Animati

Sciogli i capelli
sciogli i nodi dell’invidia
guarda lo scalino più alto del podio,sorridi
voltagli le spalle,vattene
camminando sulle mani
sulle felici callosità dell’anima
remando sulla zattera del divenire,rotondo
mai spigoloso,mai pressante,mai eccitato dalla fretta
mai mosso dal giudizio e dall’aspettativa
la vita non aspetta ma niente si aspetta.
Ridi della calca attorno al trofeo,
è dimora instabile il gradino più alto,
i piedi si pestano,i gomiti si fanno spazio e la fronte si corruga
le mani vorrebbero aggrapparsi ma il sangue non collabora
Ridi dei cordoni ombelicali che si fanno cravatte
sempre soffocanti,sempre più strette
sempre più insensate
sempre più insaponate
sempre più sporche.
Riderai scorgendo la coscienza di te,
eterea consapevolezza d’essere e meritare un posto
solo tuo, sempre e solo il primo.


Ancora di notte

Il bisogno ti abbraccia, soffocante.
Il bisogno ti coccola, angosciante.
Il bisogno conferma una paura
restringente, come il tempo
come la colpa illogica che annoda le corde vocali.
Aspetto l’alba alla finestra
per non uccidere la notte chiara
con incubi più scuri delle strade,
delle occasioni perse delle mie occhiaie.
Per non uccidere le notturne note aspetto
di riavvolgere pensieri in pellicola,
liane di irrazionalità tese tra me e la mesosfera
aspetto l’alba
l’impressione del tuo profilo sul cuscino
sintetico
come la mia indole ubriaca di sensazioni
di che tipo no, non ha importanza
aspetto la certezza,
della luce o della pioggia no, non ha importanza.
Aspetto la calma del guerriero
la frenesia dell’inizio,
aspetto che torni la realtà per ripararmi nel sogno.
Aspetto che le rane concludano la loro aria
melodica insistenza sulla pazienza mia
mentre il davanzale non accenna a suicidarsi
la speranza accenna un raggio e
il fango un sorriso.
Esco a fare due passi.


Dove si comprano le parole?

Sei come macchiato di verità
come toccato nell’inesplorato della mente
dal disegno stupefacente dell’iride
genico mandala che si fa profondo
rassicurante
come te
mai incompleto, mai arrendevole
vagabondo
come me
e il ragionar distorto
contorto come uno stomaco che grida
la paura di restare
solo
con sogni puntiformi
prestati a qualcun altro
e mai ripresi.
Sulle parole fuori mercato piovono congetture infinite
da recuperare tra pensieri troppo fitti
in questa giungla fiera e selvaggia,
scudo del pensiero mai contaminato dall’ovvietà,
cerco l’albero del mio foglio,così
col vento ti spoglio e quello sei tu.