Origini

Sò sempre visto quilli che scrivia
la musica scappata da lu core,
oppure componea ‘na sinfonia
e ‘n testu interu pe’ parlà d’amore;
o ancor de più ‘na statua te sculpia
o ‘n quadru dipignea pieni d’ardore,
come ‘na frica, piena d’allegria,
ma soprattutto piena de stupore.
E me sò sempre detta: « ma ‘n gorbacciu!
manco pe’ ‘n atra vita jje la faccio.
E’ bravi quissi, pieni de talentu,
se lo sapessi fa’ sarrio ‘n portentu»!
Certo però, se vojio fa’ l’onesta
e di’ le cose porbio come stanno,
ch’agghjo ‘na dote che me rènne artista,
‘na cosa che confesso co’ l’affanno,
ch’era privata e mo’ la metto in vista
speranno che sia dono e non sia danno.
So fa’ sta zittu quello che c’ho in testa
e le parole lentamente vanno.
E’ presunziò volelli chiamà versi?
ma se faccio parlà l’anima mia
li risultati dè li più diversi
a vote scappa prosa, atre poesia!


Non sei sola

Ho paura di questo baratro
perché anche se ci sono già stata
non ne conosco ogni singola oscurità.
E poi era il mio,
e mentre vi precipitavo dentro
non ne ero consapevole,
sembrava vita.
Una mano era lì pronta, ed una voce rotta
che in tutto quel silenzio gridava:
«ora risali, sono qui»!
Ho paura del tuo baratro
perché so quanto fa male
ma lo scorgo nei tuoi occhi
e sperimento il senso di impotenza.
La senti la mia voce da lì?
La vedi la mia mano tesa?
La vita vale sempre la pena,
la tua unicità non ha uguali.
Ho paura del tuo baratro
ma scelgo di entrarci.
La luce della mia speranza,
l’indistruttibile fiducia che ho in te,
la forza dell’amore infinito
saranno le rocce sporgenti
a cui potrai aggrapparti, se vorrai,
quando sceglierai di risalire.
Poi basteranno i tuoi sogni.


Pensiero in movimento

E se ciò che comunemente chiamiamo sogno altro non fosse che un ricordo
che si affaccia al cuore, prima che alla mente, e chiede di essere realizzato
perché frutto di una scelta compiuta prima ancora di essere noi?
E se l’intuito, troppo spesso ignorato, altro non fosse che il mezzo
che ci è dato in dotazione per rammentarci che ciò che è invisibile agli occhi
non è meno reale di ciò che crediamo di vedere?
In un mondo talmente limitato se paragonato all’infinito che è dentro di noi,
siamo invece noi a sentirci piccoli e così terribilmente finiti.
Celata dietro la paradossale verità dell’ipocrisia c’è l’ignoranza,
voluta ed invocata affinché lo sguardo si volti verso il basso, e non affiori mai
la certezza della divinità che ci appartiene.
Non perché nostra come diritto, ma perché essenza di ciò che siamo.