Ho Rispetto

Ho rispetto di ogni oggetto:

la matita, l’orologio, la cornice di un quadro,

l’anta dell’armadio, lo specchio,

la sabbia che cade nella clessidra,

la gamba del tavolo che un tempo fu ramo.

 

L’asse, la trave, un oggetto in vetro e il soffio che l’ha creato.

Il tappeto portato da quel viaggio,

i fili intrecciati con sapienza che lo tengono unito,

un libro che lessi,

un disco in vinile e soprattutto i suoi solchi graffiati.

 

Rispetto la natura.

Quella pianta, la foglia verde come quella gialla,

il fiore che cresce di nascosto

e il frutto in pieno sole,

le nuvole al tramonto e quelle che cercano di trattenere l’alba.

 

Rispetto la neve, non la calpesto,

la direzione mutevole ed improvvisa del vento,

rispetto la scotta tesa nel trattenere la vela

e l’ancora soprattutto quando il mare è in tempesta.

 

Ho rispetto di ogni persona,

della sua mano, di ogni dito,

sia che mi indichi o che mi dica ok;

 

Ho rispetto dello sguardo,

dei capelli, del profilo,

del collo che sostiene la testa, delle parole che dice sincera

ed anche quando sono dette un po’ per ferire.

 

Rispetto il modo in cui usa le braccia,

ma credo che l’uso migliore sia nell’abbraccio come cura e come forma di comunicare amore.

 

Il sorriso quando è collegato al cuore,

le labbra quando desiderano un bacio

e un bacio quando desidera ancora un altro bacio.

 

Rispetto ogni scelta ed opinione purché sincera.

Rispetto chi riesce a dire cose difficili che sarebbero più facili da trattenere nel silenzio.

Rispetto il silenzio

ma preferisco di gran lunga chi comunica apertamente, chi si esprime,

chi usa i silenzi solo come breve interruzione tra le parole

e per ascoltare l’altro.

 

Rispetto di non essere creduto,

di restare incredulo,

di essere miope oppure invisibile.

 

Rispetto la mia debolezza e il mio desiderio,

la mia forza e la mia paura;

rispetto la mia passione e la mia ambizione.

 

Rispetto la presenza del canneto in riva al mare,

o quella attorno ad un lago e lungo ogni corso d’acqua anche se raffermo.

La pigna, la conchiglia, il sasso levigato dalle onde e dalla corrente;

 

rispetto il ricordo di un profumo e ricordare che aveva un senso;

 

rispetto le parole che ho detto,

quelle che ho sussurrato,

quelle che non ho detto,

quelle che mai più dirò.


Le Donne

Così sensibili ed enigmatiche,

così presenti e belle,

fascino delle nostre giornate,

battito di ogni minuto,

porte dirette verso l’ignoto,

collegamento con l’infinito;

 

di noi tutti madri coraggiose

o preziose amiche,

soluzione di ogni dubbio,

estremo dono.


T’amo

O s’io

non t’amo

non son io

perché

ogni foglia

sa che t’amo

e così i fili d’erba

e le rugiade

e le gocce che riempiono il mare

e perfino ogni granello di sabbia

sa che io t’amo.

Ed i miei occhi si perdono

dentro i tuoi occhi

che guardano il cielo

perché le stelle sanno

che t’amo.


Piante e Foglie

Bosco;

foglie,

foglia su foglia

in soffiate correnti

si toccano

si accarezzano

le une sulle altre

si abbracciano,

fremono

nel lento movimento

di tremolanti vibrazioni

si uniscono

là, in alto

in vertigini

di cielo

 

Erba;

erba nell’erba,

fili d’erba sottili

si muovono

in onde di vento,

mutanti

si annodano,

si intrecciano

in attorcigli,

si stringono

per fondersi

tra i petali, tra i fiori

in mescolarsi

dei loro profumi.

 

Piove;

gocce,

goccia su goccia

l’un dentro l’altra

trasudano i terreni

in vapori esalanti

tra odore di resine

che appiccicose lente

scivolano e svaniscono

sulla morbida terra

calda,

rigonfia,

inzuppata,

nuda.

 

Foglie,

erba,

cespugli,

piante…

nei sentieri flebili rumori

di sfregamenti

si rincorrono gli echi

sordi

tonfi

del tuono

al volgersi dei raggi del sole

che tramonta

in ombre lunghe

di rami

come mani che si cercano

e si sfiorano

nel lento svanire della sera.

 

E piove;

pioggia felice

cade a terra

picchiettando,

lavando

le fronde,

le cortecce,

gli anfratti dei legni rugosi,

scivola la lacrima

tra arboscelli,

frutici e cespugli.

 

 

Gli arbusti,

i rami,

i tronchi,

si guardano,

si fissano,

si cercano,

ascoltano e tacciono

nell’ombra del bosco,

nell’umido muschio,

nel silenzio la goccia

tintinna sulle verdi lamelle

schizzando solca

in pozze struggenti

 

…acqua nell’acqua…

 

nasce la vita

 

nell’inno alla gioia

nel trionfo d’amore.


 Rumore

disteso su questo prato

attendo che le nuvole

lassù passino

ho provato a mettere

ordine ai miei pensieri

ma non ci sono riuscito

…e questo rumore

mi disturba dentro

e non calma il mio addio.


Il tuo volto

Un monte,una valle.

Una radura più in dietro;

e germogli d’erba,

e bacche tra i cespugli;

là vicino le guance.

 

Salire e scendere, di una carezza sul tuo viso.

 

Non occhi ma laghi immensi,

non ciglia ma alberi, rami e foglie.

Ed attorno un canneto.

 

Danza la luce fra la collina

e va riposare il sole sulle tue labbra.

Ed è rosso, e rosa questo tramonto che mi acceca,

mi abbacina mentre ti guardo.

 

Un attimo, un istante

e la luna è tra i capelli,

ed un attimo dopo

ritrovo il sole a guardarmi mentre sorge in te l’alba.

 

Non offuscare il tramonto,

Non perdere l’alba;

 

Regalami la tua pelle

come terra fertile

e di baci, baci e baci ancora saziami;

rendi poi me lago

e albero e ramo e bacca e canna

al vento del tuo respiro.


Sconfinati Insieme

E se tu non esistessi,

e se io non fossi…

cos’è e da dove arriva allora

questo profumo

e questa bocca

che si struscia immensa sulla mia;

 

ma se tutto non fosse

dove vagherebbe

questa mia essenza,

a quale albero

quest’edera resterebbe

cosi avvinghiata,

cosi dolcemente attaccata,

cosi da penetrare le carni e

accarezzare l’anima.

 

Chi sarei mai se tu non fossi,

di quali luoghi io sarei,

su quale tramonto io morirei

e a chi apparterrei se non

ad un riverbero

della prima luce del mattino;

 

O volare se si potesse

come venti di brezza

di respiri nostri intensi

e nulla più sarebbe

se non la quiete di aver trovato

il brillare di tutte le stelle

concentrarsi in un solo punto;

 

O se i tuoi piedi nudi

calpestassero la mia terra

e nel correre a me lasciassero

le loro impronte.

Se tu nello sguardo mio

ti perdessi per sempre

e giù come l’acqua a ricoprire

ogni voragine ed ogni vetta

noi saremo senza argini

e sconfinati insieme

mai più soli

mai più.


Acquarello

m’immergo nudo

nei tuoi occhi di acquarello

essi sfumano nelle correnti,

nei soffi leggeri,

in lacrime umide

che mescolano,

che esondano

ogni colore nell’altro

creando rami,foglie,fili d’erba,siepi,cespugli

e poi rivoli, torrenti e fiumi

ed ancora capelli e ciglia e peli,

come segni di mano,

come pieghe di pelle,

come dita che nulla più temono

gioendo di questo ed in quello

ed ogni gesto, ogni carezza

trema e sospira

svelando il sorriso

che tutto azzera

come la luce del primo mattino

come ogni volta che ti guardo.


Poesia

Potrei non mangiare.

Non bere più per giorni

ed evitare che l’ossigeno

mi riempia i polmoni

fino a morire.

Ma morirebbe solo il mio corpo.

Perché la mia anima

che si ciba di poesia,

che si disseta con le parole

e respira emozioni

continuerebbe a vivere.

Ed è l’unico vivere che io possa capire,

l’unico accettabile, l’unico che mi nutre.

L’unico che mi dà vita.

 

E così quando ti guardo.

Occhi che sanno dove trovarmi.

Arrossano le guance;

un bacio che dura un’ora.

Mi manca il respiro,

mi sembra di morire

ma in realtà volo.

Ed ogni dito,

ogni polpastrello,

ogni unghia,

ed il palmo della mano

sa riconoscerti.

Tu sei la poesia.

L’unico mio nutrimento.

Parte essenziale della mia vita.


Eternità

Luminosità ed infinito.
Azzurro cielo trasudante azzurrità infinita
e divampante luce del mattino che sorge ed incendia in luminosità infinita.
Quante volte ci saremmo potuti dire
ti amo…
Ma abbiamo preferito la luce.
E ad ogni parola d’amore, un bacio.
Perché non siamo come foglie d’autunno
ma piuttosto come il bucaneve.
Non restiamo svolazzanti nel vento
ma compiamo gesti più semplici che trasudano t’amo.

Azzurrità e riverbero;
in quelle mattine fresche dove l’aria è rarefatta, nitida, pulita.
Come acqua verde.
Come laghi i tuoi occhi e nere pozze i miei.

Amore ed eternità.
Come bianchi bucaneve nello splendido prato di appena primavera;
pistilli gialli e madidi petali pieni di riflessi di rugiade.
Piccole gocciole ostinate aggrappate ad ogni filo d’erba
nascondono arcobaleni agli sguardi meno attenti
mentre sorgono quasi spontanei agli occhi degli innamorati.
Perché pochi colgono l’eternità in una goccia e tutto l’amore in un bucaneve.

O quante volte un t’amo non detto ha fatto nascere amore,
divampante luce d’amore nella luminosità infinita;
amore ed eternità.
Infinito amore per tutta l’eternità che cercavamo.


In Verticale

Se non ci sono pianure costruiremo in verticale.
Se non esistono cose facili ci adatteremo e vivremo in verticale.
Renderemo la montagna un prato
e la scaleremo lentamente invece di correre veloci.
Se tutto appare difficile
noi così renderemo facile qualsiasi verticale;
e guardandola con semplicità
e come fosse l’unico modo di fare pianura
ci apparirà più tollerabile e forse persino divertente.
In quel momento avvertiremo che la verticale sarà pianura
e più nulla sarà impossibile.


Contatto Dimenticato

Se un giorno dovesse finire tutto.

Sì, se un giorno non avessimo più nulla,
inghiottiti dall’aridità del tempo perso,
nel deserto delle relazioni, in menti sature,
in sterili rapporti, sepolti nel vuoto assoluto…

Allora io mi dirigerei verso il primo arcobaleno
per rubarne i colori
e poter dipingere tutti i muri del mondo.
Raccoglierei tutte le parole
per cibarmi di qualcosa di mai udito.
Mi nutrirei delle poesie che non ho scritto;
inciderei i metalli, plasmerei le crete, soffierei i vetri…
…creerei il sogno esorcizzando il ricordo.
Tenterei di ricreare l’emozione, la passione, l’amore.

Se tutto dovesse essere senza senso alcuno
io vorrei avere la possibilità di salvare
quel che fa battere forte il cuore,
piangere gli occhi, aprire le mani e sorridere.

….Poi camminando,
un giorno inaspettatamente incontrare tra l’ombra,
che ha inghiottito da tempo il sole,
qualcuno e baciarlo per ritornare a vivere la sensazione
ormai persa di quel contatto dimenticato.


 

Un Lampione tra le Stelle

 

Mi distinguo a malapena nella fioca luce della sera.

Un lampione tra le stelle.

 

Guardo e ammiro chi sa essere oceano ed io una sola goccia.

 

Non sono un’anfora ma un bicchiere d’olio in essa contenuto.

Non sono il mosaico ma il tassello, ne sono la sinfonia ma una nota.

 

Ascolto il silenzio del sorgere del sole:

quanto frastuono assordante fa il battito del mio cuore.

Trattengo il respiro, ed amo.

 

Non sono il prato ma il filo d’erba,

ne spiaggia ma solo un granello di sabbia.

Dondolo, foglia sul grande albero;

io elica di soffione nel refolo di vento,

io petalo di girasole.

 

C’è chi è strada; io sono sentiero.

Chi tela ed io filo

e c’è chi è mano ed io una linea sul palmo.

 

Ci sono occhi e sguardi e mani e dita

per guardare e per toccare.

Per avvicinare ed unire.

 

Ed io non sono che una parola appena sussurrata,

l’accenno, il primo incontro, l’intesa, la mano che si ostina tesa.

 

Io non sono che il primo respiro di un’intensa emozione,

il pezzo di pane sulla tavola imbandita,

un acino d’uva, un sorso di vino.

E mi concedo come pasto o come condimento.

 

C’è chi è cammino ed io sono un passo,

chi è vita ed io un solo giorno;

un momento appena,

un attimo soltanto

davanti all’infinito

 

                                                   (#edoardogallopoesia /0715.05)


 

Autunno



Autunno tu, andante.
Amo questo sole che si allunga su di me.
Sono carezze. Sono baci sulla mia pelle.
Ho raccolto i tuoi frutti succosi,
ed attendo l’uva per spremerla con le mani….
Il bacò nero ed il dolce fragolino.
Le tue labbra rosa sanno di succo di mosto.
Amo queste labbra.
La forma, quella linea che sale e scende.
Quell’angolo e la curva.
Salgo e scollino su sentieri e piccole strade nei campi.
Affianco il bosco.

Erbose discese, muretti a secco,
sassi levigati e scavati dalla ruota del carro.
M’inerpico. Annuso. Tocco la vite.
Colgo un bacio come frutto maturo.
Come l’ultimo acino del tuo grappolo
e ti assaporo, e mi disseto

30.09.16


 

Ed è luce

 

 

Ammiro le piante per la loro verticalità

ed i fiori che adornano in silenzio l’erba

e il morbido muschio che protegge il tronco.

Mi trovi seduto sotto il portico.

Non do più retta alle stagioni,

do spazio al tempo;

e ti riconosco ancora, ora qui ora là

in quel che vedo, in quel che sento.

Tu che danzi tra grappoli d’uva aggrappati a viti ritorte

e margherite dal lungo stelo,

lì nei prati della vita.

Tu come rugiada di prima mattina

che scende foglia a foglia,

scaldata dai raggi di un sole

ancor pallido e timido.

Tu come il legno di queste assi di pino;

tu come il profumo di corteccia intagliata e resinosa,

come il tronco di quella betulla che si sporge curiosa dalla mura,

tu come i rami di questo nespolo irti verso il cielo

e tu come il glicine che si ramifica nel lato più bello del giardino.

Ecco le nuvole basse

a coprire la collina;

respiro la foschia

e mi inumidisce i polmoni.

Ma dentro è tutto un incendio

che brucia le sterpaglie e gli arbusti secchi

per lasciare posto all’erba verde,

al nuovo germoglio.

Dal crine del monte urlo emozioni

che riempiono la valle di echi,

…e tornano, e mi accarezzano…e mi baciano.

 

Ed è luce

e tu radiosa
sorridi.