Qualcosa d’importante

-Aprila quando sarai certo che sia un momento importante della tua vita, disse nonno Andrea dandomi una bottiglia di vino impolverata con il tappo di sughero e la ceralacca sopra sbavata.
-È una bottiglia antica, un vino antico. L’ho fatto io ed è il sangue della mia vigna. Il primo vino. La mia prima volta. Io non ho mai trovato l’occasione… un momento importante nella mia vita. Avevo deciso di aprirla in un momento importante della mia vita…
-Perché la dai a me? E perché pensi che io lo possa avere un momento importante?
-Lo avrai un momento importante. Tutti viviamo momenti importanti. Ma non fare il mio stesso errore. Apri bene gli occhi, allerta i tuoi sensi. Quando qualcosa d’importante accade bisogna che tu lo riconosca. Qualcosa di importante non è solo ciò che ti fa essere allegro o felice. È qualunque cosa quando lascia un segno dentro di te. Il dolore è un momento importante e quando lo riconoscerai tale, togli la polvere su questa bottiglia, aprila… questo vino ti aiuterà come un amico fidato, discreto e fedele. Alla mia età quando tutta la vita ti passa davanti, rimpiangi di non aver capito…
-Qual è stato il tuo momento?
-Non so ricordarlo. Non l’ho saputo riconoscere, non saprei dire… e perciò dico di non averlo avuto. Il vino è eterno, nipote mio, e dentro la bottiglia invecchia e si fa più buono. Io sono come questa bottiglia ma quello che di me rimane è solo la polvere.
-Nonno, tu sei come il vino…
-No, io sono come la polvere sulla bottiglia. Tu non hai conosciuto tuo padre. Tuo padre amava i campi e coltivava con me la vigna. Lo ricordo bambino con i piedi nudi dentro il tino mentre pigiava l’uva e rideva come ridono i bambini, un riso rumoroso di quelli che rimbombano nell’aria. Quando si sposò, portò tua madre in braccio sin giù nella vigna e i più piccoli gli corsero dietro con un vocio allegro e festoso. Lui affrettò il passo e i bimbi caddero a terra sfiniti. Ricordo ancora gli occhi di tua madre che si rattristarono per quei bimbi, a terra, sfiniti dalla corsa. La sera, quando ritornarono a casa, tua madre era radiosa come la mattina quando aveva detto “sì” davanti l’altare, sotto l’ulivo sacro. Eri appena nato quando lui morì. Tua madre pianse in mezzo alla vigna. Morì mentre lavoravamo e parlava di te. Parlava solo di te da quando eri nato. Cadde a terra. Credo che quel giorno dovesse finire la sua vita. Ogni vita ha il suo tempo e un tempo appartiene a ogni vita. Forse allora, se prima non l’avevo fatto, avrei potuto aprire questa bottiglia. Magari tua madre ne poteva trarre conforto. Magari avrei potuto bagnare le labbra secche di tuo padre. O magari avrei potuto berne prima, prima… quando lui pigiava l’uva dentro quel tino e rideva. Avrei potuto berne, assieme a loro, sotto l’albero di ulivo sacro, il giorno del loro sì. O quando ho sentito il tuo primo pianto. E tutte le volte che ho pianto da solo in mezzo ai campi. Avrei potuto berlo… In tanti momenti di vita e di morte non ho saputo capire quale fosse quello più importante, quello che potesse valere il mio primo vino.
-Nonno, per me questo è un momento importante. Tu ed io sotto quest’ulivo sacro… Voglio bere con te, ora…
-Sei tu che devi scegliere il tuo momento. Tu lo devi riconoscere. Se senti che per te è quello giusto… togli la polvere dalla bottiglia e beviamone insieme.
Bevemmo quel vino. Continuò a raccontare di sé, della vendemmia, della prima volta che aveva pigiato l’uva, di mio padre, di me piccolo, e di altro ancora. Di ogni cosa parlò come se fosse la più importante della sua vita. Nonno Andrea chiuse gli occhi, sotto l’ulivo sacro.
Qualcosa d’importante è qualunque cosa quando lascia un segno…
Il dolore è un momento importante…Ogni vita ha il suo tempo e un tempo appartiene a ogni vita…
Rimasi ancora lì, sotto l’ulivo sacro. Bevvi ancora del vino. Riconobbi in quel momento un momento
importante della mia vita. Una lacrima segnò il mio viso.


 

 

La favola verde

Era arrivato l’autunno e tutte le foglie verdi si sa cominciavano a sentirsi stanche, a perdere tono e
colore.
Quell’autunno, come ogni autunno, le foglie incominciavano a ingiallirsi, a sentire freddo e, piano
piano, ad una ad una, cominciavano a lasciarsi cadere, lentamente, ondeggiando nell’aria come, si sa,
fanno tutte le foglie ad ogni autunno.
Quell’autunno le foglie, a terra, si disposero come un grande letto e, strette strette, si sentirono meglio,
ma siccome succede ogni autunno così, fino a questo punto la storia si sa.
Quell’autunno, però, un’ultima foglia dall’albero si teneva stretta al ramo e pensava tra sé :– Non
voglio lasciarmi andare… Voglio starmene ferma qui – e si tenne ancora più stretta al ramo.
Arrivò la pioggia che la bagnò e la grandine che spesse volte la schermì con colpi taglienti. Poi venne il
vento, forte e violento e lei, sola in quel ramo, tremò proprio come una foglia. Allora guardò giù le altre
foglie e tutto d’un tratto si lasciò andare. Ma ahimé! La foglia fece un breve volteggio nell’aria e rimase
impigliata nel ramo più stretto dell’albero.. Povera foglia, rimasta impigliata nel ramo più stretto
dell’albero ora che aveva deciso di lasciarsi andare!
La foglia tentò di approfittare del vento per districarsi ma provò e riprovò più volte senza riuscirvi. A
punta in giù guardò le altre foglie a terra e le vide così strette da sembrare un tappeto, contente e
soddisfatte: e sembrava pure non sentissero freddo!
La foglia rimpianse di non essersi lasciata andare con loro e si sentì triste e, mentre pensava a sé, sola
sul ramo più stretto dell’albero, un uccello si posò e la guardò. Non ebbe neanche il tempo di tremare
che si sentì stretta dal becco dell’uccello che la guardò, la girò velocemente su se stessa un paio di volte,
poi la lasciò cadere e spiccò il volo. La foglia allora si sentì finalmente libera e cominciò a volteggiare
nell’aria lentamente e con la punta verso il cielo vide l’albero e il ramo dove era spuntata e pensò
nostalgica alla bella stagione che aveva trascorso, baciata dal sole. Poi la foglia guardò la terra e leggera
vi si posò e trovò là il suo riposo.
Trascorse l’inverno e a primavera il tappeto di foglie sotto l’albero si trasformò in un grande prato
verde. Questa storia perché, vi chiedete voi? Una volta un bambino mi chiese perché il prato ha lo
stesso colore delle foglie degli alberi! Forse potrei leggergli questa storia.
Un altro mi fece una domanda strana e mi chiese – Cosa significa maestro tremare come una foglia? E a
certi altri che conosco e che non vogliono lasciarsi andare, a tutti questi forse potrei leggere questa
storia. Ecco il perché.


 

Pan Doron, tutti i doni

-estratto da un’opera teatrale
Scena terza
Entrano in scena 7 uomini che spingono i corpi di 7 donne raggomitolate e coperte da carta come fossero grandi zolle di
terra. Durante le battute, gli uomini daranno forma al corpo informe delle donne. Il tutto avviene lentamente fino a
quando le donne prenderanno forma e in piedi cominceranno a muoversi
Zeus Tu, Efesto, impasta terra con acqua e infondi voce umana e vigore e fa
che tutto sia d’aspetto simile alle dee immortali, di bella, virginea, amabile
presenza
1Uomo Ed Efesto impastò la terra con l’acqua…
2Uomo Per fare quel terribile dono agli uomini…
3Uomo E affinché quel dono fosse gradito agli uomini almeno per la sua
apparenza…
4Uomo E affinché essi non ne comprendessero l’orrore…
5Uomo Fece una donna bellissima…
6Uomo Di terra e acqua…
7Uomo E la donò agli uomini…
Prometeo No. Non accettate nessun dono da Zeus. La sua ira è grande
Zeus A loro, qual pena del fuoco, io darò un male del quale tutti si
rallegreranno nel cuore…
1Uomo Ed Efesto impastò la terra con l’acqua…
2Uomo Per fare quel terribile dono agli uomini…
3Uomo E affinché quel dono fosse gradito agli uomini almeno per la sua
apparenza…
4Uomo E affinché essi non ne comprendessero l’orrore…
5Uomo Fece una donna bellissima…
6Uomo Di terra e acqua…
7Uomo E la donò agli uomini…
Prometeo No. Non accettate nessun dono da Zeus. La sua ira è grande
Zeus A loro, qual pena del fuoco, io darò un male del quale tutti si
rallegreranno nel cuore…
1Uomo Ed Efesto impastò la terra con l’acqua…
2Uomo Per fare quel terribile dono agli uomini…
3Uomo E affinché quel dono fosse gradito agli uomini almeno per la sua
apparenza…
4Uomo E affinché essi non ne comprendessero l’orrore…
5Uomo Fece una donna bellissima…
6Uomo Di terra e acqua…
7Uomo E la donò agli uomini…
Prometeo No. Non accettate nessun dono da Zeus. La sua ira è grande. I suoi doni
sono veleno…
Più insidiosi dei canti delle sirene…
Più violenti delle onde di Poseidone…
Più terribili delle ire di Vulcano…
Più devastanti delle collere di Marte…
No. Non accettate nessun dono da Zeus