ARDIRE

Luce, vidi per prima
aria, incamerai nei polmoni
albe e tramonti scorrevano
tutto iniziava, tutto mutava e tutto passava
passione per la musica provai
e nella donna mi incamminai
fu lungo il percorso
vidi il buio, misterioso era il suo colore
nero
non scappai
dove altri si fermarono io continuai
ma al buio spine non vidi
e graffi dipinsero il mio corpo
lo stesso continuai
lacrime salate le ferite disinfettarono
suoni intensi e lugubri, echeggiavano
animali
non mi impressionai
fuori il buio, dentro me luce
il mio animo illuminava il buio
finché, straziato dalla fatica
iniziai a scorgere nuova luce, fievole
nella sua delicatezza mi mostrò i contorni
e li, dove altri non ebbero il coraggio di osare
entrai
la fievole luce si fece intensa, i colori
i profumi, tutto era chiaro
tutto era vero, io c’ero.


MICROCOSMO

Vita intorno a lui
guardò il mare e l’immensità scrutò all’orizzonte,
ogni onda ricca di bianca schiuma
ogni barca che volava sul mare come una piuma
ogni raggio di luce che illuminava cristallino
lo resero puro
e nella sua mente così incontaminata, così ampia ormai
lei trovò superficie, si guardarono, si toccarono
mentre ormai ogni ultimo sprizzo luce scompariva
per lasciare spazio a ogni stella e alla luna che compariva
l’universo prese forma
tutto cambiò, del mare ormai si sentiva solo la sua melodia
la sua visione cristallina si spense, dando vita a soavi suoni
il cielo, corvino nello sfondo donava la sua energia
erano soli, circondati dall’universo, dal mare,
erano vivi
il chiarore della luna illuminava gli occhi di lei
e le stelle enfatizzavano la profondità degli sguardi
li su quello scoglio tutto diventò un’ unica cosa, materia
tutto il cosmo, tutti i suoni, tutte le forme, tutti i sensi
diventarono amore.


LA BALLATA DELL’APE

Sento quel che di più caro
ho al momento,
pensiero esso fu nominato dall’uomo
ch’ egli a tutto un nome da,
ma esso che lettere non possono serrare
catene non ha,
sorvolo confini mediterranei
lembi di terra bagnati
accarezzati dal turchese,
di quel mare che di tanta bellezza
fa sussurrare, per non disturbare
quel moto d’onde che come un canto di sirena
mi fa vibrare.
Ancora continuo con ali chiuse
il mio cammino,
in terraferma mi poso, quel che mi appare
incanta il pensier mio
verde flora e viola di lavanda, sottomessa
da carezze di brezza del mattino
pace mi dona
non vi è confine,
in lontananza come per magia
dall’infinito un’ape appare, geometrica nel volo
al pensier mio la paragono
elegante la sua danza, vestita da sera
bionda primavera
con lesto e raffinato sbattere d’ali schizza via,
ora apro le mie ali
e su altezze che uomo non conosce volo via,
alla ricerca
come lei mi ha mostrato
del più bel fiore che ci sia.


INNO ALLA VITA

Tu sei qui
non ti posso toccare, non ti posso vedere
ma tu ci sei, sei grande, hai potere,
se rimani il mio essere esiste
se vai
il mio essere perisce.
O vita, preziosa tu sei, molte le tue forme
a volte sei dolce, spesso sei dura
talvolta sei appagata e talvolta sei malinconica
ma ogni tua forma un giorno in più mi dona
tanti i giorni,
pochi i momenti
sfuggenti gli attimi e tu vita sempre li,
sola e con la consapevolezza effimera che domani ci sarai
ancora.


LA BANCHINA DEL PORTO

Mirando il pescatore
da bitta su salda terra
il pensiero d’avventura m’assale,
egli figlio di mare
e di luna,
che di notte lo fanno sognare
scruta con sguardo assai stanco quello che ancora terra gli può donare.
Su porto di grigio asfalto
ora lui piede ha messo,
mentre con forza assai bruta
tira la cima ben annodata,
a quel che porto ha da offrire come appiglio,
finché prua di Paranza,
con danza geometrica in ellisse
nell’ ormeggio trova quiete.
Ora ch’ egli è in terra
uomo di mare,
al mio sguardo appare
sfiancato dal mare.


IL FARO

Punto fisso
a delineare confine di terra
che il mare
non ha potuto conquistare,
eretto, silente
con abbaglio assisti
il marinaio.
Il tuo bagliore, energia terrestre
illumina ombre
dove il mare appare soccombere
ed in codesta
pace, serale, solo un natante
in quel mare,
e a te, forte, al quale ad onda più
gagliarda
hai dimostrato riluttanza e prestanza
codesto
navigatore in te pone la sua
speranza
di evitare quel lembo di terra
che sporge,
nel mare.