OLTRE LA VITA

Le stelle danzano silenziose,
nel cielo notturno.
Attraversando il Lete,
siamo caduti nell’oblio.
Non ricordiamo più
il frinire delle cicale d’estate,
lo scorrere dell’acqua nel rivo,
dolce come la melodia del flauto.
Tra strie di luce
si apre il nulla,
nell’immutabile tempo.
Spogli della vita,
affrontiamo l’ignoto
e le sue vibrazioni.
L’anima si perde nell’infinito,
sotto lo sguardo d’amore di Dio.
Ragazza non piangere.
Il tuo dolore e’una ghirlanda
di fiori appena raccolti,
che adorna il capo.
Riflessi di cio’ che fu.


L’ANIMA

Cos’e’dunque l’anima?
Una scintilla di luce
in una miriade di colori,
fra il rosa ed il celeste,
su un tappeto di nuvole
di un tremulo cielo.
Un pallido riflesso
sul mare profondo,
sulle spiagge deserte,
flagellate dalle onde,
tra le stelle marine.
Un volo sull’orizzonte,
dove affonda il sole.
Ineluttabilita’ del fatto e’
abbandonare questo mondo.
Vagare nell’immensita’,
inebriata di pace.
In una melodiosa armonia
col divino,cogliere
la profondita’del se’
L’essenza della vita
e’la transumanza
fra le piu’belle stelle.


LUCE DEL CIEL

Nell’aer senza tempo,
me ne stavo seduta
su di un muro,
sola,soletta,
a discorrere  col vento.
Riportava l’eco le parole:
“Io non fui mai padrona
della mia vita
se la vidi fuggire con dispetto,
come picciolo augello
fugge un rapace.
Vane le pene,
le effimere gaiezze.
D’alto ingegno
fui umile retaggio.
L’ultima cosa che conobbi
fu il perdono.
Tu ritornerai migliore
in un altra vita.
Ti bacio con tutto il cuore,
mi disse infine
l’amore mio.”
Tutto s’oscurava,
quand’ecco
dal mio seggio di pietra
mi sollevo’
un angelo del cielo.
Ei trasse a se’,
come piuma lieve,
il mio fardello.
Io lo segui
senz’altra arringa.
Il mondo piu’non si chiese
dove io fossi.
Nulla speme del sole,
dell’onda marina,
di tenere carezze.
Ora brilla in cielo
una luce,
fioca,fioca,
la’ dove vanno
a migrare le stelle.


 

La pioggia

 

Oggi si veste a festa la natura.

Sta finendo di cadere la pioggia.

C’e’odore di terra bagnata.

Mille gocce scivolano

sui vetri della finestra.

S’ode un ticchettio sui tetti.

Ora l’ultima goccia

cade dalla foglia

alla corolla di un fiore.

Sola ,una cingallegra

canta sulla vecchia quercia.

Il fosso ha straripato

dove l’erba e più’ alta.

Il sentiero del bosco

e’ pieno di pozzanghere.

Piovono dei coriandoli.

Il sole filtra tra i rami.

Vedi ,Dio ci dona ora

un nuovo palpito di vita,

come il mare calmo

c’è dopo la tempesta.

Sai ,amaro e’ il rimpianto .

Non ha più’ lacrime il cielo.

Io e te camminiamo

fianco a fianco,sempre,

nelle giornate uggiose.

Donatella Alberghi.

Naufraghi

E le tempeste della vita

mi hanno fatto naufragare

ora,in questa mia isola

di solitudine e luce.

Io osservo il tramontare

del sole nelle onde buie.

Qui sto chiusa nel mio silenzio

e ascoltando il rumore

dei tuoi passi,lenti e radi,

che si confondono nel canto

di mille sirene lontane.

Capisco dobbiamo amarci

cosi’ come siamo,dei vinti.

I ricordi vanno a picco

nelle profondità’ del mare.

Sara’ una colpa essere

dei naufraghi sopravvissuti.

Io piango per ciò’ che abbiamo

perduto o non avuto mai,

in questa azzurra distesa.

Donatella Alberghi.


Chiedo tempo

Ti chiedo tempo,

pendolo che batti le ore,

prima di raccogliere tutte

le foglie morte del giardino,

prima che ciò’ sia passato.

Vedrò’ la rugiada dei fiori

ed il volo delle rondini.

Il lungo tempo di vivere

quello l’ ho avuto già’.

Quelle dolorose perdite

e quell’ amore sincero,

si,un porto nella tempesta..


Passo dopo passo lenta

sia nel conoscere me stessa.

Sono pesanti ed ingiuste

prove dure degli ultimi.

Chiedo tempo,

per vivere quest’ estate ,

la luminosità’ del sole

e l’ immensità’ del mare.

L’autunno malinconico.

E quando cadrà’ la neve

sarò’ pronta ad una notte

che e’ senza più’ risveglio.

Il tempo a ciò’ ci prepara.

Questo e’ il senso della vita.

Chiedo tempo

per capire se sono in pace

per la mia triste coscienza.

Chiedo tempo.

Scriverò’ parole a tutti

i maestri dell’anima.

Donatella Alberghi


TI RICORDI?

 

Tu ti ricordi noi due quel giorno di giugno ?

Nell’aria c’era il profumo del fieno .

Noi abbiamo camminato nei prati,tra le erbe selvatiche,

col vento che ci scompigliava i capelli

sino alla riva del lago.

Poi ci siamo seduti sotto le chiome degli alberi

Ad ascoltare i passeri cinguettanti ,

quasi recitassero vecchie nenie.

Il tramonto ci ha sorpresi ancora li’.

A gettare i sassi,

a giocare con i cerchi dell’aqua,

che si allargano come le promesse d’amore.

Oggi siamo ancora qui ,

con tutta l’amarezza di avere tradito anche noi stessi.

Siamo solo io e te ,

in una notte fonda.


IL GABBIANO

Io vengo da aridi deserti,

dalle colline in fiore,

dalle spiagge del mare .

Solo io andro’ oltre questo cielo di nuvole,

nel cuore del sole.


A MIA MADRE

Come uno scoiattolo,

dopo un lungo sonno ,

si sveglio’ al timido sole di una giornata di primavera.

Spaurito rivide la luce.

La senti’ scendere in lui ,

sconvolgente,inebriante,

dentro un grigiore di tenebre.

S’alzo’.

Corse piu’ in su ,tra i prati ridesti,

verso la cima del colle,

ma non trovo’ la tana amica .

Nell’erba i resti dell’antica compagna.

Pianse.

Eppure non si fermo’,

sapeva di non potere.

La vita l’avvolgeva imprigionandolo.

L’inverno aveva spazio solo tra i ricordi.