MADRE

Donna: vegli sul tuo grembo il frutto che cresce,
percependo il suo più piccolo respiro o movimento,
ti lasci trasportare più in là,
quasi a voler già palpare il concreto che verrà.
Madre ora già sei: vegli su quel piccolo
Che non sa ancora distinguere il mondo.
Premurosa d’insegnare tutto:
le parole, i pensieri nella mente del tuo essere.
Ancora affanni e preoccupazioni
Si susseguiranno innumerevoli,
fin là ed ancora oltre te stessa.
Madre: tu che hai dato la vita,
illumina ora il cammino,
porta l’amore al mondo che verrà.


PAESE

Risuona nell’aria il rintocco delle campane dell’Ave Maria,
mentre cala la sera.
Là in mezzo sta il campanile,
quasi a voler dominare le case che sono nate attorno,
l’aria si profuma del fumo dei comignoli,
quasi pare nebbia,
ed il paesaggio assume il colore dell’autunno.
Silenzi avvolti da un tenue mantello
E suoni che già appaion lontani.
Oh! Paese che riaccendi in noi una magica atmosfera,
fatta di mille sfumature e di mille sapori.


L’ANZIANO ED IL BAMBINO

Qual profusa grazia
C’è nell’anzian che osserva il bimbo.
L’un gioca, noncurante dell’avvenire.
Giusto esser così.
Mentre l’anzian va zoppicando
Prender il lungo sigaro
E sprofonda un pochino sull’ormai vecchia poltrona
Nell’angolo della camera.
Sì, ormai tutto lo spazio lo cede al bambino
E tutt’e due son felici
Ma di due felicità diverse.
Anch’io vorrei tornar bambino come te
Per potermi ancor chinar sui multicolor birilli
E farli schioccar come te.
Il bambino sembra non stancarsi mai,
fin quando non si addormenta sulle ginocchia dell’anzian,
ed allor passan i dì
e l’anzian alzandosi lentamente dalla poltrona pensa:
ecco, io ti ho preparato questo mondo.
Tentennante si volta
prima di uscire dalla camera,
vorrebbe disappanar ancora una volta i vetri,
perché quel bambino avesse ancor più luce.