La radice

La radice scava il terreno,
vuole humus e cerca appiglio
per un conforto sereno.
Con noi stessi,
scavati da pensieri
riluttanti di sentimento,
ritroviamo il desio del sognato assoluto.
Tanto da non sentirci pienamente liberi,
quanto da non bastare mai a noi stessi.
Nelle vene non scorre sangue,
ma linfa dell’integra vita
in un implacabile bisogno d’ulteriorità.
Eppure nel petto dell’uomo risuona sempre
la finitezza dell’assurda condizione:
dove si cerca ciò che non si ha
e si stenta a credere ciò che ci dà felicità.
La radice cresce e si rafforza,
scavalca per avanzare e spacca
per superare ogni impedimento.
Increduli quando si pensa di non avere ostacoli,
si è disposti a crearli.


 IL SAGGIO

Non è preda, non è cacciatore,
né schiavo e né padrone;
dalla vita non fugge,
il vero saggio non distrugge.
I desideri, le passioni e le cattive ragioni non gli son lontane,
quanto con prudenza e umiltà le sa trattare.

La saggezza non si veste da eremita
si volge a praticar la vita;
c’è gente là che l’aspetta
mentre altra non la cerca.
Gridarla in faccia alla stolta gente
sembra parlare all’orecchio che non sente.

Non si affida alla fortuna,
il saggio, di speranza avvolge la sventura.
Come le sue azioni dipinge con misura
così la melodia della giustizia suona.

La distanza del suo sguardo dall’avere,
dai dissimulati vizi del potere,
fa da contorno a un animo rivolto,
né all’invidia, né al rancore,
ma a un semplice sapore,
che giovando una buona competizione
guarda l’altro con amore.

Se miriamo la postura,
nelle relazioni il saggio pone cura:
non sale con orgoglio sul gradino più alto,
non sminuisce per alzarsi contro l’altro.
Solamente con virtù si pone al fianco
con chi va comunicando.

Saggio è chi dona spazio,
non dall’attenzione soggiogato;
colui che trova il tempo
non mettendosi sempre al centro.
Egli mostra rispetto.

Tolleranza vuole il saggio!
Un uomo che è in continuo viaggio,
verso l’altro per verso sé,
riflette dove scorge i perché.

Non si è saggi per un caso o per la sorte,
la saggezza non è un pensiero sulla morte.
Ci si arriva nel più profondo
dischiudendo gli occhi al proprio mondo,
quando dai preconcetti ci si separa e dalle fisime ci s’allontana.

La natura umana scruta,
la verità come un cane fiuta,
quando a ragionar egli si appresta
la durezza d’un mondo che s’attesta.

Che una poetica vita sia,
la saggezza ammira la filosofia.
Non vuol verità per un conforto
né risponde a veemenze con un torto.

Eppure, chi va avanti con violenze,
arrogandosi diritti sull’altra mente
così si presenta l’uomo saccente.

Diffidiamo di quel saggio che verità c’impone
nel ricoprir un copione,
come fosse un dittatore;
che misteri dichiara di rivelare
come un mago da venerare.

L’ignorare come metodo e costume
crea un uomo che neppur si ode.
Ma ecco il ricco saggio
che ode se stesso con coraggio,
senza mascherare il cuore
ammette il proprio errore.

Saggezza non è solo tutto questo,
si può pensarla come l’animo riposto,
a cui un cavallo può portare
se impariamo a dialogare.


GLI ULIVI SULLA COLLINA

Spuntano come funghi
gli ulivi che salgono la collina.
Dalla finestra della cucina,
osservo quella salita,
mentre l’azzurro che cede
la cima, riempie
di phatos la mia vita.
Respiro, profondo, quasi
sia io tutto quel mondo,
che m’appare ora infantile,
quando piccino la china
lasciava quei funghi su una discesa.