Anime antiche

Le anime insonni rapiscono i rumori della notte
Fremono nel dubbio di pentole rotte
Dagli inquilini che si prendono a botte
Le anime inquiete hanno spesso sogni disturbati
Vecchi debiti non ancora pagati
Rancori profondi non del tutto sanati
Le anime che vegliano sul dolore sono quelle che soffrono d’amore
Le anime che nessuno ricorda sono quelle con la voce sorda
Le anime solitarie hanno lame profonde e lucenti
Seguono incaute l’origine dei venti
Danzano a sera i passi più lenti
Le anime che vegliano l’amore sono quelle che conoscono il dolore
Le anime con la voce sorda sono quelle che nessuno ricorda


 

MILITE IGNOTO

A Pellegrino Rinaldi

“Eccomi ora abbandonare i ricordi in questa terra straniera
e osservare la mia vita, assaporando la trama del giorno e il suo respiro
il silenzio della valle e il suo declivio.
E’ qui che tutto ebbe inizio o fine non ha importanza”.

È la storia rapita di una vita
di un colpo di fucile e del rimpianto
dell’istante di pietra che attanaglia i cuori e della memoria che passa
di chi ha vissuto e narrato e di chi
– pazientemente –ha udito e raccolto il suo dolore.

È la storia di mille e mille anime sconosciute
Della loro voce interrotta in un istante
Della paura e del rimorso
Della colpa di chi non ha colpe

E rimane il suo ricordo in questo prato
Fra le margherite che assaporano il suo sangue
Di un vecchio che conserva il ricordo di un ragazzo
Troppo giovane per morire
Troppo vecchio per narrare.


 

Padre

Ti ho conosciuto distrattamente
Ignorando i lineamenti del tuo volto
E ti ho incontrato in un altro tempo
Attraversando la follia della mia mente

Ho assaporato la tua indecisione
Credendola frutto di saggezza
E ho aspettato la tua incarnazione
Attraverso fiumi di parole inutili e stantie

E alla fine ti ho visto veramente
Spaventato nel tuo vestito consunto
Nella tua debolezze di uomo solo
Nello stupore di un verso ti ho sentito

E solo in quel momento-incredibilmente-ti ho amato.


 

Caleidoscopio

 

Siamo un caleidoscopio negli occhi della gente

Ognuno vede ciò che vuole

Ognuno cerca ciò che crede

Inciampiamo continuamente nei ricordi

Schiaffeggiati da emozioni che tolgono il respiro

E riviviamo l’abbandono antico del ventre accogliente

 

Sfuggiamo all’ignoto con l’eleganza di un bisonte innamorato

E rincorriamo certezze, bisogni e vendette

Come bambini delusi da promesse distratte

E santifichiamo, giudichiamo, elaboriamo

Tesi anacronistiche sul clima, la povertà, il lavoro

Controllati a vista da un dio supremo e giudicante

 

Siamo liberi di essere ciò che vogliono

E abitando le credenze che ci impongono

Respiriamo lentamente il letame che ci infliggono


 

Magia incauta

 

La parola è magica nella spira del desiderio

Poi svanisce

E si veste di noia di attese e di note stantie

La voce sensuale del ricordo inganna la mente

Che giace su di un verbo tradito e deriso

Mai più sentito è il corpo tradito dallo sguardo

Di un vagabondo che dorme per strada

Come il mio bisogno d’amore

Che non trova pace

La parola torna ora a sorprendere il cuore

Per un altro desiderio e un amore ancora

e attende sorride e poi svanisce


Anima mia

 

Corri Anima mia

Corri e fuggi

Il mostro ti attanaglia

I suoi denti fendenti digrignano sulla tua pelle bianca

E ansima e sbava sulla tua ingenua intimità

 

Corri Anima mia

Corri altrove

Col pensiero

Le tue parole pregano invano e il suo respiro

Infrange il tuo candido pudore

 

Corri Anima mia

Corri nell’assoluto rifugio del domani

L’odore acre del suo sudore

Non ti abbandona

 

Corri Anima mia

Corri fra le spine

Nel ricordo frastagliato

Del tuo corpo violato

Nella notte cupa del dolore