ALLA ZIA LINA

Grandi occhi di bambina
curiosamente spalancati
su un mondo ormai vecchio per te,
eppure sempre nuovo:
perché tu metti sempre
veste nuova per lui,
zia Lina.
Un’ombra di tristezza
ha solo smorzato
l’ottimismo della tua bocca.
Ma l’antica arguzia,
incarnita
sotto la scorza appena mutata,
sempre attende
(quasi un alibi)
la provocazione.

La tristezza non ti avrà.
Tu sopravvivrai alla tristezza
benché ti abbiano imposto
veste di zingara.
Perché in te è amore
della gente, dei luoghi, della vita,
delle cose, del tempo…

Come fresco baccello
il tuo animo cela
saggezza e gioventù.


INTERMEZZO 7

Nel riverbero del mare, gabbiani;
chiudono l’orizzonte monti azzurri.
Io, sono io? o forse non lo sono,
forse sono una cosa, come il resto.


 

LUCY

Io leggevo i miei versi;
tu ascoltavi in silenzio
su quella spiaggia muta di novembre.

Io leggevo a bassa voce,
tu mi guardavi con occhi teneri.
Io leggevo al tuo fianco
ma ero lontano, oltre il freddo orizzonte.

Tu mi ascoltavi intenta
mentre leggevo il mio amore
che non era per te.
Nei tuoi occhi era il fremito del mare;
come fiume fluivano i miei versi.

Io leggevo a voce bassa.
Il vento portava via il mio amore,
ancora via, lontano, oltre le dune di sabbia.

I tuoi occhi erano dolci,
erano dolci e gravi.
Sbocciava su quella spiaggia di novembre senza fiori
il fiore del tuo amore,
il tuo fiore, per me.

Io leggevo quei versi nella tua ombra
su quella riva muta di Simìus.
Il vento intrecciava i nostri capelli.

Io ti sedevo accanto, il mio sguardo era lontano.

Ci separavano quei versi, come un muro.