Poesie
Ricordo amore
Do avvio alla tua esistenza.
Mi ravvisi di inadeguatezza.
Mal ringrazio questo seduto tempo.
Vi presta ascolto ad un pezzo d’anima.
La mia.
Guidarlo vorrei,
lungi vorrei
dallo scorrere di questi miei,
più posticci arrangiamenti.
Tessono comune i miei pensieri,
prendendo per mano questo mio scrivere,
vi adagiano i miei
più sentiti bruciori,
in tal maniera,
sì ragazzina e manifesta.
Temo,
renda lenzuola
anche le mie fila interne.
Mi corruga le membra,
scucendomi in chiarezza.
Disfatta,
mi restituisco.
Ti rammento con fare vitreo,
s’illudono i miei sensi
di procedere in siffatta maniera.
Tocco materia rievocata,
per dar riposo ai miei pensieri
e compostamente quadrata
lo eseguo,
come il pezzo d’una comune
carta rimacerata mi siede davanti.
Credo,
rileghi il posto
del mancato amore manifesto,
si sguscia del suo amor proprio
e mi restituisce che brividi
in forma embrionale.
La più congeniale.
Mi parla di un cedere inanzi alla vita.
M’anima,
assieme al suo ricordo
rimaneggiato infinite volte,
ricordo amore,
il nostro,
nella sede dei miei intenti
so essere
amore.
Primo incontro
Incespicavo con te
su un noi,
il cui noi,
d’ appena noi,
vacillava il mio solitario credo.
Un bacio molesto
per inizio
un motore acceso incerto
per secondo
e il tuo timido sguardo,
sotto la castana barba.
Mi rendevano quei pochi minuti
così grevi
di penuria d’amore.
Eravamo che agli inizi,
di un ladro pomeriggio di scambi.
Inizi maldestri,
tessuti gofffi.
Goffi pure
erano,
quei panni di primo incontro messi.
Concordai con te,
senza remora alcuna
a tal prospetto d’amore fatto
<< Rappresentazione ilare d’insieme.
Noi.
Tre sole lettere che mi pare d’udire appena.>>
Mandorlati pozzi
Pozzi mandorlati
m’ apparvero
sin da subito gli occhi tuoi,
teneramente pozzi
fra un atto umano e l’altro d’esplorarmi.
La mia figura fissavi,
fierezza di portamento avevi,
in un’attesa vinta ab origine.
Gli occhi tuoi,
mandorlati pozzi
erano d’una pasta buona agli occhi miei,
i tuoi.
E quel triangolare affarino che avevi per naso?
Mandorlati pozzi barattava con te
liete ore di profumo
con tal canzonatoria maestria.
Fisici tratteggi,
mandorlati pozzi
i tuoi,
d’un animale
che d’umano,
s’era già fatto veste.