Disgelo

Come pensieri a lungo trattenuti

i cristalli di ghiaccio si sciolgono

e lasciano spazio all’asfalto

delle nostre vite moderne.

Il sole torna a brillare

nelle cupe giornate d’inverno

e tutto sembra più bello

anche il fango acquista sapore.

E il tramonto si allontana,

tutto è più nitido

sembra quasi non esistesse

fin quando il buio regnava.

Ma tutto era lì

lo è sempre stato

ma l’occhio umano è debole

e ancor di più lo è la mente.

Così riprende la vita

affare d’illusione.


Solitario

Solitario,

come una partita di carte

senza un avversario

come quel treno vuoto

sui binari umidi

di una sera d’autunno

come le grandi scalate.

Ascolto il silenzio

che oggi vorrei coprire

ma i rumori della città

non bastano più.

Così ritrovo me stesso

nella fatica solitaria

correndo verso la meta

lontana e faticosa

senza agi né conforti

vicino all’orlo profondo

come all’ultimo capo.

Vedo là sotto la strada

ma ormai sono troppo avanti

per tornare sui miei passi.

Invidio e compatisco

chi sfreccia là sotto

su un percorso sempre retto

battuto da migliaia di ruote.

Poi do uno sguardo intorno

e subito riprendo il passo

senza sapere cosa troverò

dietro la prossima curva.


Astianatte

Padre, urli, dove sei, padre?

Eppure non puoi parlare, eppure ti sento.

Se fossi stato qui, non sarebbe accaduto, padre.

Il lamento funebre strazia le membra.

Ho potuto davvero? E’ Successo davvero?

Cosa merita un uomo, un cane come me?

Perché, accecato da un odio senza radici

compiamo ogni giorno crimini orrendi?

Cosa ci spinge a odiare, a non vedere

a distruggerci, a renderci simili ai demoni?

Mi stringo forte le mani contro le orecchie

ma non riesco a zittire il lamento

non riesco a calmare questa voce.

Mi assorda, mi riduce in lacrime, dolore.

Sanguina il mio cuore, mi guardo intorno.

C’è solo morte, c’è solo distruzione, armi.

Polvere, macerie, terra arida, odio, buio.

Vieni con me, ti prendo a spalle, corriamo!

Faremo vedere ai nostri padri l’amore

che vince le guerre, la fratellanza e la pace.

Ma è troppo tardi, il tuo corpo giace

esanime, ma urla ancora, come il padre.

Come il padre di tuo padre, come un padre

che lotta per salvare i propri figli.

E questa maledetta lotta si trasmette

e ci contagia nelle generazioni.

Prendimi per mano, andiamo via.

Io sono colui che ti ha tolto la vita

Il mio nome è Neottolemo.