COME TANTI SOLDATI SPAVENTATI

Troppo spesso ho lasciato in giro
pezzi sparsi del mio cuore
per le strade del mondo.
Giacciono feriti, inermi, agonizzanti
agli angoli dei vicoli più fetidi,
rilucono in mezzo ai grandi
viali alberati in primavera.
Come tanti soldati spaventati
con sul viso ancora il segno
della preadolescenza,
quand’era facile immaginare
di giocare alla guerra,
con fucili di plastica e il pum pum delle labbra.
Stanno lì, a inaridire,
prima palpati da avide dita,
stropicciati, poi gettati sul selciato della strada.
Sopra una foglia, una lacrima
vi cade, come per incastonare
il mio prezioso dolore.


RANDAGIA

La notte vago
come un cane abbandonato
in cerca di te.
Non riesco
a cancellare il tuo ricordo,
sento ancora
le tue mani sul mio corpo.
Non mangio,
non studio,
non dormo,
non sono più.
Mi invadi sogni,
pensieri,
azioni,
parole.
Il tuo viso
s’insinua tra i miei giorni.
Perché?
Io neanche ti conosco,
straniero perduto
tra la memoria dei tempi.
Ma la mia anima
Non riesce a rinnegarti.


LUNGA VITA A FRIDA KAHLO!

Come una ballerina vestita d’oro
e di sangue giace inerme
Frida Kahlo, non ancora pittrice,
sul fondo dell’autobus accartocciato.
Unione indecente di carne e metallo,
il ventre squarciato da una sbarra di ferro.
Niente figli per Frida Kahlo!

Mesi di immobile agonia
scavano il corpo e l’anima,
represso l’uno in prigioni di gesso,
piangente l’altra per un amore che tace.
Intanto la madre che prega
«Libera nos a malo».
Nessuna pace per Frida Kahlo!

Sguardo altero e fiero
costretto all’odiosa vista
di se stessa martoriata
partorisce linee, forme, colori.
Una nuova passione innata
lenirà le ferite di un corpo sgualcito?
Niente pudori per Frida Kahlo!

Passione folle, politica, pittura
fra quelle quattro mura a Coyoacàn.
Niente timori nel riversare
anima e corpo sulla tela. A Parigi,
Chicago, San Francisco, “la Grande Mela”,
nella casa azul, un grido si leva alto al cielo:
«Lunga vita a Frida Kahlo!»