LA MUSA

Da molto, troppo tempo Ti sei inaridita,

la mente pronta e fervida pare si sia assopita.

L’ hai segregata, o Diva, come dentro una morsa

che soffoca ogni anelito e annulla ogni risorsa.

Gli spunti a tratti affiorano, buona é l’ ispirazione,

ma Tu o Dea non Ti mostri, tutto resta in embrione.

Al par di donna gravida ho la necessità

di partorir pensieri in grande quantità.

Volgo quindi lo spirito a Lei che sovraintende

a queste mie preghiere ed in realtà le rende.

Le chiedo di tornare ad esser Suo strumento,

porgendeLe in omaggio quello che in cuore sento;

Lei lo saprà plasmare e lo trasformerà

in quell’ispirazione che poi mi guiderà.


DONNA    

Presenza necessaria, anzi fondamentale,

perché la tua esistenza possa appellarsi tale.

Colui che tutto vede, dal corpo tuo la trasse,

con esito mirabile: come se a Sé pensasse.

Ma con moto spontaneo, dal Suo supremo trono,

con amore infinito, Lui te ne fece dono.

Comprendesti da subito, senza ch’Egli parlasse,

come “gentil presenza” la vita ti cambiasse:

non più solo e meschino a percorrer la via,

accanto avevi Lei,…qual dolce compagnia.

Per dovere di cronaca, con vivido rimorso,

occorre riferire dell’incidente occorso

in quel giardino unico, di luce risplendente,

tra la “dolce metà” e il perfido serpente.

Da allora in poi la vita ti è cambiata, lo sai,

é finito il sollazzo, son cominciati i guai.

Ma nonostante tutto, la colpa da espiare,

tu ti senti appagato, senza Lei non sai stare.

Donna vuol dire madre, moglie, amante, sorella,

origini di vita, sempre e comunque bella.

Come diventa bella Lei che ti si concede:

non strapparLe i favori, sarà Lei che lo chiede.

Del passo successivo non facciamo menzione,

sono cose private…ci vuole discrezione;

del resto in questa vita di pianti e di singulti,

benvenga che il tuo corpo, poi, finalmente esulti!!!

E quindi grazie a Te, sublime “creaturina”

che, oltre a quanto già detto, sei pure medicina.

Universale farmaco dagli effetti fatali,

eterna panacea, d’obbligo contro i mali;

quelli che nella vita ti attanagliano il cuore,

da sempre nominati…i mali dell’amore,

detti anche della coppia, perché la guarigione

richiederà da entrambi pazienza e comprensione.

Tu resta come sei, asseconda il Tuo fato

e trovarai nel “lui” un prezioso alleato,

che oggi, come mai, lieto a Te innanzi usa

omaggiare la Donna che gli ha fatto da Musa.


IL MATRIMONIO

Ci sia concesso il chiedere, con debita licenza:

«Rappresenta la mèta, o é un punto di partenza?»

Questo amletico dubbio da sempre ci arrovella,

motivo é del contendere con la sposa novella,

la quale, come prassi, convincerci dovrà

che l’accasarsi porti grande serenità.

Questo é senz’altro vero, ma l’uomo soprassiede,

non vorrebbe accettarlo come un dogma di fede.

Egli un poco recalcitra, si mostra titubante:

il passo é decisivo, anzi, determinante;

ne va dell’avvenire e non é poca cosa,

facciamo l’impossibile per colorarlo in rosa.

A poco a poco, quindi, avvien la mutazione:

si fa più responsabile, ne avverte la ragione;

mette da parte “l’ego” e lo fa a cuor contento,

si sente un uomo nuovo…dà spazio al sentimento.

Il progetto si compia, cestinansi le bozze,

con la sua dolce sposa convoli a giuste nozze.

Subito dopo il “fatto” ( e mantengo la rima )

si scoprirà a pensare: « L’avessi fatto prima!»

Sarebbe quindi lecito, ragionando a ritroso,

pensare a una richiesta che venga dallo sposo.

Il caso non é raro e la prova evidente

é che sia capitato al felice scrivente

che dopo ormai sei lustri, di dolce amor vivendo,

é ancora innamorato, Dio Padre permettendo.

Questo auspicio io formulo dall’intimo profondo,

perché due che si amano sono già tutto un mondo

e tra i pilastri solidi che reggono la “Sfera”,

il matrimonio é simbolo di vita…quella vera.

Quindi a tutte le coppie, novelle o stagionate,

l’invito a proseguire: «Sereni, continuate!»

A chi invece si appresta al gran passo futuro,

l’augurio é perentorio: «Forza, tenete duro!!!»


Al Padreterno

Nei momenti difficili ti dici: “ Io lo chiamo!”

Se Lui davvero esiste, poi, mi dara’ una mano.

Ma il tempo lento passa, tutto resta immutato

e la tua mente cògita: “Non sara’ mutilato?”

Le fonti a Lui vicine dicon sia molto abile

ad operar  sull’ uomo, in modo imperscrutabile.

Ma tale agire, Adamo, non ritiene corretto;

la carne umana è debole: Gli manca di rispetto.

Si viene ad alterare, per agir di puntiglio,

l’ amoroso rapporto tra Genitore e figlio.

Tuona il Primo alla prole: “Non aiuto il tuo volo!”

E quella di rimando: “Allor faccio da solo!”

Quindi l’ orgoglio prende di vita il sopravvento,

vien cancellato il dialogo; sparisce il sentimento.

Ed in tale contesto un ragionar scontato:

perde chi conta il tempo, non Chi il tempo ha creato.

Umil china la testa, dissolvi il tuo cipiglio;

torna a paterna casa, come pròdigo figlio.


Sonno

Se dolce, porta all’ estasi sublime del riposo,

placando le fatiche del giorno laborioso.

Suprema medicina di spirito e di corpo

che, al mattutin risveglio, ti fa sentir…risorto.

Spalanchi gli occhi e tosto ti coglie il buonumore,

“benzina” indispensabile per affrontar le ore,

le quali, come perle, a guisa di collana,

divengon talismano di vita forte e sana.

Infine, quando a sera, sereno ed appagato,

il capo tuo abbandoni in grembo all’ “alleato”

seppur ti fossi reso di qualche cosa reo,

il sonno é anche perdono: in braccio di Morfeo.


Tasse

Primavera  italiana  é  tradizione

di  fioritura  e  di  “dichiarazione”.

Nessun  nesso  col  cuore  innamorato,

qui  parla  un portafoglio  disperato

che  prima  ancora  d’essersi  riempito,

si  trova  triste,  vuoto  e…  alleggerito,

nella  borsetta  o  in  tasca,  sulla  via

che  porta  delle  Entrate  all’Agenzia.

Entrate,  termine  perentorio  ed  appropriato

Che  bene  illustra  il  fine  dello  Stato:

chiarire  al  dichiarante, atroce  sfizio,

“Entrate”  sì,  ma  quale  l’orifizio?

Forse  chi  ha  questo  Ufficio  “battezzato”

Ad  un  sommo  Poeta  si  é  ispirato,

a  quel  comporre  che  lo  ha  reso  eterno

in  Paradiso,  Purgatorio  e  Inferno;

e  in  quest’ultimo  luogo…  il  più  tremendo

che  ogni  umano  sperare  va  spegnendo,

moto  perenne  alle  anime  dannate:

“Lasciate  ogni  speranza,  Voi  che…  Entrate!


 A M I C O     T R E N O


Al Treno, appena nato, han fatto un grosso torto,

dandogli la qualifica di “mezzo di trasporto”.

Ognuno certo intende che tal definizione

é molto riduttiva e toglie ogni ambizione;

fa sentire un “qualunque” chi quel Treno ha guidato,

fa sentire un “qualsiasi” il cliente trasportato.

Invece, cari noi, il “mostro” é un’altra cosa,

é pieno di risorsa, di potenza impetuosa

che per magia si muta, ogni umano lo sa,

in forza dirompente, quando é in velocità.

E tu ti senti fiero d’essere un passeggero,

ti affezioni pian piano, poi lo ami davvero;

intanto Lui ti porta, l’animo tuo s’acqueta,

sei sereno, appagato: intravvedi la méta.

E quando, alfin, sei giunto ti volgi, lo riguardi:

“L’Amico è stato bravo, non ci sono ritardi!”

Pian piano ti incammini e mentre sei per via,

ti scopri a ripensare all’immensa magia

che hai appena vissuta che racconterai tu:

se il pantografo “bacia” il filo… un po’ più su.

 

 

                                                          Clamabest


 Il  merlo amico


Da  sommità  d’ antenna

riluce  nera  penna .

Piccolo  eppur  maestoso,

ambasciator  gioioso.

Instancabil  cantore

di  melodie  d’ amore.

Tu  che  allieti,  puntuale,

il  giorno  sempre  uguale,

parlandomi  coi  suoni

che  ogni  giorno  mi  doni.

Sappi, mio  dolce  amico,

che  io  ti  benedico,

ringraziando, ammirato,

Colui  che  Ti  ha  creato.

 

 

                   Clamabest