Zona cesarini

L’aria gelida penetrava le ossa;
il sole fuggiva dall’orizzonte;
scorrevano ansiosi i minuti nelle morse dei cuori
quando la celeste geometria di una traiettoria
riempì la sera di una calda illusione.

 

 

 

La nebbia

La nebbia
sognante
veleggia nell’aria.
Allegra
circonda
signori un po’ grossi.
Poi muta
e più seria
nasconde le cose
che sbucano in fretta
dal cuore di lei.

 

 

 

Il forestiero

Gli occhi della sera apparivano all’orizzonte e le prime ombre inghiottivano la valle rincorrendo l’ultima luce, quando l’irreale silenzio della piazza fu solcato dal meccanico rombo di un motore.
La macchina avanzava solenne e impacciata, riflettendo fra le rotondeggianti forme di vetro e di metallo, noie di ringhiera e squarci di muro, nuvole lontane e scale contorte.
Ad un certo punto terminò la sua corsa, fra echi di polvere, che si dileguarono in un’aria tesa, dal respiro contratto.
Trascorse un breve silenzio gravido d’attesa prima che la portiera proiettasse nell’incerta intensità del controluce le sembianze di una figura umana.
Il forestiero indossava un cappotto abnorme e quasi goffo nel suo gonfiore, che contrastava profondamente con l’eleganza e l’orgoglio del volto.
Nel sorriso beffardo vi era come un brivido malvagio, ma nello sguardo vi era la profonda malinconia di chi ha perduto qualcosa di irrimediabilmente bello.