Di me e di lei

Era lì, ferma a guardare salite, cespugli e rami intrecciati

era lì col suo pianto, l’addome contratto e le ginocchia stanche.
Era sola, ma lí.
E con occhi diversi guardo indietro la mia vita

non riconosco la direzione delle mie mani, dei miei piedi, del mio respiro.
Vago, con un pò più di certezza tra la spirale di confusione che contorna il mio ego

troppo sfinito per reagire
Era lì, dando voce al cuore che stanco batteva a ritmo di pensieri neri, poi grigi, poi di nuovo neri.
Taccio, nascondendola in un angolo remoto e profondo
tornerà a galla a rinfacciare ciò che è;
con bende bianche le coprirò la bocca e gli occhi

sedendomi di fronte le spiegherò il segreto di questa vita,
le spiegherò che esiste un mare, esiste sole, esiste luce e lunghe passeggiate in riva
le spiegherò che esiste calore tra corpi in lenzuola candide e pure
le spiegherò il freddo, la neve di una città già vista ma rivisitata.

Infine

prenderò la sua testa tra le mie mani rassicurandola della costante presenza che possiede
e mai staccherò il mio sguardo da lei
e mai ti dirò che non potrai tornare
Dei cambiamenti che non ti aspettavi, delle emozioni che vivro farò tesoro
tenendo ben presente ciò che ero e ciò che sono.


Un turbine di noi

Come ghiaccio ci guardammo e ci abbandonammo l’uno all’atro.
Come se qualcuno ci avesse sollevato di peso

e trascinato in un vortice di lacrime amare e congelate.

Il mondo si è fermato.

Immobili ci nutriamo di ricordi e di ciò che è stato,

quando spensierati i sorrisi riempivano le nostre notti e mattine,

quando sazi di amore abbiamo vissuto inconsapevoli di ciò che realmente esiste e ci logora.
Viviamo ancora di quei giorni, torniamo indietro

attendiamo su una panchina di pietra fredda che qualcuno guardandoci provi tenerezza per noi

e ci porti un mondo parallelo in cui tutto è lecito, possibile, reale e infinito.
Torniamo indietro a quando i tuoi baci avevano sapore di nuovo,

a quando le tue mani sulla mia pelle profumavano di desiderio e gioia,

quando le tue parole sussurrate con gli occhi sembravano comprensibili ai miei.
Guardami ancora, scoprimi ancora, ricorda ancora.
E mi chiudo in silenzio urlato

sperando che tu possa un giorno ricordare ciò che di unico ha riempito le nostre vite.


 

Amami

Mi copro attraverso notti insonni, risate forzate, sonni profondi, fusi orari di vita.

Mi copro di lacrime amare invisibili.

Mi copro di aspettative distrutte, sepolte in fondo a cenere e fango.

Mi sporco l’anima a la coscienza fingendo purezza ormai perduta.

E vago in questo mondo, senza capire bene la meta.

Senza comprendere a fondo cosa poi alla fine compone l’essenza della mia vita.

Suono note di un esistenza misera e oscillante

tra dolore e malinconia.

Ho smarrito me stessa negli ultimi giorni,

senza mai volermi ritrovare in un letto di insicurezze non gradite eppure esistenti.

Allora prendimi, vivimi in questi attimi di distruzione felice,

in questo essere sempre più contorto, in questi disegni cominciati e mai finiti

concludi la linea della mia esistenza,

prendimi per mano e corri con me senza guardarti mai indietro,

senti il vento che fa male e ci uccide, senti l ‘acqua che mi bagna e mai asciuga,

senti le mie urla e lacrime silenziose che vorrebbero disperatamente non esserci.

Recintami di amore, di luce,

costruisci cemento di sicurezza intorno a me

senza che nemmeno uno spiraglio di buio possa entrare,

soffocami di vita, esistenza, sorrisi

e ricordi di dispiaceri ormai lontani.

Ama ogni centimetro della mia esistenza.