“Emozioni in mostra”, di Davide Stranieri

Dolci colline con agri in lecci, ulivi e viti,
incarsicate da pareti a secco, con cupole di pietra e gesso,
s’insinuano fra il meriggio di terre dauni e
le nordiche Murge Magna spartane
e donano ospitalità alla cittadina di San Martino.
Una centralità di piacevole gusto barocco
fra bellezze architettoniche, viali ed agorà urbi.
Una fra tutte mi sovviene, un palazzo di splendor ducale
con prodigiosi affreschi di pennelli illuminati,
dan dimora ad arté moderna che invitan noi a tender alle stelle.
Un tocco di colori ritraggono Afrodite, Medea e Persefone
e un incantato scorcio della Città dei Due Mari;
per mio diletto, son tre Donne mistiche e
splendono di una bellezza olimpica e fatale.
L’una personifica l’amor ove il genere maschio si strugge,
l’altra incarna una madre, che con tanto ardor d’onore,
verso i figlioli suoi un gesto tal, che è meglio non ricordar.
La sposa di Ade, cui di tutti noi è destino,
ha bellezza corporale dedica tutta a suo marito
ma i colori e le belle curve audaci
riempiono di gioia il bel guardare
ed il melograno rappella un antico passato di salvezza.
L’antares incoronato è geloso dei suoi Ori,
ma ancor di più li custodisce Taras cavalier dal delfin nuotante,
gli orecchini ed i monili d’arte, le anfore ed i ricamati drappi
richiamano ricchezze dal Peloponneso, antico, ardito e truce.


“Introspezione di coppia”, di Davide Stranieri

Oh metà del mio cielo!
a quando mi darai le tue scarpe da indossare?
le porterò due volte sette giorni ed allora,
ma solo allora,
ti potrò giudicare in ciò
che fai, dici e vivi e convivi con me e senza me,
ma… hai creduto, veramente,
che io ti possa giudicare
dalla punta dei capelli alle affusolate dita dei piedi?
Solo Dio può tanto!
Io posso senza fine amarti e non amarti.
Irritarmi perché, sapendo che mi vuoi bene ed m’ami,
hai smarrito giorni preziosi per vivermi,
sorridermi, canzonarmi, sorreggermi.
Nonostante Mia Bella Donna per me
mi conosci nelle profondità più recondite del mio Essere,
non tanto le mie virtù, che son facili da amare,
ma le mie fragilità,
le mie debolezze corporali e mentali,
quei miei lati grigi che fanno parte di me,
che proprio l’Amore ci chiede di accettarli e
come tali ci aiuta a riconoscere,
migliorarli e metamorfizzarli in meglio
per entrambi e per la famiglia.


“L’Artista ed il bello coi colori vivi”, di Davide Stranieri

La vita è imprevedibile;
un premio una riconoscenza di pregio
possono dare sprono alle proprie virtù artistiche,
all’occhio, alla mano che crea,
tanto da insorgere all’osservatore una quantità
di pensieri ed emozioni che in pochi riconoscono in sé
come oniriche sensazioni e
talvolta amari ricordi d’invidia.
La tela nuova sarà pronta,
la pietra viva respirerà in silenzio fra non molto,
ché tuttavia una melancolìa del cuore
trasparirà in esse,
ma non durerà per molto,
poiché altre tele altre rocce
riempiranno quel vuoto
di armonica e svuotata serenità.