Lui scelse di giocare a luci spente senza alcun allarme acceso e con le sorprese sotterrate accuratamente nel giardino di casa, sotto la magnolia.
Scelse di lavorare lentamente aspettando che il tempo lo svigorisse. Mi chiese addirittura se avessi  potuto parlare sottovoce, forse per evitare che il suono gli rompesse i timpani. Prima gli strinsi la mano e fu come toccare del monossido di carbonio, fu come cercare in una discarica qualcosa di inesistente. Poi se ne andò, in silenzio, senza alcuna parola o avvertimento, senza fare rumore, proprio come un felino prima di catturare la sua preda, in punta di piedi.
Ci ho riflettuto cercando di scavare nel cemento armato, il desiderio e la curiosità mi hanno mangiato. Si vive anche per questo no? Per interpretare, per cibarsi di sguardi, bocche e movimenti diversi; non bastano i libri e la musica, non bastano le frasi profonde dei film, non bastano le esperienze vissute, non basta mai niente.
E pensandoci ho riso.
Mi hanno fuorviato le sue parole. E sai perché? Perché il silenzio non ha forma e non lo decidi, non esiste. Il silenzio é maledettamente assordante e il buio non é continuo ma a pezzi e non puoi starci dentro per sempre, finché vivi.
Ho riso, spinta dalla consapevolezza di quanto sia facile ingannarsi da soli, di quanto il silenzio sia bello e contemporaneamente omicida.
È così lui mi adescò con la sua finta mancata voglia di esplorare anime diverse, con la sua incosciente paura di poter stare bene anche con il brusio nelle orecchie.
Il “non detto” fa male, la sensazione di potersi incastrare perfettamente senza poterlo però fare, affoga.
Ma dicono che non si muore per amore, dicono che tutto questo è solo la cornice e si cammina ancora senza guardarsi indietro, si corre in mezzo al silenzio di altri mille passi.


Ho ventinove anni e ho dimenticato la mia vita precedente.
Il film inizia con una scena a picco sul mare, con la macchina da presa posizionata sul ramo di un albero maestro in cima ad una montagna. Difficile spiegare cotanta meraviglia solo attraverso l’uso della parola!
E io, il protagonista, mi trovo ritratto in questo paesaggio anemico quanto energetico alle cinque del mattino, con il mio pastore tedesco color castagna di nome Bruno.
Ci siamo svegliati all’alba e come due esiliati fuggitivi abbiamo osservato con gli stessi occhi quella realtà lontana che una volta abitavamo.

La macchina da presa adesso, si sposta ad inquadrare un piccolo granchio preso a giocare con la schiuma del mare; è impressionante la quantità di tesori che si possono vedere facendo solo un po’ più di attenzione.

Ho ventinove anni, qualche secolo fa ero solo un avvocato, ora un nomade felice con il suo fidato cane e compagno di vita.

La macchina da presa si dirige a riprendere l’intonaco crepato delle case e le tegole irregolari dei tetti ad incorniciare quella che, in un’altra vita, era la mia città.
Si riesce ad intravedere qualunque cosa da quassù e l’immaginazione può correre irrefrenabilmente ovunque fino a farti volare.

Soffia il vento e riesco finalmente a respirare la libertà e la verità più pura.
Basta così poco per essere felici.

Siamo abituati a vivere in un mondo dannatamente convenzionale ed abituale credendo che sia più sicuro e prudente senza accorgersi di ciò che abbiamo proprio davanti agli occhi. Ci dimentichiamo di quello che la vita ci dona ogni giorno.
Ci fidiamo del denaro soffocano l’indole avventurosa e selvaggia che domina il profondo di ognuno di noi. Ci accontentiamo.
Eppure ci sono troppe persone infelici che non trovano la forza di cambiare per evadere da un mondo bruto e solo apparentemente fidato.
Eppure ci sono tanti esseri umani ancorati ad un conformismo e tradizionalismo nocivo per lo spirito.
Nessuno conosce più la pace dell’anima.
Nessuno si accorge di quanto possa essere maledettamente estasiante camminare sotto un sole diverso ogni giorno.
Nessuno sa che il vero nucleo dell’uomo sta nella ricerca continua di altri ed innumerevoli mondi nascosti.
È questo il futuro certo, non siamo stati creati per vivere nell’oblio.
Non siamo immobili.
La curiosità.
La fame di scrivere ogni giorno un storia nuova.

Cos’è la felicità?
È incontrarti un giorno e magari avere cinque o sei figli.


Tutto ciò che voglio adesso è trovarti davanti al banco dei formaggi o a quello dei surgelati, in fondo al corridoio.
Tutto ciò che voglio è trovarti davanti alla mia porta, mentre piove forte.
Tutto ciò che desidero è circumnavigarti lo sterno con le mie braccia.
Ma tu mi hai lasciato, ma se mi ami perché lo hai fatto?
Prendi il mio corpo ti prego e suonami come si suona una chitarra davanti ad un falò di mezza estate.
Perché tu hai tirato fuori una parte di me e mi hai promesso di sbagliare.
Prendi le mie gambe e maneggiale come fosse un vaso di vetro, cautamente.
Ma se mi ami perché mi hai lasciato?