I maestri dell’oblio

Si può fare quasi tutto quando si è invisibili,
impazzire, tagliare la corda, amoreggiare con le nuvole.
Si può tendere un tranello alle ombre,
si può giocare a scacchi con la Morte,
senza che ella possa darci scacco matto,
e ogni azione può essere improvvisa come un diluvio universale,
dato che nessuno ci vede, non c’è esistenza
né le gravide conseguenze dell’agire.

Esseri invisibili è essere soli,
mentre il gran mondo fa spallucce di noi e di tutto,
i maestri dell’oblio ci cancellano.
Dopo di noi l’universo.
E prima di noi
ogni nozione di infinito.

E non ci sarà più Leopardi
davanti alla collina,
non c’è mai stato.


Lucciole

Luce sui campi incolti dove
sono stato generato una notte
dall’amplesso di stelle erbose.
Due volte luce sui campi incolti,
alla periferia dello sguardo di Dio.
Le orbite dell’alveare mi fissano,
e fra le fronde topi mi guidano
all’istantaneo chiarore di lucciole,
all’estinguersi del vico che porta
a un afrore di capre rinchiuse.
E il letame cumulo lontano
al cielo innalza l’ombra
del rivelato senso di nascita
al me stesso olfatto che scopre:

la prima impressione è dolore di cane.

Rendez -vous con l’infinito ancora,
oltre la saggezza di formiche e bruchi
forse nella follia stupita del baco,
che rinuncia a sé, per il volo sacro.


Motivi

Perché scrivi?
Dannato che hai smarrito lo scrigno dove
il silenzio è una preghiera esaudita.

«Scrivo perché la vita scorre
fra le dita come sabbia
di clessidra; scrivo perché è un grido
lungo un millennio di segreti.
Scrivo perché è l’immensità
che passa attraverso una cruna.
Scrivo perché nessuno mi ascolta
e chi mi ascolta diventa nessuno.
Scrivo perché è una danza
folle sopra una lastra
di ghiaccio sul punto di rompersi.
Scrivo perché non mi rassegno
al silenzio che attraversa
il deserto della mente umana
in cui ogni parola è miraggio d’oasi.
Scrivo perché ogni parola ha un’ombra
in cui si rinnova il mondo.
Scrivo perché è tutto e niente
e io non so distinguere.
Scrivo perché è un lancio di dadi
destinati a rotolare all’infinito.
Scrivo perché non so
quanto è profondo il silenzio,
quanto è amaro Dio
e quanto è vuota la notte senza te.»