La città svanita

 

La notte violentata da una terra che ora ha fame,

diavolo crudele di una forza così immane.

Che non guarda in faccia a uomini o bambini

che non risparmia madri e non si piega,

neppur dinanzi agli occhi nudi dei piccini.

Si sgretola una scuola, si squarta una caserma,

la torre in centro cede e lei ancora non si ferma.

Anime buone che cercano vite,

tra le macerie, con forze infinite.

Si cerca ancora tra i suoi martirii

ma son solo fievoli estremi respiri.

In un tempo ormai scandito dal fremito di scosse dannate,

resta solo la speranza

di contar vite salvate.

Una nazione che trema, che resta ferma e impietrita;

oggi qui finisce e qui comincia

la triste storia della città svanita.

 

(Terremoto Amatrice 24-08-2016)


 

Immortalai quell’attimo

 

E pittoresca fu l’immagine negli occhi miei riflessa,

nel giorno in cui finanche il sole,

parea mostrarsi in timidezza.

 

Gemito di vita, nel silenzio, amor diffonde,

e come candida,  una rosa Ella,

fra i suoi seni, al core,

il figlio mio v’accolse.

 

Spazio non vi fu per meditazione alcuna,

ma solo di compiacermi immoto

mentre l’animo s’invola;

 

e immortalai quel’attimo,

‘sì come allor, che l’amor mio al suo si strinse,

e di rugiadose brezze il viso carezzò e dipinse.


 

Amletica esistenza

 

Sempre più perduto,

fra le tortuose vie dell’essenziale,

il mio animo si strugge;

Senso profondo di una esistenza,

che s’intuisce appena e di continuo sfugge