Sogno un angelo che mi segue.
Sogno quell’anima candida che mi protegge.
Canto allelluia nel silenzio del mio cuore.
Vedo le strade senza senso,
di città senza un capo.
Sento, nell’attimo del mio dolore,
le tue ali che sbattono
e accanto a me , si sciolgono nella sua opera.
Bellezza infinita.
Abbraccio di silicio nel ventre di una balena d’acciaio.
Vertigini , di assurde visioni,
come uno strano veicolo con i freni rotti.
Sogno di un angelo, sogno di un’anima
che mi avvolge nell’incubo della vita.
Morte , dolore.
Spengo ogni forza nel desiderio di un sogno eterno.
Ogni mattino mi sveglio.
Leggo nella mia mente il dolore che m’imprigiona.
Sussuro al mio cuore una danza di solievo,
ma è una menzogna.
Ancora desiderio, ancora amore;
quelle tue ali così calde, avvolgenti.
Ancora quell’attimo di calore.
Sento il tuo cuore che batte,
nella notte, contro il mio petto.
Quell’abbraccio così solitario,
nelle vene di sangue così ghiacciato.
Tu accanto a me .
Ti sogno nel mezzo di quelle notti da incubo.
Sei li che mi copri , mi accarezzi.
Mi perdo nel tuo seno così caldo.
Mi perdo cercando la tua bocca in baci da soffocarmi.
Il mio angelo; il mio guardiano,
nel ventre solitario di una stanza.
Mi guardo attorno e tu non ci sei.
Come un sogno, come un’illusione di te.
Guardo per terra.
Trovo la piuma delle tue ali,
e so’ che non era un sogno.
Angelo mio ritorna.
Sussulta nel mio cuore.
Cerco nella memoria tutto quello
che posso di quel sogno.
Rimane solo quella piuma.
Rimane solo uno strano ricordo.
Emozioni, amori, tutto s’incastra nel mio cuore.
Ecco la piuma ,
tutto quello che rimane di lui, di lei.


Quel che eravamo.
Soldati , poeti illusi che, beviamo quei sorsi di vino
che, scivola a fatica nella gola.
Duro quel sapore di storie , di fantasmi,
di guerre, raccontati da quei vecchi oramai stanchi.
Ricordi visti nel colore del vino.
Memorie di dolore, di gioie e baruffe che
sono testimoni di ere passate.
Uomini che, ora seduti in quel caffe,
in quella piazza ,
nascondono nelle loro mani il sangue di
quei giorni di guerra.
Ricordi che si affollano
e sgorgano dalle bocche di quei vecchi.
Giorni di canzoni alle chitarre da mariachi.
Giorni di dolore,
dove la musica si spegne lentamente,
davanti a quelle lapidi di fucili nella terra.
Notti al caldo di quel fuoco d’accapamento.
Dove ogni madre è una santa ,
ogni donna una conquista.
Giorni di piombo
e notti con un santino in mano.
Forse nelle musiche,
o nelle chiacchere esserci ancora un giorno.
Ricordo di quei vecchi soldati,
che nasconde attorno ad una bandana ,
in un vecchio cassetto,
la colt ben oliata , con ancora pochi colpi.
Vecchi di adesso e giovani sognatori.
Sognano la libertà e bevevano quel vino,
aspro uguale allora, come adesso.
Stanchi di questa strana pace,
che ha rubato e distrutto i nostri canti.
Ricordi delle battaglie , delle donne,
aspre e dolci come il vino.
Memorie di quelle bandiera che
avvolte hanno visto piangere.
Ora stanchi , vecchi,
pronti a quell’ultima battaglia ,
senza più quel canto di libertà.
Riversando, in quei bicchieri di vino rosso,
come il sangue, gli ultimi giorni.
Quei sogni di gioventù, di libertà,
di amori, di conquista,
oramai sono vecchi .
Nessuno ci vuol ricordare,
nessuno ci vuole ascoltare quel che eravamo.


Io sono quel che sono.
Lasciato nelle braccia di una donna.
Dimenticato come orrendo fardello,
da una madre senza pietà.
Destino di croce e spade,
che si avventura da un passato di un bambino
ad un gioco di un uomo.
Io sono quella malevole pianta,
che s’intriga nella vita di altri.
Succhiando di quei esseri,
che si lasciano,
al loro oscuro presente.
Ringhio; che si affonda e si stringe
nelmistero del suo essere.
Io sono la notte che risplende di luce propria.
Sono il fuoco, mai acceso, mai spento.
Brillo nella luce della luna.
Canto quel che rimane di me.
Io sono il lupo che ulula alla luna.
Mi rannicchio come figlio nella sua luce.