Nel rifugio dell’infanzia

Quel tempo mi ha sempre trovata
tra i fumi di fuochi lontani ormai spenti
in cerca di piccole luci.
Scintille a soffiare nel cuore,
a riaccendere sguardi puliti.
Negli occhi, da remote emozioni rapiti,
vissuti offuscati, da lacrime innocenti traditi.
D’incanto m’avvolge la cenere antica
aprendo alla mente il rifugio d’infanzia smarrita.
Pare una fiaba dormiente,
una coltre di tenera erba in fiore.
Disteso, riposa il suo regno per sempre.
Della memoria nostalgico il ricordo
a risalire dalla sorgente.
In quel lontano nascere,
il giorno era un crescendo trasparente.
Lieto il pensiero
a spolverare di allora ogni semplice cosa,
respirato stupore di un incanto che muore.
Dell’infanzia era carezza caduta sul cuore,
nella sera un battito nuovo a sognare.
Rincorre il mio presente quella gioia costante,
ritratto che copio sul viso distante.
M’aiuta l’amore che osservo all’indietro,
profonda espressione sul tempo che avanza,
tenera presenza da rughe nascosta.
In un angolo spensierato ancora sfavilla,
dei miei occhi è immutabile sorriso di bimba.


Sul silenzio

Eri steso su di un fianco,
ti ho sfiorato per svegliarti
ma il tuo corpo non si è mosso.
Piccolo passero, caduto sulla pietra del riposo,
hai cantato sul silenzio la preghiera della sera.
Sopra l’angelo che giace, troppo inquieta al tua voce,
troppo fragili le ali nel tramonto di chi tace.
Poi la notte ti ha sorpreso
e nel coro della pace ti ha portato.
Ti riparo come posso, in un angolo tra il sasso.
Mi emoziona un po’ quel posto,
mi ricorda un sepolcro.
Lampi e tuoni in arrivo, ti accarezzo e poi fuggo.
Son tornata in preghiera l’indomani verso sera.
In quel posto non hai croce, porto un fiore di parole.
In quel luogo improvvisato,
neanche il sasso ho più trovato.
Punto gli occhi verso il cielo
che di bruno ora è vestito
mentre in volo il mio pensiero
attraversa l’infinito.


L’oasi di un poeta

Hai nascosto parole ormai fragili
dove nessuno le può frantumare,
amano la luce ma chiedono pace.
Volevi spargere fiori per strada,
lasciare emozione nei passi di chi cammina.
Rincorsa dalla gioia volevi essere farfalla,
volare in quel gioco che chiami del silenzio,
posarsi su di un cuore, ascoltare l’emozione:
intoccabile presenza colta in un istante,
visibile mancanza che torna in quel frangente.
Volevi essere specchio sul mare
per aver addosso stelle da raccontare.
Su quella vetta a toccare il cielo,
a rubare un po’ d’azzurro,
foderare di sereno ombre scure di un destino.
Ti sei posata su quel bianco che tace
a raccogliere fiocchi di parole,
di quella fiaba volevi essere la voce.
Di preziosi ricordi ti sei vestita
per onorare il tempo in cui
la ricchezza di valori camminava al tuo fianco.
Nel cuore quel tesoro a illuminare il tuo percorso.
Alla signora notte hanno oscurato la veste;
tu, frammento di stella
a cadere là dove hanno spento la luce.
E quando il sogno ti ha sognata
su antiche nuvole ti ha adagiata
per ascoltare il cuore di chi, illustre pensatore,
ha donato alla terra estesi campi d’emozione.
Versi maturati che mai andranno persi,
il suo raccolto a nutrire il granaio delle menti.
Sul freddo marmo ti sei scolpita
per dormire accanto a chi riposa da solo.
Dell’eterno sonno volevi essere speranza,
essere tenera carezza ogni volta che si sveglia.
Di quella foglia autunnale sei diventata l’ascolto,
volevi incollare la sua preghiera nei cieli della sera:
diventare stella di un tramonto steso a terra.
Volevi essere….. ancora tanto da raccontare,
dirigere sul foglio le tue parole
cadute dalla mente sullo spazio bianco a comporre.
Volevi essere nelle parole che hai nascosto;
nel mio profondo il sole ti ha trovato.
Ti ho sentita, sussurravi al cuore della gente;
si è sparsa l’emozione.
Poesia, la tua luce è una virgola di pace,
una pausa nell’oasi di un poeta
che narra il suo silenzio al profondo che l’ascolta.
Amore, incanto e malinconia
a dissetare l’anima che sul foglio si racconta.


Di rosa e d’autunno

Ultimo bocciolo di rosa
sfiorato appena dalla rugiada
col capo chino color d’autunno
ascolti il silenzio che ti circonda.
Sembri pregare, implorare il suolo ai tuoi piedi
indurito da una stagione arrivata puntuale,
come per te a maggio, tempo del tuo fiore.
Temi il freddo che avanza,
il suo tatto t’invecchia.
Aspetti l’inverno impaurito
mentre il tuo essere si scolora.
Il tremore dell’attesa strofina il tuo profumo,
muore lenta la speranza di donarlo ancora
a chi inalandolo felice ti sfiora.
La tua fragilità mi travolge.
Rivedo nel mio cuore un amore importante;
anch’esso temeva il freddo inverno,
non rivide più la primavera,
ma in quell’autunno raccolse i frutti
che la mano dell’amore gli tendeva.
Colmo il suo cuore, s’addormentò
traboccante di amabili parole,
convinto di aver accanto a se per sempre
quegli occhi sorridenti ormai orfani di padre.
La mia preghiera lenta e muta
s’innalza nascondendo la tristezza
per non sciupare a te la gioia
della mia tenera carezza.
Ti ho strappato all’inverno.
Ti tengo disteso sul letto di uno sguardo.
A quella foto che osserva il bene amato
ho regalato per sempre il tuo mutare;
resti con me, meravigliosamente autunnale.
Delicato e un po’ stropicciato,
sei di quel tempo la tenerezza,
sei della sera preghiera nel cuore
mentre bacio l’amorevole sguardo prima di dormire.


Sul ponte di Christo e di Jeanne-Claude

Innumerevoli passi a toccar nudi l’emozione; dai miei,
si è arrampicata fino al cuore mettendosi a disegnare.
Timide linee delicate, tratti leggeri in punta di piedi
a unire sull’immagine il silenzio dei miei pensieri.
Sulla scìa arancio cangiante
ad osservare la bellezza circostante.
Nei miei occhi il riflesso della sua luce
a vedere oltre la realtà e sognare.
Passeggiando nel suo incanto
quel raggio di sole mi è arrivato dentro,
ha risalito la mente fino ai confini dell’immenso
dove a proseguire è dell’artista un caro sentimento.
Il suo riposo, dallo splendore svegliato,
a specchiarsi in quel luogo dal percorso dorato.
Ad affacciarsi la mia mente
sull’invisibile che in un istante
aprì lo sguardo e uscì d’amore:
splendido sul ponte a meditare,
ad ammirare di quella stella
il riflesso sull’acqua a galleggiare.
Attorno aleggiava l’essenza di un’emozione nascosta,
baciata dall’acqua, cheta a cullarsi la sua presenza.
Meravigliosa di quell’arte è l’immagine soffusa che mi resta:
un ponte sull’anima per raggiungere la meta
dove elevata sta la ragione e il piacere infinito che aspetta.


Mercante d’emozione

Spessi coriandoli bianchi
volteggiano silenti.
Che fiaba appare agli occhi
dopo pochi momenti.
Che incanto quel silenzio,
che pace nel suo pianto.
Nevica sul cuore
che la carezza sente
di tenero bianco amore.
Sotto il mercante d’emozione
ameni battiti a spuntare
come di meraviglia i bucaneve.