Naufragio momentaneo

Talvolta navigo senza alcun senso,
in un mare d’incertezze
e onde prive d’anima.
Tremo,
non riconoscendo la tela delle mie vele,
che non so spiegare al vento.
Allora, lascio che tutto scorra,
fin tanto che un faro,
integro e luminoso,
in me s’accende.
Riprendo così a navigare,
certa che la rotta è tornata in essere.
Ritrovo correnti,
e con speme, miro a porti lontani.
Forte di quella luce,
che come il Cielo mai del tutto si spegne,
procedo verso l’Infinito:
meta dell’alma mia che tutto vede.


Coperte stellate

Stanca mi fermo a guardare
la gente che passa
e corre all’ovile,
trovando casa.
Mi si chiudono gli occhi
e da sotto il cartone
mi par di vedere le stelle,
son belle.
Rumori vibranti mi cullano
facendomi presto dormire;
sogno balocchi e focaccia salata
su prati d’estate.
Il freddo mi scuote
e tutto scompare,
tranne il ricordo
che mi scalda e dà pace.

E così, tra passi di mondo
e notti stellate,
i miei giorni scorrono lenti,
ricchi di venti e parole rubate.
Io mi vesto di sogni
senza troppe pretese,
chiedo un tocco di pane
e un sorriso cortese.
Coperta di cielo
e di qualche brandello
volgo a tutti uno sguardo,
il mio sguardo più bello.


Lo specchio

Creato dagli dei per farci innamorare
del tempio che racchiude l’essenza di ogni uomo.
Serviva come ausilio a non dimenticare
la nostra unicità, il nostro lato buono.

Bellezza, usura e forza, pieghe d’espressione
su volti d’ogni età e grado societario
venivano mostrate a tutte le persone,
per aiutarle a crescere il tempo necessario.

Un tempo per capire che la materia passa,
muta nei dettagli e sempre si trasforma,
cambia, si consuma e a volte anche s’ingrossa,
seguendo la natura, alla Terra si conforma.

L’immagine riflessa destava rimembranze
di ciò che Anima bella era venuta a fare:
evolversi mutando, seguendo mille danze
per cogliere a ogni passo il Senso dell’andare.

Ad oggi chi si guarda non trova che bruttezza,
desia cambiare aspetto e cerca perfezione:
sta fermo, non si muove e vuole giovinezza,
è ignaro che lo specchio non ha questa visione.

L’incresparsi dell’acqua allor lo ricordava
a chi per selve andava a cercare il proprio Senso
ma or di quelle oscure su niente il peso grava:
l’esterno lo si vede, l’interno non ci penso.

Lo voglio con colonne dorate tutt’intorno,
con fianchi decorati da mille e più ornamenti
che importa se l’altare è vuoto e disadorno
lo specchio muto pare, non prova sentimenti.

Immagini fasulle ci vengon regalate,
seguendo fiumi e venti con voci molto forti
le varie costruzioni si sono uniformate,
lasciando i nostri interni marcire assai distorti.

Il dono degli dei, la nostra identità
l’autentico volto di ciò che ognuno è
si è perso in un deserto d’inutilità:
dove è finito il vero e sacro Sé ?

E così l’eccelso Olimpo ha deciso di tornare
a inviare dei messaggi, increspando le certezze,
parlando a molti cuori che ancor sanno osservare,
per togliere via il velo dalle finte bellezze.

Battaglie, corpi nudi, straziati da tormenti
non vi è più dignità in quello che ci preme
ombre senza forma, luci e colori spenti,
fantocci di chi vuole uccidere la speme.

Ma ecco che manina di un bimbo sorridente
afferra uno specchietto appeso all’alto muro,
SI VEDE, finalmente,
e crede nel futuro.

( III classificata “Bocconi d’inchiostro 2014” )