Ricordo amore

Do avvio alla tua esistenza.

Mi ravvisi di inadeguatezza.

Mal ringrazio questo seduto tempo.

Vi presta ascolto ad un pezzo d’anima.

La mia.

Guidarlo vorrei,

lungi vorrei

dallo scorrere di questi miei,

più posticci arrangiamenti.

Tessono comune i miei pensieri,

prendendo per mano questo mio scrivere,

vi adagiano i miei

più sentiti bruciori,

in tal maniera,

sì ragazzina e manifesta.

Temo,

renda lenzuola

anche le mie fila interne.

Mi corruga le membra,

scucendomi in chiarezza.

Disfatta,

mi restituisco.

Ti rammento con fare vitreo,

s’illudono i miei sensi

di procedere in siffatta maniera.

Tocco materia rievocata,

per dar riposo ai miei pensieri

e compostamente quadrata

lo eseguo,

come il pezzo d’una comune

carta rimacerata mi siede davanti.

Credo,

rileghi il posto

del mancato amore manifesto,

si sguscia del suo amor proprio

e mi restituisce che brividi

in forma embrionale.

La più congeniale.

Mi parla di un cedere inanzi alla vita.

M’anima,

assieme al suo ricordo

rimaneggiato infinite volte,

ricordo amore,

il nostro,

nella sede dei miei intenti

so essere

amore.


Primo incontro

Incespicavo con te

su un noi,

il cui noi,

d’ appena noi,

vacillava il mio solitario credo.

Un bacio molesto

per inizio

un motore acceso incerto

per secondo

e il tuo timido sguardo,

sotto la castana barba.

Mi rendevano quei pochi minuti

così grevi

di penuria d’amore.

Eravamo che agli inizi,

di un ladro pomeriggio di scambi.

Inizi maldestri,

tessuti gofffi.

Goffi pure

erano,

quei panni di primo incontro messi.

Concordai con te,

senza remora alcuna

a tal prospetto d’amore fatto

<< Rappresentazione ilare d’insieme.

Noi.

Tre sole lettere che mi pare d’udire appena.>>


Mandorlati pozzi

Pozzi mandorlati

m’ apparvero

sin da subito gli occhi tuoi,

teneramente pozzi

fra un atto umano e l’altro d’esplorarmi.

La mia figura fissavi,

fierezza di portamento avevi,

in un’attesa vinta ab origine.

Gli occhi tuoi,

mandorlati pozzi

erano d’una pasta buona agli occhi miei,

i tuoi.

E quel triangolare affarino che avevi per naso?

Mandorlati pozzi barattava con te

liete ore di profumo

con tal canzonatoria maestria.

Fisici tratteggi,

mandorlati pozzi

i tuoi,

d’un animale

che d’umano,

s’era già fatto veste.