Non fu che un grido

Non fu che un grido
in grotte remote:
Cupido
non tese l’orecchio.
(Per quali pelaghi
s’avventurò
il sentire!)
I sacri incensi
d’Amore
ora ascendono al cielo,
offerto
esangue al nume
il sacrificio.


Anche tu fosti mortale

Anche tu fosti mortale,
Amore
che incendiavi i violini!
Peristi
sotto un manto di neve.
Anche le tue rose
appassirono,
sempiterne eppure
effimere!
Cosa n’è adesso
dei giorni antichi,
e della purezza lattea
che sorvolava
i colli e i prati
in fiore,
portata dal carro del Sole?

Ed albeggiò nei tuoi occhi
troppo scuri…
timida era l’alba:
si spense
nel pianto e nel fango.
Ed albeggiò nei Balcani
troppo lontani:
gridò σ’αγαπάω…
σ’αγαπάω…
La sua voce
non fu che pianto.

Oggi per tanto silenzio
è meraviglia:
perché si sciolse il canto…


Vagito d’abbandono

Il mio vagito
d’abbandono
muto è

al plumbeo cielo.
S’intersecano i cieli e gli uomini:
si slacciano
alle ultime sillabe
scambiate per sempre.