POETA FENICE

Infinite vite muore un poeta

Infinite vite rinasce…

Socchiuso nei suoi grandi panni

Fra uno spirito d’albero, un’anima di pietra

Beve il nettare degli dei

Che ballando in cerchio, in lui ritornano all’uomo.

 

Non c’è mare che testa gli tenga

Non c’è vento che spezzi il suo braccio

Non c’è fiamma che lo renda cenere

 

Fenice, nel rovo di un pianeta

Alleato del verbo, compagno d’angeli

Piange lacrime d’oro, sulla sua Terra.

 

Il suo occhio, all’aquila lo dona

La sua corsa al giaguaro

La sua forza, all’orso bianco.

 

Il ghiaccio scorre, con il fuoco

Nelle sue plastiche vene.

La luna, lo bacia e lo corona.


 ESSERE: ETERNO PRESENTE

 

Tutto questo non è altro che sabbia.

Granelli, che uscendo da un buco

Entrano in un altro.

Che attraversano case, creano strade

Distruggono mondi, compongono corpi.

 

Tutto questo, non è altro che sabbia.

Granelli che andando

Appaiono qua, ritornano la

Trasformano menti, conquistano tempi

Dissolvendosi a volte, nel vuoto eterno.


 PIOGGIA

Ricade finalmente

La pioggia di fine settembre.

Cade, lava le mie scarpe

Mentre è già qui, lei

L’ansia di questo millennio

A tener sotto il suo braccio

Il mio inconscio di straccio.

 

Cade su valli, su monti

Su strade, su asfalti.

Cade su vivi, su morti

E sul cuore tecnologico

Che pulsa e che ricade sulla terra..

Mentre ciò che è, resta ancora

ora, dentro di me, dentro di te.