Festa per tutto il regno e quando prese in mano Sally per

 

ringraziarla….la foglia divento’ d’oro!!!Allora il Re intuì che

 

la magia doveva continuare. Cosi’ ordino’ di produrre piccole

 

foglie d’oro da dare a tutti gli abitanti del regno, come

 

monile portafortuna da portarsi appresso per salvaguardare i

 

propri viaggi. Il Re chiese poi a Sally di esprimere un

 

desiderio per poter essere compensata del suo gesto nei

 

confronti del principe.

 

Sally allora pensò a tutte le foglie destinate a vivere e morire

 

nel piccolo spazio di un ramo…cosi’ chiese che tutte le foglie

 

del regno potessero godere del suo privilegio di  viaggiare .Il

 

desiderio di Sally venne esaudito e da allora , cioè da un

 

tempo indefinito, tutte le foglie di Magilandia possono

 

viaggiare libere e tornare al loro ramo quando vogliono.

 

Nel regno di Magilandia ancora oggi esiste un Grande Albero

 

dove dopo tanto viaggiare  riposa esausta Sally , la foglia

 

d’oro  diventata simbolo del viaggiatore e  sul cui ramo e’ incisa una scritta’

 

“ quando di viaggiare  ti viene la voglia

rivolgiti alla magica  foglia

che se tieni a te vicino

illumina il tuo breve o lungo cammino”

 

.A riprova che ogni viaggio porta oltre, oltre ogni confine per

 

curiosità o per inquietudine ma conduce sempre in qualche

 

luogo dove anche lo spirito più inquieto può trovare la pace.

 

Questa storia un po’ speciale …che ho voluto raccontare….e’

 

stato un viaggio anche per me.

 

 


 

 

DOMANDE

 

Eccomi…..: non so  se sono bello, pero’ sono sicuramente vivace. Strillo disperato, ma in realtà sono felice! Eccomi….venuto alla luce. Tanti mesi di attesa…E’  stato un attimo ed ero lì , che crescevo, mi allungavo, mi dondolavo,mi cullavo….quante capriole in quello spazio sempre più piccolo. E poi ascoltavo tutto. Il corpo della mia mamma era un vero luna park di movimenti e di suoni. Il più dolce …il suo cuore. Battito dopo battito sono cresciuto dentro di lei. Che voglia di conoscerla, di essere preso tra le sue braccia: accarezzato, guardato. Tutte queste idee maturavano dentro di me, come se sognare, desiderare fosse un diritto che mi apparteneva.

Eccomi…..ma lei non c’è. Un telo mi separa dal suo sguardo,dal suo corpo .I nostri occhi non si incontreranno mai. Sento e capisco che la mia mamma non mi vuole.”Donna che non vuole essere nominata…”così dice l’ostetrica  Cioè e’ una mamma che non vuole riconoscere il suo figlio. Cioè nega la mia nascita. Cioè non vuole essere la mia mamma…cioè….

Vuoto. Dolore……PRECIPITO….

Mi prendono altre mani, mi maneggiano con cura, mi parlano  con dolcezza……ma la mia mamma?La sua voce, il suo cuore,il suo calore?Il suo odore che ancora non conosco?…tutto perduto……

Strillo più forte…grido il mio abbandono sperando di spezzarle il cuore…..nulla….lei non c’è.

Mi calmano, mi consolano con un biberon di latte caldo…ma non e’ il latte e il calore della mia mamma ,a cui  tanto anelavo.

Strillo sempre meno:tanto ho capito che anche senza strillare , senza richiamare la loro attenzione, chi mi accudisce ha un suo ritmo nel lavarmi e nel nutrirmi. Basta stare lì tranquillo ..ad aspettare…

Non so che fine ha fatto la  mia vera mamma. Sono cresciuto. La famiglia che mi ha preso quando ero molto piccolo,mi ha desiderato davvero, mi ha dato l’affetto e il calore di una famiglia vera.

Nessuno e’ riuscito a spiegarmi da dove arrivo e perchè ero stato rifiutato dalla mia mamma. Anzi, credevano che non avessi mai dubitato di essere un figlio naturale della coppia che mi ha accolto in casa quando avevo tre mesi di vita.

Si pensa sempre che  chi non riesce a comunicare, neonati, vecchi, malati terminali, in fondo…non capiscano. Invece non e’ cosi’.Fin da subito io ho capito e  cosa potevo fare se non strillare?E quel distacco, quel momento in cui il cordone veniva tagliato,quel momento in cui venivo allontanato senza vedere il suo viso…si e’ posato indelebile dentro di me. Come potevo spiegarmi?Strillavo. Poi ho smesso. E mi sono lasciato vivere.

Respiravo, mangiavo, dormivo. Un  giorno quelli che chiamo mamma e papà  mi hanno preso con loro .Nulla da dire. Ma quel vuoto dentro..quel precipitare cresceva in me , mentre io crescevo.

Crescevo, imparavo,leggevo, pensavo. Soffrivo. Soffrivo due volte :per quelle domande che non riuscivo a fare e per il senso quasi di non riconoscenza verso le persone che davvero mi avevano dato tutto:amore, protezione ,possibilità economiche. Crescevo, studiavo, mi laureavo. Mi innamoravo. tutto con quella fatica di voler capire.

Mi sentivo un albero a cui mancavano le radici  e senza le quali il terreno intorno non basta a tenerti in piedi. Avevo bisogno di sapere .Così’ ho iniziato a volerti cercare, mamma.

 

                                                          ****

 

Tempo , conoscenze e determinazione hanno consentito alle tue ricerche di raggiungermi.

Ero lì quando sei nato. Le mie mani ti hanno accolto.  Bello e vivace. Gridavi la tua vita, il tuo diritto di esistere. Ero lì e con intensa  tristezza ho messo quel telo per separarti dalla tua mamma, come da lei richiesto. Lei era arrivata in ospedale , nella fase di iniziale travaglio. Non l’avevo mai vista prima. Era giovane. Bella. Triste. Sola. Abbiamo avuto modo, tra una contrazione e l’altra ,di parlare. Ho ascoltato il suo racconto ,  fatto di dettagli e di pagine bianche.Di vissuti reali o fantasiosi…non posso saperlo.Soprattutto in questi casisi ascolta, senza fare troppe domande.. Ho preso in mano oltre alla tua vita in un certo senso anche la sua o almeno quei frmmenti che mi raccontava di se’.Il suo narrare vago, incerto, a volte vuoto.Io l’ho raccolto cosi, come mi veniva offerto. Suo  malgrado non voleva riconoscerti. Non poteva. La vita dentro di lei aveva detto si, e tu eri arrivato. Ma la vita fuori di lei non poteva permetterle di tenerti con sè. Determinata nella sua scelta .Difficoltà, pura, vergogna, non importa…..Nè tu nè io possiamo giudicare. Comprendo il tuo senso di vuoto, ma ti dico solo , ora che sei grande, ora che hai trovato me e non lei, di apprezzare il grande dono che ti ha fatto. Non una…ma due vite: la vita biologica  e quella reale, iniziata con genitori che anche se non sono quelli “veri” , sono “veri” nell’essere i tuoi genitori.

Ti ha dato la vita e ti ha voluto regalare una qualità di vita migliore.

Io ricordo la sua fatica,il suo silenzio fatto di tutto e di niente, il suo dolore….nel metterti al mondo ,dolore non solo fisico ma anche profondo,intimo dato da quell’assenza di te, dopo. Devastante  per lei come mamma negata, devastante per te,come neonato rinnegato. E per me ,come ostetrica in cui ancora oggi si nascondono le parole per mantenere quel segreto , quella promessa che sembrerà assurda ma che fa parte del mio rispetto per la vita di una mamma che poteva arrivare solo fino li, nel suo atto d’amore comunque più aulico nel darti alla luce .

Quale senso migliore puoi dare tu oggi  a tutta questa tua comprensibile inquietudine, se non andare oltre, se non svincolandoti da  soffocate verità che non conoscono comunque ragioni?

Confida allora nella tua anima e nell’abbraccio della sua benevolenza, accettando che non tutti gli alberi hanno radici visibili ma non per questo sono meno vitali.