Un bosco ombroso

Tutto iniziò in quel luogo
Anfratto colmo di vita
Silenziosa
Felci verde smeraldo
Rovi perlati di bacche
Rosse
Come le sue guance
Errava
Tra alberi protettori
E margherite ammaliatrici
Adulante il vento
Soffiava
Eco di passi lontani
Un’ombra ipocrita
Si avvicinava a lei
Ingenua

Le soavi voci delle rondini
Ammutolirono
Sotto i nodosi rami
Di un bosco ombroso.


“Già un po’ manchi”, disse
l’anima ferita, sottovoce.
Non c’era bisogno di correre,
c’era necessità di guarda l’alba
insieme,
pelle contro pelle,
spalla contro spalla.
“Già un po’ manchi”,
parlarono le labbra,
tremanti.
Quasi ineccepibili le dita si mossero,
cercando calore.
Tiepida l’alba sorse,
calma ed implacabile.
“Già un po’ manchi” urlò il sole alla notte,
dileguata e sorda.
Calde le montagne
forgiarono la memoria per la luna.
“Già un po’ manchi”, qui,
occhio ad occhio,
io mi manifesto, come l’aurora e
l’acqua da una sorgente.


Ti ricorderò

Come colui che mi ha reso felice
Anche se solo per un istante
Durato una vita intera
Rammenterò
Il tuo sorriso
Così dolcemente vero
Sereni i tuoi occhi guardavano i miei
Persi di te
Ti ricorderò
Sempre una cicatrice
Triste cullerà i miei giorni
Cosi brevi e fugaci
Rammenterò
Quel tempo trascorso troppo in fretta
Quel tempo immortale
Pieno di sogni e speranze
Non ti dimenticherò
Come non si dimentica una carezza
In un mondo buio
Come non si dimentica un lume
Nell’oscurità dell’oblio
Troppo profonda
Incatenata ad un cuore cucito di te
La tua essenza
Marchiata a fuoco nella mia
Per sempre resterà.