FANTASIA

 

Nel cuore rivestito di cenere

riecheggia di nuovo

la vibrante melodia infantile

 

Scenderanno gentili le lacrime

a purificare la crudele agonìa

dei meteoriti eclissati

 

Delicati rintocchi di carillon

volteggiano tra le nebulose

sulle ali del cigno

 

E la buffa cantilena dei bambini di Orione

ammanterà di sogno

questo mondo morente.


 

ODISSEA

 

Nel bianco dell’attesa

affonda il veliero

cuore naufrago

su deserti di assenza

 

Regna il silenzio nella baia

delle speranze cadenti

occhi in frantumi scrutano sagome

di promesse mai nate

 

Delle tue labbra astratte

brucia il mio desiderio carnale

corpo incandescente di passione

inciso nella laguna bluastra

 

In balìa di pensieri paradisiaci

si libra in volo il mio cuore alato

virtuoso rapace! Del sole folle amante

che non teme di Icaro l’amaro destino

 

Voglia divoratrice delle tue mani!

Possano esse squarciare la mia pelle

come letali corde di violino

 

Amami o uccidimi! Possa tu essere

il suadente canto delle Sirene

che tutto travolge e nulla perdona.


 

EPITAFFIO

 

Come balene spiaggiate

al chiaro di luna invernale

giacciono inermi i miei sogni

nella fredda notte di oblìo

 

Mi sono aggrappato invano

ai fili sottili degli aquiloni

ho creduto di solcare cieli estatici

con ali intrise di malinconia

 

Amarezza e vuoto dimorano gelidi

nel mio saturo cuore di Antartide

ho creduto di vedere oceani di luce

con occhi velati di tenebra

 

Guardiano di un faro caduto in disgrazia

contemplo fallimenti in tempesta

si sgretolano i muri di una fortezza esausta

divelta dalle crudeli figlie di Poseidone.


EPECUEN

 

Ti vorrei portare dove rustici fantasmi di pietra
adornano le terre salate alla fine del mondo
sovrastate da un abisso celeste che ci sorride
con occhi radiosi riflessi da placidi specchi

Ti vorrei portare dove il rosa irrequieto dei fenicotteri
dipinge danze di piume su intonse tavole lacustri
lambite dai rossori di luglio deflagrati a Ponente
di lontane nostalgie pervasi come i ‘Notturni’ di Chopin

Ti vorrei portare dove concerti serali di zucchero filato
saturano con violacei bagliori cieli salmastri
costellati dalle traversate atlantiche dei gabbiani
di amari profumi tinteggiate come ‘Il viaggio’ di Baudelaire

Ti vorrei portare dove potrai vedere tu stessa le meraviglie
che hai creato tra le rovine del mio cuore di Epecuén


 

PERSEFONE

 

Assaggiando la rossa ghiandola pineale
dalla pungente fragranza carnosa
ho lasciato i violenti madrigali di Ade sferzare
le bianche ferite del mio cuore di tundra

Assisa sul trono maiolica del castello dei morti
da ombre in esilio ricevesti grezze elegie
ho lasciato i vagiti spettrali di Ecate sibilare
sulla grigia Siberia del mio cuore pindarico

Agli acerbi singulti di quarzo dal tepore primaverile
come Nereide dalle ali di Pegaso planasti sul mondo
ho lasciato le tue unghie al mirtillo pizzicare
del mio cuore di cetra le amare corde

Alle purpuree eruzioni di luce delle aurore estive
acquerelli dai cangianti effluvi donasti alla terra
ho lasciato il tuo ardente splendore consumare
della mia vita di cera la tremula fiamma


 

ANNI LUCE

 

Sto viaggiando lungo una strada deserta
avara di curve e priva di indicazioni
questa infinita lingua di asfalto mi porta
verso i più intimi segreti del cosmo

Sulle avvolgenti note di una musica aliena
squarcio dolcemente un cielo d’inchiostro
lucenti eserciti di stelle sprigionano eternità
levigando le sagome arcigne delle montagne

Grandi ruote panoramiche fluttuano nello spazio
fragili e rarefatte come anelli di Saturno
sono permeate di quella lieve patina nostalgica
che lasciano certi sogni al momento del risveglio

I rimpianti che ho avuto accanto per tutto questo tempo
sono scesi dalla giostra che porto nel cuore
adesso percorro ellissi oniriche tra i pianeti
e dico addio a una realtà che non mi appartiene