DIMENSIONI:

Mi avvicino al fiume che scorre placido nel suo letto di ghiaia. Osservo come se mi affacciassi ad una finestra e quello che i miei occhi riescono a vedere è l’incontro di tre dimensioni, proiettate come in uno schermo.
Vedo l’acqua mossa dalla corrente che crea miriadi di piccoli vortici in superficie, entro più in profondità e osservo le chiome degli alberi riflesse in un cielo sottosopra, infine, si presentano ai miei occhi tutti i sassi stretti uno all’altro che sono lì da un tempo immemore e che aspettano ogni autunno l’acqua che li bagni.
La visione si fa più ampia ed ora il mio sguardo coglie tutta la natura che si fonde come in un magnifico quadro metafisico.
Vedo le pietre sospese tra le foglie degli alberi, vedo l’acqua che scorre su in alto nel cielo ed io, se mi affaccio a questa finestra, finalmente mi vedo in cielo, in terra e in ogni dimensione.


LA COMUNE DEI FIORI:

Quello che vedo stamattina sono i miei fratelli fiori che vivono in questa stagione, lunga e calda.
Lì i fiori della malva, tante giovani ragazze che si cercano e insieme avvicinano le loro corolle rosa a petali indaco dei radicchi, ragazzi forti su esili steli, al massimo del loro splendore.
Più in là poco distanti tante campanelle bianche, un gruppo di bambine che giocano, mosse freneticamente dalla brezza mattutina.
Lì vicino, ragazzine di un altro rione, più grandicelle, si divertono sfiorandosi le piccole bianche corolle che si innalzano sopra altri fiorellini. Stanno osservando e spettegolando di quei ragazzi laggiù, un gruppo di petali gialli del tarassaco.
E che dire di quei papaveri rossi che, pieni di ardore li stanno facendo ingelosire? Sono pronti a parlare d’amore in questa calda stagione della loro vita.
Lo sguardo si posa ora su un esercito in assetto di guerra. Un campo di cipollotti in fiore, allineati, compatti, con l’armatura grigio verde dai riflessi d’argento che attendono lì immobili e, intanto con il loro odore acre tengono lontano ogni possibile male intenzionato.
Ma un’altra visione subito dopo mi rincuora.
I bottoncini gialli della bardana formano un gruppo di giovani coppie ribelli e alternative che hanno scelto di vivere insieme in un condominio. Alcuni in uno stelo più in basso, altri in alto, a destra o sinistra del palazzo, a formare un’unica infiorescenza che spicca luminosa nel paesaggio.
Poi, un piccolo fiore bianco attira la mia attenzione, è sottile e strano: d’un tratto si apre e spicca il volo. E’ una farfalla che sta facendo visita a tutti gli esseri fioriti di questa comunità. Si sofferma con tutti, porta il suo messaggio e riparte instancabile.
Ora la seguo con lo sguardo verso la prossima fermata e lei mi porta sulla magnifica corolla bianca di una campanula, molto più grande delle altre.
E’ una signora emersa dal buio dei rovi, crescendo su uno stelo rampicante che attorcigliandosi l’ha portata su in alto verso la luce. Ora è fuori dalla paura soffocante di non farcela e sta lì a godere del tempo che le è concesso.
Ma che forma! E’ come un piccolo grammofono che spande la musica che solo i fratelli fiori e le sorelle farfalle possono udire? O si tratta di un piccolo orecchio proteso all’ascolto delle note che intorno i grilli e le cicale stanno suonando? Oppure per celebrare la sua breve vita ha scelto un modello di gonna molto di moda quest’anno in estate? E’ sola per presunzione e superbia o finalmente ha capito che vivere sola non è sentirsi sola?
Può essere tutto questo e molto di più.
Qui ora io vedo la campanula e ricordo ancora il suono della campana della chiesa che è sempre stato un richiamo per le anime e il loro bisogno di essere comunità, di esprimere il senso di comunione fra gli uomini al di là di ogni forma, colore e fragranza.
Prima di continuare il cammino, volgo ancora uno sguardo riconoscente alla campanula che, aiutata da un lieve soffio di vento, con eleganza mi fa un inchino con cenno di saluto e approvazione.


AUTUNNO:

Ora che la terra inizia a porgere l’altra guancia al sole
i colori del suo viso stanno cambiando.
Intensi, decisi
ed io riposo qui
nei suoi caldi spazi di luce
osservando in lei
un’espressione di matura soddisfazione
di chi lascia andare un’altra stagione di raccolti
e si prepara al meritato riposo.