Volevo dirti

Volevo dirti

che ti amo

che sei meraviglia

che sei mille risorse

che sei forza e coraggio

che sei dolcezza e fifa

che sei uomo ma anche bimbo

che sei il mio mondo e il mio paradiso

che l’amore cambia il modo di guardare

volevo dirti che ti amo anche domani

volevo dirti che ho vissuto fino a ieri

solo per dirti che ti amo oggi

non dire niente

baciami sempre.


 

Due ombre sul molo

Due ombre si stagliano sul molo, è primavera e le onde vanno e vengono, su e giù, per ore, da sempre.

“Insomma, non è possibile, sei ancora qui che vaghi indeciso sul da farsi. Hai intenzione di scavare un solco sulla sabbia camminando su e giù?”

“Lasciami in pace, sto pensando”

“Oh no ci risiamo, pensa. E a cosa pensi, se è dato sapere?”

“A quel che devo fare della mia vita…Devo cambiare lavoro? Lasciare questa città e

trasferirmi lontano? Sposarmi? Fare un figlio?

Le decisioni mi consumano…E poi penso a Lei, a come sarà incontrarla; nessuno mai

ci pensa, ma tutti noi la incontreremo, attraverseremo…e quasi nessuno ci arriva

preparato: abbiamo questo appuntamento sicuro e certo e nessuno pensa ad

organizzarlo”

“Scusa ma di chi parli? Non ti seguo. Non è che hai fatto come l’altra volta che hai

mescolato l’antidolorifico per la cervicale ad un bel bicchiere di vino d’annata,

vero?…Ti senti bene?”

“Oh, ma che parlo a fare con te! No, non ho preso niente! E guarda che anche tu la

vedrai prima o poi, Lei”

“Ma Lei chi? Di che parli?”

“Ma della morte, no? E di chi altro?”

“O santo cielo: questo giro stai peggio del solito, lasciatelo dire”

“Ma tu non hai paura?”

“Di cosa?”

“Ma della morte, non sappiamo nulla di Lei: e se mi vede e le sto antipatico e mi fa

soffrire da morire? Così solo per il gusto di vedermi supplicarla di portarmi via? Non

ci pensi mai a come sarà, come avverrà?”

“A dire il vero preferisco pensare ad altro, al cibo per esempio, ad un bel piatto di

pasta fatta in casa con un buon sugo di carne e…”

“Che schifo: mangiatrice di cadaveri, odio la carne…!”

“Oddio sei ancora vegetariana? Che tristezza”

“Io almeno non mangio i morti”

“Oddio di nuovo con questa storia della morte, morti: dai dillo, da quanto tempo è che

non fai del buon sesso?”

“Ma ti assicuro il sesso non c’entra nulla!”

“Impossibile il sesso c’entra sempre…”

“No, ti dico di no…Sta succedendo qualcosa lo vedo, lo sento, lo percepisco, il

mondo sta cambiando, siamo al capolinea: l’umanità o cambia o muore, non possiamo

andare avanti così!”

“Intendi dire che cibo, sesso, musica, divertimento non sono importanti?”

“Ma sì che lo sono certo, che credi, che a me non piaccia vivere, amare, gioire, ridere,

scherzare, ballare, giocare e divertirmi? Lo sai che amo vivere. Amo la vita così tanto

che vado nel panico: e se sto sbagliando tutto? E se invece non sto sbagliando niente,

ma è arrivato il giorno dell’appuntamento con Lei?”

“O ridaglie, e non ho neanche i cornetti napoletani di Zia Maria…Gesù pensaci tu…”

“Ma tu ti rendi conto che ora, adesso, io e te siamo qui, e che questo preciso istante è

unico, irripetibile, che tu ed io siamo unici, che il mondo così come lo conosciamo è

un mare infinito di incontri, amori, possibilità, viaggi, avventure, culture e abbiamo

una libertà di scegliere che è infinita?!

Oddio che mal di testa!

Ma come fai a non capire?

Ho la testa piena di idee, di immagini, di parole, di persone, di progetti, di sogni,

di…tutto: ho il mondo in testa. Il mare, nella mia, testa!”

“Ah, mi pareva che facessi acqua da tutte le parti…Hai di nuovo mal di testa?”

“Ma no, cioè sì, ho anche il mal di testa, da ieri…ma non è questo il punto”

“Sicuro? No perché se la testa ti duole un motivo ci sarà: forse è ora di mettere

davvero un punto e andare a capo, di ricominciare, riandare, di rimetterti in viaggio”

“Ho bisogno di capire, di capire qual è la mia strada, la mia vocazione, di capirmi, di

guardarmi e di riconoscermi per quel che sono: io, chi sono?”

“Non credo che lo capirai standotene lontano da me, comunque…Vivere la tua vita

così come viene? Ci hai mai pensato?”

“E la scelta? La vita è fatta di decisioni, di strade da percorrere, di…”

“Ti faccio notare che sono mesi che vieni qui e fai su e giù per la spiaggia: di quali

strade parli esattamente? A parte i percorsi soliti della tua testa non mi sembra tu ti sia

allontanato più di tanto da…questa spiaggia”

“Ma tu non capisci, non vedi quanto è vasto il mare? E’infinito, non si vede

l’orizzonte tanto è immenso, splendente! I raggi del sole riecheggiano, i gabbiani in

volo, il cielo è striato di azzurro e si rispecchia di un blu che più intenso autentico e

vero io non so dire: lo vedi? Il mare è come il mondo: infinito oceano di scelte e

abboccano tutte al mio amo, tanto sono fortunata e…ed io non so scegliere tra tanti

doni! Sto diventando matto!“

“Sì questo lo vedo, e da un bel po’ direi: piuttosto che impazzire dovresti scegliere,

una cosa vale l’altra, il tuo mare è ricco: sei fortunato, scegli e non pensarci più.”

“E se prendo un granchio?”

“Ributti giù la canna da pesca e trovi altro”

“Tu dici?”

“Dico”

“Tutto qui”

“Dico”

“E se non avrò più la forza di pescare?”

“Dimentichi che tu sei solo un corpo, l’anima sono io: io sono la tua essenza ed io

sono eterna, continuerò a vivere per sempre; la morte viene, certo, a volte bene a volte

male, ma poi viene anche la vita, e poi ritorna infinitamente come il mare che vedi tu;

è un ciclo di onde continuo; solo, ti prego, ora smettila di allontanarti da me, vieni qui

e abbracciami, forte, con tutto te stesso, perché il mio posto è insieme a te”

Un’ombra sola si allontana sul molo, risale gli scalini e va, ritorna a casa.


 

Penna e fantasia

Fantasia! Che bambina, birichina: ha tante ciocche di capelli, biondi e corti, quanti sono i suoi

pensieri, lesti e buffi. La sua mamma ha braccia lunghe ed i capelli neri e scuri, la sua testa è così in

alto che arriva là, fin dove, non si sa; i suoi occhi son fessure ed il suo sguardo va, fino in fondo, al

centro del mondo. Si chiama Annalisalba e di cognome fa Alibabà: è seria seria perché il futuro di

Fantasia le sta a cuore e sa che la bambina non vuole imparare, né a cucire, nè a tagliuzzare. A stare

lì, seduta, fa fatica; di orli non ne vuol sentir parlare e fa i capricci e per ore e ore, sta, lì, a guardare

quelle stoffe e quelle strisce stringhe lunghe. E più le guarda più le sembra di sognare ed in altri

mondi poter andare.

Il tempo passa e Fantasia cresce, i vestitini da fare non finiscono mai e più cuce più vede che non

finisce e più cuce più il presente sfiorisce. Del resto bisogna imparare a lavorare: la vita è una cosa

seria, non è più tempo di scherzare, il futuro è tremendo in questo mondo trovatello.

Futuro è un uomo grigio, la sua voce, senza luce, è roca e fonda: spaventa tutti e Fantasia sta muta e

ferma sul suo sgabello bello; ma che fatica star seduta! Che Fantasia è cresciuta e le gambe si sono

allungate e fuor di misura son diventate!

“E’ no, non va bene” dice il signor Fufà, il suo papà. Dove se ne va con quelle gambe, Dio solo lo

sa! “A perdere tempo , a perder tempo, ecco che fa!“ dice sempre il signor Fufà.

“Uffa” ripete Fantasia e sbuffa: “Uffa sono stufa, mi sembra di fare la muffa!”

E cresce, e tra la muffa e la scuffia, un bel giorno trova Penna. Che fortuna, che amica, che sorella,

quella Penna! Ragazza strana Penna, fa Libera di cognome, ha la vita sottile di una vespa e di rosso

e di nero si veste spesso. E non si può capire la gioia, l’eccitazione del loro primo incontro: una

magica magia. Penna corre sul foglio, lesta, e Fantasia, oh Fantasia, non si può dire quanto sia

felice, dal ridere, dal piangere perché finalmente si può divertire, e fuggire, e sbizzarrire a creare

mondi altri e un bellissimo futuro di fantastici colori, pieno di nuvole, leggere e stupide, tanto

inutili, quanto di gioia gonfie e belle!

Un giorno però il signor Futuro Oscuro bussa alla porta di casa Alibabà. E’ venuto a reclamare il

suo abito sontuoso con la firma ed il marchio Ali-Babà. Ma ahimè Fantasia non ha lavorato, né il

suo vestito preparato; ed ora? Che sarà?

Il signor Fufà si infuria fufascamente: “Ora basta! Alla bottega devi andare, lì sì che ti faranno

lavorare! Non puoi solo nuvole disegnare e con Penna giocare! Di sogni non si mangia, di aria non

ci si veste!”

“Sì papà, hai ragione papà, la Penna la metto qua”

E Penna, triste e mogia, viene messa a testa in giù in un giorno di pioggia, lassù, nella soffitta; ma

non si dà per sconfitta ed anche se offesa inizia a pizzicare Fantasia con costanza e perseveranza!

Che periodo travagliato. Penna, quella amica, si trasforma nella peggior nemica.

Fantasia cuce e taglia mentre Penna la punzecchia e rotola sul letto e tutto il nero inchiostro le butta

addosso e tutti i giorni le gira attorno!

Una notte Penna ne fa una ancor più grossa, fino a farsi quasi male ed il pennino via volare:

picchietta e poi picchia con la punta sul comò tanto forte che Fantasia per poco non casca giù dal

letto.

“Toc, toc , tic, tac, trac, truc, trac!”

“Smettila Penna, lo sai che non posso, non ho scelta!”

“Non è vero che non puoi, non vuoi, è diverso!”

“Ma che dici e il signor Futuro, dove lo metti? Nel cassetto? Cara mia nel cassetto non ci sta, falla

finita! E’ persa da anni la partita!”

“Ma che dici? Non è vero. Un amico onesto e sveglio, me l’ha detto: è tutto un tranello!”

“Un tranello?”

“Sì sì proprio così, un tranello bello e buono, stretto, come il nodo infiocchettato di un papillon

rubato”

“Che vuoi dire? Spiega meglio.”

“Ah, quel signor Futuro è un bugiardo, un vile vigliacco!”

“Ma che dici?”

“Dico dico che quasi la punta mi fracasso sulle dita! Questo ti dico: lui non è chi dice di essere. Il

suo nome non è Futuro Mondo. Il suo vero nome è Vile Paura: è un ladro di sogni, gioia e riso, ha

nascosto l’autentico Futuro e nessuno sa dove mai sia finito.”

“O mio Dio! E per chi cucio allora?”

“Direi, occhio punto e croce, che cuci per Paura, alla fortuna del signor Vile; così ti direi”

“Oh no, no, no, qui bisogna rimediare, qui bisogna far qualcosa, qui è il caso di allertare cittadini e

cittadine, ragazzacci e ragazzine, subitamente, ora!”

“Ma son le tre di notte!”

“A me lo dici? Ti ricordo che sei tu Penna che a quest’ora hai fatto il finimondo! Alle tre, alle

quattro, di notte, di giorno, che t’importa, noi dobbiamo cambiare il mondo e trovare il vero Futuro

Mondo!”

E così tante cose le due amiche fanno che non mi basta il foglio, né di Fantasia la Penna, per dire

quel che accade. Ma alla fine del racconto voglio arrivare: dopo una lunga ricerca e non poca

battaglia, Fantasia e Penna trovano il vero Futuro e rivelano a tutti che Futuro è Vile e il vero Futuro

un altro futuro. E’ un po’ complicato, ma tutto alla fine viene svelato.

Il signor Futuro è tornato al suo posto, sano e salvo e nelle case passa, ma solo per lasciare le risate

e l’allegria.

“Senti Penna, una cosa non mi hai detto: chi è l’amico che il trucchetto ti ha rivelato?”

“Fantasia a dire il vero non è un amico, ma un’ amica a te cara”

“E chi è?”

“La conosci già”

E Speranza sorridente le abbraccia, Fantasia e la sua Penna, e più non le lascia: che trio, che brio,

birbante.

Non si può proprio dire!


L’esaltazione della Luce

Oh oh, ah ah ah…

Picchia le mani, al ritmo dei suoni

Più forte, veloce! Adesso è ORA.

Batti i piedi, batti le mani,

spingi, batti e spingi,

prendi dalla Terra

e lancia al Cielo,

così tetro,

la tua risata dannatamente osannata

Spaccalo il muro vigliacco silenzio

ridi se sei viva. Ridi!

Esplodi l’energia

oltre tempi, spazi

come un missile di fiori

sparato sul mondo

così oppresso,

un petardo di emozioni

che lanciano concrete azioni

di pace, di amore, di gioia:

SOLIDARIETA’, FRATERNITA’, UNITA’

Che nessuna morte, nessuna guerra,

nessuna ferita, nessuna malattia,

POSSA, fermare, MAI, quest’onda

che grida: UNIVERSALE!

SSSSAAAALLLLEEEEEE’.


 

La forza infranta dell’Acqua

Un mare potente mi ha ospitato

prima ch’io arrivassi in questo

assurdo Paese abitato.

Nuotavo nel suo ventre

ed ero libera violenza.

L’Oceano mi ha punito

e messa al mondo

con un moto furioso

solo per il suo “io voglio”.

Con una spinta più forte che poteva

ha scelto per me una spiaggia nera

per la sua sete di vendetta:

una sua battaglia persa.

Dall’acqua ho imparato

a guardare, la bellezza,

di dolci trasparenze,

salate gocce di senso,

riflessi dei punti di vista,

diversi.

Un fiume compassionevole

mi ha notata e accolta, quasi morta,

mi ha sussurrato: “per dono”.

Mi ha posato a Terra:

delicata e seducente delizia.

Vivi, sii Letizia,

ti chiamerò: “Patrizia”.


I miracoli felini

La mia gatta è monstrum.

Mi sveglia prima dell’alba

e mi avvisa d’ogni cosa:

è una mediatica pubblicitaria.

La mia gatta è la più brava.

Graffia e poi mi gratta

tutta la faccia, lentamente

scrosta giù, tutte le maschere.

Furbizia dolce di fusa

attrice sul palco

del mio divano:

è una Star.

Ed io applaudo.

L’adoro, di notte e di giorno.

Veglia sui miei sogni

e vede oltre il Buio

delle mie notti

di cui lei ha,

infinita, la compassione.

Per gentile concessione

mi regala, quando vuole,

persino il suo amore.

E’ nettamente superiore.


Oltre la vergogna

Donna spezzata

la tua unicità

i tuoi occhi vivi:

ora, cecità.

Maschera tesa.

Ti sei arresa.

Dove la tua forza creatrice

di vita generatrice?

Tu non senti lupa gli alisei

soffiare sul tuo pelo strappato.

Hai ucciso la tua fierezza

hai nascosto il tuo flusso

in una notte senza la brezza

vergogna la gogna al tuo sesso.

Hai pagato sì caro il prezzo

hai venduto il corpo a pezzo:

tu Donna, strappati i veli di dosso

di te restasse solo un osso

urla al mondo intero: “Io posso!”


Oltre la ragione

Che questo foglio

madre, accolga

come spugna

questa mia linea d’ombra:

scure di luce bianca,

nera spada superstite,

stirpe d’ essenza, che sente la linfa

scorrere calma nelle vene foglie.

Vite fatte di ruoli, chiodi e viti.

Vite che non capite.

Vite che cigolano l’anima

e vi murano l’aria:

e lei ulula, ma voi non la sentite.

E lei grida, ma voi la ignorate.

Cos’è vivere: impazzire d’amore.

Cos’è vivere: perdere la ragione

ritrovare il proprio sé

oltre il confine: tornare.

Il mondo è innervato

di spirito sconfinato.

Voi, sapete chi siete?


Oltre l’amore

Essere due poli di puzzle

due pezzi di patchwork

sospesi tra antichi khanta

echi di mantra e mani:

mani che sfiorano

mani che avvolgono

mani che scaldano

io e te al confine tra il noi:

amore senza vestibilità

nuda instabilità assente

ora siamo, ora non più

tu al Nord io al Sud,

tu là, io qua…

Tra noi una sottile fessura

non combacia la figura

resta solo la feritoia ferita…

Io e te: amore imperfetto.