LA MIA ESTATE

La mia estate, cara,
non è come tu credi,
e tutti i giorni, poi,
non sono come tu pensi
Che senso ha, non so,
raccontarti tutto
se questa mia storia
non ti sembrerà vera?
Mi sento così strano
che dirti io non so;
il mio pensiero corre
per cercare solo te.
Vorrei averti qui
e non so cosa darei,
ma è impossibile e
per questo mi dispero.
Non c’è un altro volto
che può appagare in me
il forte desiderio
che sento sol per te.
Tutta questa gente
mi fa quasi impazzire,
che vorrei gridare già:
lasciatemi da solo!


I MACCHINARI CANTANO

Emigrasti,
assetato di lavoro e
ansioso di sdebitarti!
Anni hai dedicato
soltanto al lavoro,
senza badare a te e
alle tue povere membra.
E quando i tuoi figli
la loro strada han preso,
non hai potuto assistere
a questo lieto processo…
Ora, speravi solo
una vecchiaia in pace;
visto che fra poco
avresti ottenuto
l’aspirata pensione.
Invece, il tuo corpo,
ormai, senza vigore,
non ha più resistito
ai giorni, ancor, più duri
e, così, mentre tu spiri,
i macchinari cantano.


NOI DUE SOLI

Noi ce ne andremo
per non tornare più,
in questo mondo
di malvagità;
ce ne andremo dove
nessuno ci sarà
e vivremo là,
la nostra libertà.
Noi due soli
e la felicità,
sopra un’isola
nell’immenso mare;
mai, nessuno mai
ci dividerà,
né l’orgoglio e né
la nostra povertà.
Noi non vedremo le brutalità,
non saremo schiavi
della società;
regnerà in noi la serenità.
Il nostro mondo
fin là arriverà:
dove il cielo
si unisce al mare,
e tra noi, sempre,
amore ci sarà
e saremo forti
nell’immensità1