Poesie
Albeggia sulle dune
Lunari che incorniciano Al Qal’a.
Gioca con gli occhi stanchi del nomade
E illumina le sue tempie madide,
Riflesso sulle bianche dita dello ksour
Ibadita, bosco di pietra:
All’imbrunire raggiungerà la casba.
Gnothi Seauton: conosci te stesso. Così
Recitava l’antico motto del tempio di Delfi.
Eretteo sorretto dalle nostre donne virili,
Cariatidi imprigionate nel marmo della vita,
Il nostro fato è scritto negli oracoli di Pizia,
Alla mercé di una dea che abita il Parnaso.
Il mio giudizio non è imparziale:
Ti dono questa mela perché ti ho
Amata e odiata più delle altre.
Lasciati guardare, mio bello stivale
Incantevole e selvaggio; in fondo
Abbiamo scelto di volerci bene.
Tè sul Bosforo: il suo sguardo.
Una bella ragazza turca mi ha
Rapito, conducendomi fino ai
Camini delle fate, e danzando mi
Ha ammaliato con i mille segreti di
Istanbul: con lei ho attraversato e
Amato i più bei ponti del mondo