Le rose di Salem e ´´Rania la Nera´´

Salem è una piccola cittadina del Massachusetts, conosciuta in tutto il mondo per i fatti di stregoneria accaduti alla fine del XVII secolo. Ciò che tutti ignorano, o almeno la maggior parte, è la particolare varietà di rose che cresce solamente in questa regione; non è il profumo o le dimensioni la caratteristica peculiare di questi fiori, bensì il colore: le rose di Salem sono nere, nere come l’inchiostro di un calamaio.

Codesta meraviglia può essere spiegata dagli abitanti di Salem, tra sussurri concitati e occhiate terrorizzate, agli stranieri avidi di sapere e ai bambini troppo inclini alle marachelle. Una leggenda risalente alla lontana primavera dell’anno 1692, periodo sanguinoso per quanto riguarda la caccia alle streghe e dove il solo sospetto poteva portare al rogo l’innocente. Nella cittadina abitava una donna, bellissima d’aspetto, di nome Rania Davis. Aveva lunghi e fluenti capelli rossi, vividi occhi azzurri, portamento fiero e altezzoso e immancabilmente indossava vesti color rosso scarlatto. Testarda e di animo forte, non era benvista a Salem: le altre donne erano invidiose della sua bellezza e gli uomini mal sopportavano i suoi comportamenti, a loro detta troppo irruenti e poco consoni per una femmina. Rania viveva sola, in una casupola al limitare del bosco, in sola compagnia di un gatto chiamato Sirius. La gente del villaggio la temeva e la odiava, sospettando che fosse una strega; nessuno di loro aveva mai visto la giovane frequentare le funzioni parrocchiali, la Santa Messa e la Comunione! Inoltre, la sua bellezza era surreale, mai vista tra i comuni esseri umani e, come per confermare i loro peggiori sospetti, condivideva la sua abitazione con un gatto, animale da sempre ritenuto alleato malefico delle seguaci di Satana. Rania, comunque, non si curava delle accuse bisbigliate e degli sguardi malevoli che la seguivano ovunque andasse, ma si stupiva che i suoi concittadini, da rozzi e ignoranti quali erano, avessero visto giusto: ella era veramente una strega, appartenente ad un’antichissima famiglia conosciuta come Lilim, estinta oramai da secoli e della quale Rania era l’ultima discendente. La particolarità delle Lilim era il loro sangue: non rosso vivo, ma nero e fluido come inchiostro, nel quale erano contenuti i loro malefici poteri. Rania desiderava ardentemente un figlio, al quale avrebbe potuto insegnare i rudimenti della magia, ma per ottenere ciò ella doveva sposarsi: generalmente rifuggiva gli uomini, che considerava sciocchi e rozzi, ma per poter realizzare il suo sogno mise gli occhi su Peter Gatsby, giovanotto biondo con gli occhi verdi, figlio di un venditore di stoffe. Il ragazzo rimase conquistato non solo dalla bellezza della strega, ma anche da un filtro d’amore confezionato dalla stessa e fattogli bere inconsapevolmente in un giorno particolarmente caldo. Si sposarono in fretta e furia, ma nella prima notte di nozze, il giovane morì, in preda alle convulsioni. Rania allora sposò, seguendo lo stesso modus operandi, anche Bernard Gallagher, Vincent Bell, Charles Cooper, Thomas Brainsbourne, ma la trama si ripetè per tutti questi sventurati: durante la prima notte di nozze, il novello sposo non finiva di togliersi la camicia che cadeva vittima delle convulsioni e moriva dopo pochi minuti. Rania capì che la causa era lei stessa, la sua persona, i suoi malefici poteri; ella aveva conquistato l’amore di tutti questi uomini con la magia, l’inganno, quindi la prima notte non poteva essere consumata in un’atmosfera di passione pura e sincera. Dopo aver disperato assai e aver quasi rinunciato a cercare un uomo che l’amasse per ciò che era, si imbattè in Kenneth Pearl, carpentiere di Salem. Uomo alto e bello, con i capelli scuri e gli occhi assassini, si innamorò a prima vista di Rania, corrisposto. Essi andarono a vivere insieme nella piccola casupola della strega, amandosi e confidandosi, e Kenneth accettò completamente la natura della sua compagna, senza provare timore. Rania, dal canto suo, non riusciva a credere che fosse riuscita a scoprire ed assaporare, per la prima volta nella sua lunga vita, la magia del vero amore. Erano così felici che fissarono la data del matrimonio! Tutto sembrava andare per il meglio… Ma a Salem gli spiriti degli abitanti erano in fermento: troppi giovani uomini erano morti in circostanze misteriose e ciò era sempre accaduto in compagnia di Rania Davis. La situazione peggiorava di giorno in giorno, finchè non si concluse in tragedia: la cittadina di Salem al completo, per punire la strega, si presentò al suo matrimonio con Kenneth Pearl, e tre uomini robusti, armati di picconi e forche, colpirono a morte lo sposo. Per Rania il mondo finì in quell’istante; distrutta dal dolore, iniziò a versare lacrime simili a petrolio sul suo bouquet di rose bianche, tingendole di nero, e si strappò a ciocche la chioma rossa. Ma gli spietati abitanti di Salem non si lasciarono impietosire: la catturarono e la bruciarono su un rogo allestito in tutta fretta. Prima di soffocare per il denso fumo nero, ella maledì Salem: nessun abitante avrebbe più conosciuto l’amore né avrebbe vissuto una vita lunga e serena. Dopodichè spirò, e le sue ceneri vennero seppellite accanto alla sua casetta, vicino al bosco.

E da allora si dice che nessun fiore sia più cresciuto in quella zona, tranne le inquietanti rose nere , ricordo perenne del dolore di “Rania la Nera”.


 

Ombra di Lupo e Luna di Fuoco

Nelle Grandi Praterie, dove le nuvole viaggiano veloci su sterminate distese erbose e il grido dell’aquila maestosa risuona nelle vallate, si svolse la travolgente passione amorosa di Luna di Fuoco per Ombra di Lupo, due giovani Arapaho; il destino si mostrò crudele con loro. L’antica leggenda dei due sfortunati amanti venne tramandata, narrata attorno ai fuochi d’estate dalle vecchie generazioni, sotto la luce spettrale e avvolgente della luna piena…

Il lupo. L’animale-simbolo, il totem della tribù Arapaho stanziata accanto al fiume d’argento, nei boschi ombrosi di tassi e betulle; queste foreste erano popolate dai lupi, adorati e temuti per la loro forza, velocità, bellezza fiera e selvaggia. Le notti senza luna erano animate dagli ululati, e si tenevano grandi festeggiamenti, per ingraziarsi lo spirito del potente animale. I giovani maschi Arapaho, all’età di dodici anni, ricevevano in dono una zanna di lupo, la quale avrebbe dovuto conferire la forza dell’animale al fanciullo. Quando compivano sedici anni, si svolgeva una cerimonia segreta, riservata esclusivamente ai figli dei capi più autorevoli della tribù; nessuno sapeva come si svolgesse esattamente questo rito misterioso, l’unica cosa certa era che i giovani iniziati, durante le notti di luna piena, scomparivano dal villaggio.

Fu proprio durante la Cerimonia di Iniziazione, così era chiamata, che il giovane Ombra di Lupo conobbe la splendida Luna di Fuoco. Alla tenue luce di un fuoco morente, i destini dei ragazzi si legarono per l’eternità. Ombra di Lupo era figlio del capo supremo del villaggio, l’uomo più saggio della tribù, Nuvola di Selce. Sua madre l’aveva partorito sotto un’abbacinante eclisse, ma successivamente era morta, lasciandolo alle cure del padre, che lo allevò amorevolmente, istruendolo in tutte le arti consone ad un uomo, specialmente nella caccia. Il giovane era cresciuto sano e forte; alto e muscoloso, aveva lunghi capelli corvini, acconciati con penne di falco, e vividi occhi azzurri, come le sorgenti boschive circondate da felci frondose. All’età di dodici anni, aveva ricevuto la zanna di lupo, che spiccava sui suoi pettorali ben sviluppati. La sua natura equilibrata, tranquilla, così diversa da quella degli altri ragazzi del villaggio, attirò l’attenzione di Luna di Fuoco, la ragazza più bella della tribù e sua coetanea. La fanciulla era esile e snella come un giunco di palude, la sua pelle candida come la luna primaverile, i capelli lunghi e castano scuro le ricadevano sulle spalle in riccioli voluminosi e i suoi occhi… Da essi derivava il fuoco contenuto nel suo nome; la tonalità predominante era il nocciola chiaro, ma alla vivida luce del sole apparivano gialli, ricordando lo sguardo della civetta, e nella luce morente del crepuscolo si accendevano di riflessi rossastri, come se una brace ardesse dentro di essi. Gli uomini di tutte le età rimanevano colpiti, incantati da questo sguardo infuocato, da questa ragazza impetuosa e passionale, che spiccava tra le sue compagne come il giglio superbo spicca tra le umili margherite. Luna di Fuoco dunque si sentiva attratta irresistibilmente da Ombra di Lupo, e già immaginava la loro vita insieme, e i loro figli: essi, nella sua dolcissima fantasia, si rincorrevano nelle praterie, bisticciando e ridendo come tutti i bambini. Ella lo spiava ogniqualvolta ne aveva l’occasione, poiché le mansioni degli uomini e delle donne
erano ben distinte. Gli anni nel frattempo passarono, ma l’amore nel cuore di Luna di Fuoco non si spense, anzi, divenne ancor più violento: la sua anima ne era logorata, e nella sua mente non esisteva altro che Ombra di Lupo. Venne il tempo in cui il ragazzo compì sedici anni; in una notte di luna piena, Ombra di Lupo venne scortato dai saggi capi e dal padre nel bosco, dove venne ricoperto da una pelle di lupo, e il suo corpo dipinto con ocra rossa e gesso bianco. Dopodiché, lo portarono in una grotta, all’interno della quale ardeva un piccolo fuoco accanto a un giaciglio di pelli e felci. Sul giaciglio giaceva una ragazza nuda d’incredibile bellezza, con una cascata di riccioli scuri e gli occhi che risplendevano come rubini, accesi dal desiderio mescolato al timore: era Luna di Fuoco. La Cerimonia d’Iniziazione dei giovani Arapaho non era altro che il primo incontro dell’uomo con la donna, il congiungimento dello Spirito del Lupo con lo Spirito della Madre Terra, un rito profondamente intriso di magia, mistero e spiritualità. In quella notte, Ombra di Lupo conobbe la dolcezza della donna, e Luna di Fuoco appagò il desiderio che provava da molto tempo per il ragazzo…

La Cerimonia d’Iniziazione segnò una svolta fondamentale per entrambi. Ombra di Lupo era rimasto colpito da Luna di Fuoco, ma le pratiche magiche che lo sciamano iniziò a fargli apprendere lo assorbirono completamente, facendogli dimenticare a poco a poco l’immagine della ragazza. Infatti, la tribù era composta dai cinque Guardiani, i giovani che partecipavano alle Nozze Sacre; essi avevano il compito di proteggere il loro villaggio dalle incursioni nemiche , e per far questo imparavano la grande magia da Bisonte di Tuono, lo stregone della tribù, che permetteva loro di trasformarsi in lupi durante le notti di luna piena. Luna di Fuoco, invece, si consumava sempre più al pensiero del suo amante; l’amore si trasformò in ossessione, si scordava addirittura di mangiare, e il sonno le era precluso. Spesso si dedicava a solitari vagabondaggi nella foresta, ricercando disperatamente la grotta nella quale si era unita ad Ombra di Lupo. Gli anziani del villaggio erano assai preoccupati per lei: deperiva a vista d’occhio, e non riusciva più a svolgere i suoi compiti come tutte le altre donne. Decisero quindi di rivelarle la sconcertante notizia che un Guardiano del villaggio, come era diventato Ombra di Lupo, non poteva più avere contatti con le donne, pena la perdita della capacità di trasformarsi in lupo e la conseguente espulsione dalla tribù. Ombra di Lupo era consapevole di ciò, e sebbene ne fosse intristito, non aveva nessuna intenzione di rinunciare a tali prodigiosi poteri.

Per Luna di Fuoco fu la fine. La giovane iniziò a spegnersi in una lenta agonia; ella lasciò il villaggio e si stabilì nel bosco, dove, gemendo continuamente e strappandosi i capelli, non distoglieva mai i suoi occhi dalla luna piena, consumata dall’amore violento che provava. Infine morì, pregando gli Spiriti che Ombra di Lupo non si dimenticasse di lei.

E per questo motivo i lupi ululano strazianti nelle notti di luna piena, rivolgendo il loro sguardo malinconico al disco luminoso che porta il nome della sfortunata fanciulla.


 

LA MASCHERA DI SETA NERA

Nel turbinio di forme scomposte,
bianchi e falsi sorrisi dietro oscure sembianze,
lo sfavillio delle luci sulle pareti di specchi,
inutili oggetti vanesi dell’uomo mortale,
scorsi una strana figura indossante una maschera di seta nera;
quale sconforto e quale vago timore
produsse in me tale visione!
Dietro i buchi della maschera non vi erano scintillii di occhi o
sguardi maliziosi,
mi pareva di guardare nelle orbite vuote di un teschio,
e le sue forme, sotto la veste nera
simile a quella di un sacerdote sacrilego,
erano vaghe e inconsistenti.
Quale angoscia quando mi resi conto che mi trovavo
di fronte alla Nera Mietitrice,
che accarezza le guance dei mortali con tocco gelido
e li prende per mano,
guidandoli nell’oscurità perpetua!