LE AVVENTURE DI TRIPPY

TRIPPY E IL PELLLICANO

In una bella mattina di quasi Estate, Trippy se ne andava verso la spiaggia senza alcun pensiero, era contenta di potersi rotolare sulla sabbia, entrare poi in acqua tra mille spruzzi, ed abbaiare felice.

Quella mattina però c’era qualcosa che non andava, intanto non si avvertiva il profumo del mare, poi la spiaggia era coperta da una strana sabbia di un colore insolito. Infatti quando la nostra cagnolina dimenando la coda, provò a calpestarla, si accorse che le zampette erano rimaste attaccate su quella cosa maleodorante ed appiccicosa.

  • Qui c’è stato un sacco di gente che deve aver fatto una gara a chi masticava più chewingum – pensò Trippy sconsolata
  • Son proprio strani gli umani! –

Guardando il mare, lo vide pieno di chiazze oleose come se qualcuno avesse voluto fare una gigantesca insalata. Scorse uno strano animale che tentava di venire sulla riva, allora si sforzò di camminare, sembrava che avesse il rallenty incorporato, per dare una mano, pardon, una zampa d’aiuto a quello sfortunato essere.

Quando finalmente riuscirono a tornare su quello che non poteva più chiamarsi bagnasciuga, erano in uno stato pietoso.

  • Meno male che non c’è Gigia, perché i suoi strilli arriverebbero dall’altra parte del mondo! – esclamò una Trippy molto bagnata ed inzaccherata.
  • Ma chi è questa Gigia – chiese molto affannato quello che si stava rivelando un uccello.
  • E’ la gatta con la quale vivo – rispose tranquillamente la cagnolina.
  • Non mi dire che sei una gatta pure tu.- disse l’uccello molto preoccupato.
  • Ma no, ma no io sono una cagnetta. – chiedendo quindi a quel nuovo compagno –
  • Cosa pensi che sia successo al mare? -
  • Volando ho visto un’enorme zattera che bruciava e faceva uscire una fontana di acqua nera che si allargava sempre di più – rispose ansioso il pennuto.
  • Ma quello era petrolio, adesso capisco tutto – rispose Trippy e accorgendosi che il suo amico stava cominciando a pulirsi le penne col becco lo fermò dicendo
  • Fermo! Non ti pulire col becco, altrimenti ingoi petrolio e poi starai molto male –
  • E cosa dovrei fare, questo maledetto petrolio mi fa bruciare la pelle e lo devo togliere –
  • Si, ma lo devono fare gli umani specializzati nella pulizia di animali come noi, adesso bisogna chiamarli! Mannaggia hanno tolto le cabine del telefono. -
  • Già, ormai hanno tutti il telefonino, perché non ne prendi uno pure tu…-
  • Mi vedi tu col telefonino! E poi non avrei dove metterlo, io sono una cagnolina molto libera –
  • Adesso che facciamo… – chiese il volatile molto abbacchiato.
  • Vediamo un po’ se trovo qualcosa – rispose Trippy volgendo la testa a destra e a manca, così intravide la forma inconfondibile di un telefonino semi seppellito dalla sabbia, in un balzo lo agguantò, scusate volevo dire lo abboccò e chiamò i soccorsi riuscendo ad imitare molto egregiamente la parlata degli umani.

Così poterono arrivare i soccorsi, caricarono i due sfortunati animali su un furgoncino e si diressero alla volta del centro di pulizia .

  • Guarda! – esclamò l’uccello – Ci hanno portato alla polizia! –
  • Ma no, lì c’è scritto pulizia, ora ci faranno un bagnetto e usciremo belli e puliti. –

Mentre si faceva docilmente strofinare col sapone, Trippy pensava

  • Come sanno essere delicate le mani degli umani, quando aiutano, quando soccorrono, quando sfamano ed anche quando battono le une sulle altre in segno di gioia. Come è possibile che queste stesse mani poi possono prendere i fucili e sparare, uccidere e fare del male. –

Dopo qualche tempo uscirono dal Centro due bellissimi animali, una cagnetta bianca e nera che

Tutta felice cominciò a camminare sul sedere, suscitando le risate di tutti quanti, ed uno splendido esemplare di pellicano che ammirava le sue penne tornate bianche.

  • Allora tu sei un pellicano – disse Trippy compiaciuta ed intimorita allo stesso tempo.
  • Si e tu sei una dolcissima cagnolina, ma io l’avevo capito a che razza di animali appartieni.-
  • Ah si? Ma se nemmeno io lo so. Sono talmente mischiata! E poi sono cresciuta con una gatta molto lunatica . – Battendosi la zampetta sulla fronte, esclamò
  • Cielo! Adesso Gigia chi la sente, è molto tardi! E sono molto lontana da casa. -
  • Non ti preoccupare ti porto in volo fino a dove vuoi. –
  • Mi porti in volo? Ma se sono più grande di te! –
  • Già ma io mi chiamo Lagico il pellicano magico. Se tu guardi intensamente il punto più interno del mio occhio, diventi della misura giusta per salirmi addosso e così ti posso far volare. – replicò molto compiaciuto il pellicano.
  • Beh ecco – tentò di tergiversare Trippy – non ho mai volato ed ho un po’ di tremarella… -
  • Uffa voi terricoli quante storie fate! Dai salta su afferrati bene e vedrai che ti piacerà. –

Così si alzarono in volo, compiendo un lungo giro, sorvolarono il mare; ancora videro che bruciava. Uno stormo di cormorani passò su di loro gridando l’un l’altro

  • State attenti ai piccoli, non devono entrare in acqua! -
  • Lagico ma è proprio vero, il mare sta bruciando! – esclamò Trippy molto allarmata.
  • Si, speriamo di farcela anche questa volta. – rispose con un groppo alla gola Lagico.

Quando giunsero nelle vicinanze della casa di Trippy, il pellicano preferì atterrare un po’ distante, per la sua incompatibilità con i gatti. Intanto dal giardino, dove sonnecchiava adagiata su un morbido sgabello, Gigia si accorse, aprendo un occhio, di quello strano uccello che portava in groppa qualcosa, ma pensando che fosse un sogno lo richiuse bofonchiando.

  • Ecco io sono arrivata, e non è neanche troppo tardi, così non dovrò sentire brontolare la mia sorellina gatta. – disse la cagnolina sollevata. Anche perché aveva ripreso le sue dimensioni.
  • Ma com’è che tu vivi insieme ad una gatta? – chiese Lagico.
  • Perché le voglio bene, magari lei è diversa da me però ci aiutiamo. – replicò con naturalezza la sua nuova amica.
  • Va bene, allora se mi trovo a passare da queste parti ti faccio un fischio. – esclamò l’uccello alzandosi in volo.

Quando Trippy entrò nel giardinetto di casa, trovò Gigia che si stiracchiava, affilando le unghie sulla corteccia della grande mimosa, vedendo la cagnetta, la micia emise un

  • Eccoti finalmente! Dove sei stata tutto il giorno? Possibile che vai sempre a vagabondare mentre mi lasci a spignattare! Però non devi aver fatto pasticci, sei pulita ed hai un buon odore. Voglio essere buona.-
  • Bene, bene e che c’è da mangiare, ho una fame… – chiese Trippy rincuorata.
  • Una bella zuppa di cavoli. – rispose sorniona la micia.
  • Oh no! La zuppa di cavoli no! – si disperò la cagnolina mettendo le zampette sulla testa.

 

Donatella Carbonaro