Per te

E’ l’effetto del vento che crea imbarazzo:
il volto s’infiamma
e trascura una lacrima colante,
ma vederti mi aiuta.

Riesco nel coraggio
a chiudere la mente,
mentre, nella quiete, abbasso lo sguardo
chiedendo consenso
alla tenerezza del tuo sorriso.

Il tempo non ha sbiadito la purezza
e oggi, come ieri, rivolti al mare,
c’è sempre luce sul tuo viso
e mentre le onde mi travolgono,
anche senza forze,
resterò sempre al tuo fianco
perché è con te che voglio vivere.


Eravamo felici

Eravamo felici
quando nella tempesta cercavamo il riparo.
Il sogno seguiva sentieri puliti
ove sbocciava il coraggio delle rose
capace di recintare il profumo della quiete
nel rimbombo dei nostri silenzi.

Eravamo felici
quando incontravamo le nostre favole;
correvamo svuotati nell’acqua
con le mani tese all’incoscienza
verso un balzo incontenibile.
Con le scarpe crepe
spingevamo la pazzia nella grigia melma
per incrociare il pianto di una rabbia smisurata.

Eravamo felici
quando eravamo robusti come scogli
cinti dal mare e ospitavamo passioni,
ignari di raccogliere gocce salate
finché per ingratitudine versammo lacrime vere.

Eravamo felici
in quel piccolo mondo,
nel solito fango di illusioni,
perché era germogliata in noi la fragranza
di non aver amato invano.


La mia poesia

Sul prato d’autunno senza boccioli
in un borgo lontano dai brilli del giorno
gocciola l’attimo dell’agitato sospiro
nel gelido bianco di una platea attenta.

Un pino sovrasta il suono di un’armonica,
custode della mia antica illusione
di sfogliare, con distacco, il cuore fra la folla
mentre la voce arrossisce nell’ombra.

Ho imparato a non aver più paura delle fitte,
lontano dal gelido degli impostori
sopravvissuti nei rifugi delle siepi allegre
e vogliosi di ritornare a ferire i sogni.

S’inizia con l’accenno del primo verso
mentre giungono, nella fortezza del riserbo,
lacrime di carezze inaspettate
che annaffiano la mia nuova passione.

Dipinti a mano su carta umida e scossa,
appaiano pensieri di una frenesia sbocciata
che tendono la mano alla malinconia
per una ferita bisognosa di acqua pura.

Per sfamare la mia sete ospiterei le tue pene
come una valle che accoglie un temporale
e mi addentrerei nei segreti delle speranze
per offrirtele con i versi della mia poesia.