A te amore

 

Scrivo quello che porto nel cuore,

Scrivo quello che porto nel petto,

Fa un certo effetto.

Pensare e ripensare

Al tuo modo di parlare,

Quante quelle volte che mi hai corretto,

Che mi sentivo un alunno che al professore porta rispetto.

Poi ti guardavo e sorridevo,

Il calore dentro che cresceva quasi sembrava ch’esplodevo,

Sei la mia musa,

Ed amo quando a volte sembri una gatta che fa le fusa,

Il tuo sorriso,

Meraviglioso sul tuo viso,

Illumina la stanza,

Ti pervade con una certa arroganza.

Penso ancora al nostro modo di giocare,

Come bambini puri senza paura d’amare,

Sei stata come il mare,

Un’onda che passa così forte,

Apre tutte le porte.

Sei stata come una tempesta di primavera,

Non hai lasciato scompiglio ma una visione chiara e vera.

Quasi mi sento serena.

Amo pensarti di tanto in tanto,

E in quei momenti si ferma tutto quanto.

Mi hai insegnato tanto,

Non è un vanto,

Ma il dirti che sarò migliore,

E tu della mia vita eri il miglior colore


 

 

Profumo

 

Questo è il profumo di chi ti sa ammaliare,

questo è il profumo di chi ti sa allietare.

Prendi il tuo tempo,

godi il momento,

Lascia tutti nello sgomento.

Il tuo sorriso,

illumina ogni viso,

di chi si ferma a guardare,

di chi ti può respirare.


 

 

LUSSURIA

 

Immaginare di te non mi sembra impossibile, la tua immagine è indelebile dentro me, tutto sa di te, la tua essenza è in ogni parte di questa stanza. I tuoi movimenti lenti che trafiggono il cuore, i tuoi occhi che penetrano nell’anima. Un dolore unico, non fa male, è piacevole, tutto sembra follia, forse è solo una nuova normalità. Cosa siamo io e te? In questa stanza a sognare di noi, i nostri corpi che si accarezzano, le nostre ombre che ci seguono in questo gioco di lussuria e passione.

 

Questo era ciò che avrei scritto il primo giorno che l’ho vista, lei era impeccabile, abbassai lo sguardo, non volevo ancora incrociare i suoi occhi. Vidi le sue scarpe, tacco medio alto, scarpa nera lucida, le sue gambe erano avvolte da delle calze color pelle, aderivano perfettamente alla gamba, un guanto leggero che le scivolava addosso. Alzai ancora un po’ lo sguardo, il bordo della gonna che copriva il ginocchio. Il suo vestito nero, le fasciava le curve perfette, i suoi fianchi erano perfetti, sembravano disegnati da un’artista. Continuai a guardare il vestito, salendo pian piano con il mio sguardo, questo era leggermente scollato, malizioso ma non volgare, i suoi seni nascosti dal vestito erano prosperosi, una delicata scollatura li lasciava scoperti nel centro. Le spalle rimanevano scoperte dalle sottili bretelle del vestito, la sua pelle come quella di una bambola, ogni tanto si affacciava qualche piccola lentiggine su di essa, le donava infinitamente. Era una dolce sera d’estate. Uno scialle di seta, poggiato sul suo collo le rimaneva aperto con i lati che le scivolano sui fianchi, classe, che classe era, superiore. Non accennava movimenti, sembrava aspettare che io finissi di osservarla. Sulle sue braccia guanti di seta, tornai velocemente verso su per vederle il volto, ma questo non si mostrava, la donna dinanzi a me aveva il capo chino verso il basso, il grande cappello nero che indossava le copriva il viso come per nasconderla. Ardevo di desiderio di conoscere il viso di quella donna che aveva suscitato in me una tale curiosità. Il mio pensiero sembrava fluttuare nell’aria ed uscire dalla mia mente, vagava tra noi, lei davanti a me, così vicina eppure così lontana, tutto era folle, in quell’attimo la follia era normale, anche se tutto non aveva senso, la guardavo, pensavo ancora a lei, lei che mi piaceva immensamente, feci mezzo passo verso di lei con il piede sinistro e mi fermai improvvisamente, la vidi muoversi. Lei sembrava consapevole del mio interesse nei suoi confronti, magari era la mia espressione imbambolata su di lei che faceva in modo che il mio interesse venisse percepito. La guardai ancora, era in procinto di mostrarmi il suo viso, il grande cappello quasi non era più una barriera, era divina, il suo mento perfetto, le sue labbra, il labbro inferiore era apparentemente morbido, corposo, era un film erotico ma senza volgarità. Toglieva il respiro, quasi angelico il suo volto. Naso alla francese, all’insù, piccolo, a patatina, piccole lentiggini leggere si estendevano dal naso a sotto gli occhi, dio, quegli occhi, trapassavano il cuore. Aveva lo sguardo da pantera, Mentre io studiavo lei, lei studiava me, era un controsenso, i nostri sguardi si incrociarono in un reciproco interesse, ci sorridemmo, un sorriso dolce e malizioso, quella leggera malizia che portava uno sguardo d’intesa a diventare di più, il suo sguardo era intenso, ti portava nell’oblio più assoluto, riusciva a non farti capire più chi eri, nero, il suo occhio aveva il colore del buio della notte, l’oscurità avvolgeva quella splendida creatura, sembrava una creatura nata per ingannare e trafiggere il cuore di chi la ama, ero perso nei miei pensieri, quasi sembrava che potessimo scambiarceli dallo sguardo in cui ci eravamo persi. Qualsiasi cosa lei pensava di me adesso era di mia proprietà e viceversa, quello sguardo aveva fatto sì che io e lei diventassimo un tutt’uno. Così fu, lei mi apparteneva, io le appartenevo. Dio se la amavo, era un amore che non puoi decidere, che non sai spiegare e accade per un motivo ma non sai perché, tutto era diventato così difficile da capire, quella sicurezza di essere il cacciatore ma poi la preda mi mandava fuori dagli schemi, non riuscivo più a capire nulla di tutto ciò che stava accadendo, mi aveva catturato, adesso io ero la sua preda. Il suo sguardo mi pietrifica quasi, era pieno di passione, il fuoco caldo dell’amore. Mi faceva stare bene, quasi come un affamato di quello. La mia linfa vitale era diventata lei, mi dava la forza di essere me stesso ma riusciva anche a tirare fuori il mio vero io e non nascondermi davanti a niente, io ero vivo adesso. Per la prima volta perdendomi in uno sguardo avevo sentito la vita scorrermi addosso.