Le colline umbre

abbandonate al cielo
nero di stelle
le stoppie bianche affondano morbide
riflettono le luci gialle e chiare nell’ebano
i fili segnano freddi l’odore dell’umidità
l’erba svela i gusci di nocciole da riempire con gli occhi
mentre il respiro fugge
con la scia marrone dello scoiattolo al vento
un sussurro muove le foglie
appare e risuona all’improvviso come verità
le colline guardano nascoste immobili
l’infinito della terra
la nitidezza delle radici segrete
la fissità degli alberi
nell’aria tiepida brillano le luci delle torri
il tramonto invita al silenzio
la luna conduce i passi e la campana metallica
nella notte lucida

 


 

La via

ora mi chiedi dove sto andando
non ho una via da seguire
questo tempo mi assedia

frana il cammino crolla l’orizzonte
un tunnel si snoda ai miei occhi
una luce bluastra appare lontano

non chiedermi dove sto andando
come gli esseri di questo pianeta
sono pietra all’imbocco di ogni via

insieme a loro vorrei ora avanzare
su strade immaginate
in dedali di cristallo

 


 

La stanza inglese

la notte illumina il cancello grigio di ghisa
muove il silenzio l’abbaiare dei cani
la mollezza delle foglie
porta alla stanza nascosta

da un letto incoronato
la luce del baldacchino
incide tenue i cuscini dipinti
i quadri dei fiori profumati

la polvere del vetro traluce
l’immagine di te
uscita dallo specchio
nel silenzio che palpita

le labbra chiuse ti rendono immortale
respiri chi sei
nella libertà senza ragione
nella verità dell’infinito

l’armadio si chiude con lo specchio
l’ombra ingoia lo sguardo improvviso
diventi pulviscolo d’aria
nel raggio di luce penetrato nella stanza vuota