Racconto tratto dal libro: “Il fuoco dentro” ( ed. Narcissus,pseudonimo Fiamma Prochet)

IL PRIMO INCONTRO

…. E lui era là.
Solitario e buio in volto, lo sguardo pungente della sfida.. la paura la prese, troppo avanti per poter scappare, troppo consapevole per non desiderare di farlo.
Quando un gruppo di bambini faceva a gara per esser scelto affondando ancor più la spada nei sensi di colpa, nell’impotenza per quelle ingiustizie cui mai avrebbe potuto riparare, e affondando ancor più in quel dolore già provato e vissuto in chissà quale vita.. . .
Fiamma, fortunata da bambina e da adulta, percepiva con tutta se stessa la devastazione interiore di quei bambini, li guardava, e, pur non conoscendoli, si sentiva invadere da un brivido sapendo che avrebbe dovuto dimenticarli subito.

Ma lui no, era lì.

Fermo, immobile come un cerbiatto impaurito con gli occhi infossati e sfuggenti, segnati da profonde occhiaie marroni.
Fiamma non se ne accorgeva ma stava nascendo il primo pezzettino di quel cordone ombelicale che da quel momento sarebbe stato drammaticamente inscindibile.
Non capiva, ma sentiva l’ombra minacciosa ed al contempo la generosità della vita che le concedeva questa possibilità, a lei, proprio a lei quel mistero, quel toccare con mano il nulla ed il tutto racchiusi in un bambino.
Un bambino, era solo questo. Nove anni in pochi chili pelle ed ossa, nel profilo intravedeva lo scheletro del cranio. Una canottiera nera di una taglia sproporzionata per lui lo faceva apparire ancora più magro e sperduto. Dei calzoncini corti, gli scarponcini pesanti di due numeri almeno più del suo e, avvicinandolo, un puzzo forte di sporco.
Ma come era possibile? In una società come questa dove le comunità ricevono soldi in abbondanza per la cura dei bambini ospiti …. il pianto le sgorgava da dentro, la commozione, il senso di protezione ed una promessa: mai più nessuno gli avrebbe fatto del male né lo avrebbe trascurato così, mai più !!

Ancora la paura la assalì, qualcosa di forte ed incomprensibile le si “ muoveva nella pancia” non era solo l’entusiasmo, una strana sensazione, una vocina che da dentro le diceva che era troppo l’amore necessario, che probabilmente non ne sarebbe stata capace; mentre era presa dai suoi pensieri egli la guardò e sfoderò il primo sorriso timido, aprendo un sottile panorama di marciume e decadenza …
Ancora un sottile pezzetto di cordone ombelicale si stava creando.
“Ciao!” – disse – e, guardando Mario con aria di sfida, gli sferrò un colpo a tradimento nelle palle – poi si illuminò di un sorriso angelico; era stato il suo modo di richiedere l’attenzione esclusiva.
Mario spiazzato posò a terra la bimba che aveva sulle spalle, si avvicinò a Daniele che fece un balzo indietro, poi visto che lì vicino c’era una tabaccheria gli propose un pacchetto di gomme da masticare. Daniele lo seguì camminandogli sempre a un metro di distanza, afferrò le gomme da masticare e scappò tornando tra gli altri bambini. Mario si girò per parlargli, ma lui non c’era più. Allora lui cercò lo sguardo di Fiamma che aveva assistito alla scena, lei gli sorrise piena di orgoglio e commozione, ma la sua testa era piena di domande.
Nei giorni successivi, una lotta interna scuoteva Fiamma: “cosa fai?”“Vai via!” le diceva! Ma l’altra parte rispondeva: “Codarda! Se vai via cosa sarà di lui?”
“E che ti importa? Manco lo conosci!”Non era vero.Erano entrati in contatto.
Lui era il suo destino e Fiamma quello di Daniele, comunque sarebbe andata. Avrebbe dovuto lottare per lui e con lui.Trasalì dai suoi pensieri davanti alla porta della comunità, quella maledetta comunità senza volto, senza foto, senza riferimenti … senza che nessuno fosse in grado di accoglierli, di raccontare loro un po’ chi fosse veramente Daniele, quali paure avesse, quali abitudini.. quali amici lo avessero aiutato a vivere e crescere …Quella stessa che per quattro lunghissimi anni non era stata in grado di proteggerlo, amarlo e curarlo. Il suo posteggio.Fiamma sentì la voce di Daniele che urlava da dentro la comunità : “E’ la mia famiglia!!”A ripensarci ora quell’entusiasmo non l’ebbe sentito più per molto tempo, o forse non lo sentì più. L’entusiasmo di un urlo, di un’espressione gioiosa …La mia famiglia! Fiamma non poteva crederci. Qualcosa spingeva quel bambino scuro a provare gioia, e lei era fonte di quella gioia.
Un brivido di paura la attraversò e la scosse. Una responsabilità enorme si stava profilando, la sua vita stava cambiando in un soffio, lei stessa da quel giorno non sarebbe più stata la stessa.
Daniele le aprì la porta, buttò subito serio lo sguardo oltre le spalle di Fiamma e chiese.. e Mario?E’ al lavoro.. ricordi? Oggi usciamo solo noi due e andiamo a fare una passeggiata, Mario viene domani.
Daniele si incupì, ma Fiamma fece finta di niente, entrò in comunità e chiese a Daniele di prepararsi.
Con grande stupore di Fiamma egli si chinò infilandosi dentro un armadietto basso e lunghissimo; ne uscì dopo un po’ con 2 scarpe da ginnastica di diverso colore. L’educatrice accanto a loro lo fece notare a Daniele che si rituffò dentro l’armadietto e questa volta ne uscì con 2 scarpe uguali che contento indossò.
Fuori da lì la sensazione che provava Fiamma era di difficile comprensione: contentezza, anche un po’ di vergogna, al tempo stesso l’impressione di camminare sull’orlo di un precipizio.
Quel piccolo “ esserino” sorrideva ma al contempo pareva devastato, dava la mano e si agganciava letteralmente ma contemporaneamente mostrava antipatia e sfiducia, paura a pronunciarlo e a pensarlo ma portava in sé qualcosa di diabolicamente incomprensibile.
Ma Fiamma si ripeteva che era normale, che ci sarebbe voluto del tempo per costruire una relazione, ancor più un legame.

Dopo solo 3 giorni … da quel primo incontro Fiamma, Mario e Daniele si rividero in comunità ogni giorno per poche ore. Dopo così poco tempo si può essere famiglia? Cosa porta un bambino a formulare quella parola?“Lo vediamo proprio adatto a voi”. Queste le uniche parole spese dai servizi e dagli educatori nei confronti di Fiamma e Mario.Negli anni Fiamma si interrogò moltissimo al riguardo temendo che in realtà l’unico “adatto a voi” non fosse che la totale assenza di altre famiglie..Venne loro presentata la sua storia, tutta la drammaticità di questa, ma non tutto il suo dolore e le sue patologie a dire il vero; nessuno comunicò a quei futuri genitori affidatari che cosa in concreto avrebbe comportato la vita con Daniele. Solo alcuni discorsi legati alle statistiche, alla possibilità che un bambino abusato possa diventare un abusante e bla, bla…Chissà, forse se avessero saputo proprio tutto avrebbero frenato il loro entusiasmo, o forse non avrebbero avuto il coraggio di proseguire. Invece dissero SI, subito, senza esitazioni, pronti e coraggiosi, avidi di intraprendere il viaggio.
Erano così innamorati all’idea di questa scelta che nulla li avrebbe fermati. Poi arrivò il bambino reale, e come spesso accade si passò da quello idealizzato a quello in carne ed ossa, diverso da te, dalle aspettative, dalle teorizzazioni e si passa dalla teoria alla pratica in uno stato ancora di “torpore e rimbambimento”. Mario e Fiamma si dicevano : come facciamo a chiedergli se vuol venire a stare con noi?Lui appena corse loro incontro li prese per mano e formulò :Quando vengo a stare da voi per sempre?Ecco come si fa.
I bambini ci prendono per mano e ci insegnano tutto proprio come è scritto nel “ Piccolo Principe”. Ai grandi bisogna spiegare tutto, altrimenti non riescono a vedere e capire. Miracolo, speranze, Dio, cos’altro poteva portare un bambino così a credere in due estranei tanto da volerci andare a vivere?
……


D.

Sei grande questa sera.
Di te le ombre
han sempre fatto
il passo tetro,
ma il volto,
pur buio da sempre,
ha un piccolo lumino sempre acceso.
Bravo,
sei grande questa sera
il passato resta indietro
l’aria minacciosa e buia
anch’essa si è arresa.
Mentre il tuo canto s’innalza
attorno a te
lacrime di commozione..
sapessero
quanto dolore scorre nelle tue vene!
Sei grande questa sera.


MAMMA

Un respiro lieve
accanto a me
perenne,
come perenne
sapevi essere tu
fatta di pura sostanza,
ove nulla è inutile in te
lieve battito d’ali
al tremore di una candela,
eccoti,
meravigliosa e fiera
la tua ultima danza
della falena.